- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Atletica dolci dispetti (e qualche sospetto)

PDFPrintE-mail

Lunedì 25 Luglio 2022

 

4x400-oregon 


“Voci della notte, ma noi stando con Gaber e sapendo che la Libertà è partecipazione ci sentiamo autorizzati a cercare buoni e cattivi nelle settimane dove l’atletica ci ha detto: alzatevi, camminate, ma, soprattutto, pensate.”

Oscar Eleni

Davanti alla gabbia dello zoo messicano dove una scimmia sapiente ha preso per i capelli la bambina dispettosa che la prendeva in giro. Dovrebbe fare così anche l’atletica accarezzata e maltrattata, quasi costretta a chiedersi se davvero l’oro mondiale di Stano vale come il primo torneo vinto dal giovane talento tennistico Musetti. Brutta strega che vorresti farci credere di essere sport universale mentre la gente impazzisce se il bomber appena preso sbaglia a porta vuota. Le analisi sul mondiale in Oregon le faranno quelli che sanno davvero, perché amano davvero.

Noi stiamo sul bordo della strada e ai curiosi chiediamo se esiste altro sport che può dare gloria a campioni di almeno 40 paesi del mondo, 22 con medaglia d’oro, se nell’Italia in erezione per i Giochi del Mediterraneo si accorgeranno della dignità del passaggio di Azzurra, passata dalla carrozza d’oro di Tokyo alla zucca di Eugene, è 12ª nella classifica a punti, quarta in Europa pur avendo dovuto fingere di aver capito tutto sulle maledizioni, la sfortuna, gli errori mascherati da capolavori tattici, i trucchi nel linguaggio per mascherare colpe vere e denunciate molto prima.

Non succederà. Figurarsi se ci si può distrarre adesso che guardando sinistra, destra e centro, mediani e terzini, ci consoliamo un po’ con Gaber sul concetto Libertà e sull’inganno politico, ascoltando musica sacra che arriva anche nel ricordo di un grande come De Scalzi. Almeno lui è stato ricordato bene. Ci è sfuggito invece quello che il basket doveva dire su Giancarlo Sarti, ma forse erano tutti distratti dalle convocazioni della Nazional Poz e non avevano tempo di commentare il 9° posto della Under 20 con pochissima gioventù di serie A cercando una via d’uscita spiegando che dove c’è grande professionismo non ci può essere tanta cura del vivaio anche se a Podgorica il campo ha detto cose diverse: 1. Spagna, 2. Lettonia, 3. Montenegro, 4. Israele, 5. Francia, 6. Turchia, 7. Croazia, 8. Belgio e dietro agli azzurrini di Magro che, tornando, sarà felice di ritrovare il veterano Moss nella sua Brescia, cercando di spiegare che dietro ai nostri virgulti sono arrivate Slovenia e Germania, Grecia e Polonia.

Tornando al mondiale di atletica una confessione: ci pesavano le sveglie notturne, ma domenica notte, quando Coe ha lanciato i coriandoli sugli Stati Unit che si erano presi una bella rivincita coi malvagi che a Tokyo sghignazzavano per la perdita dei loro regni, ci è venuto il magone. Come, già finito? Ma andiamo avanti un’altra settimana fino ad agganciarci al ferragosto europeo in Baviera. Toglieteci tutto, ma non il brivido di questi viaggi nel cuore, nell’anima, nei muscoli di chi fa uno sport crudele dove il giudice misura, prende il tempo, non ascolta le lamentele di genitori infelici, soprattutto se insistono a confondere il ruolo – invadendo l’area tecnica –, dell’allenatore, dell’arbitro, persino della Federazione se retta con mente aperta e spirito di collaborazione aiutando i grandi e i piccoli del sistema.

Colpa nostra, direte voi, che non osiamo più uscire nel torrido, per paura di non capire chi lascia morire la propria figlia per stare con il compagno e godersi la “libertà”. Mostri che uccidono mandando motoscafi senza guidatore su gente inerme. Scoperta di scimmie dispettose che l’avevano detto, che genericamente avvisano i naviganti senza patente di umanità che su certe cose si sta arrivando troppo tardi e non ha senso chiedere se la Cristofoletti ha davvero voglia di tornare nella navicella e, poi, purtroppo per lei, qui nella porcilaia delle notti senza tenerezza, coltelli al vento, bande sdoganate e, al massimo, punite con i daspo che non hanno mai fatto perdere una partita allo stadio, a quelli trovati con la bottega aperta fra biglietti, bandiere, coreografie e, magari, anche neve artificiale.

Tormentando chi dovrà liberare i cavi televisivi e il computer per il nuovo matrimonio della Lega basket orgogliosa del suo dollaro in più, felici che la tradizione ci riapra il cielo al momento chiuso al ciclismo italiano che non vince una tappa al Tour da troppo tempo per far finta di niente e accontentarsi di sapere che i fenomeni di oggi hanno imparato l’arte nelle società italiane che si svenano per portare giovani alla bicicletta. Viva Cerioni e la scherma ritrovata, un meno viva all’amico De Giorgi che nelle finali di pallavolo a Bologna ha visto un’Italia azzurro sbiadito, pochi giorni dopo aver celebrato il milione portato in cassa dalla femminile di Mazzanti esaltata da Egonu e deliziata dal senso del gioco della Bosetti, tenuta al riparo dagli strali con il radar del libero Monica De Gennaro che sembra un gigante anche se vede il mondo fra palle raccolte prima che alzino polvere un centimetro da terra, anche se dalla sua torre di 1 e 75 si sente guardia scelta anche per chi non lo meriterebbe.

Voci nella notte, battibecco con una scimmia, ora voi chiederete come dare credito alle pagelle di un cucinato al forno nei giorni dell’inferno? Vi capiremmo, ma noi stando con Gaber e sapendo che la Libertà è partecipazione ci sentiamo autorizzati a cercare buoni e cattivi nelle settimane dove l’atletica ci ha detto: alzatevi, camminate, ma, soprattutto, pensate.

• 10 A STANO il marciatore che ha ridato oro mondiale dopo i salti parigini del Gibilisco 2003 seguendo la musica del mago Petrov che, tanto per gradire, ha portato sul podio Obiena, il primo filippino fra gli acrobati. I suoi occhi, le sue parole. Un vero canto libero e rivoluzionario.

• 9 All’ATLETICA malvagia che appena si è sentita dire che non arrivavano record, normale nella battaglia vera al di fuori del lepraggio e delle grancasse “merdiatiche”, ha mandato in scena giornate finali con fuochi d’artificio che hanno visto persino nelle amichevoli del folber.

• 8 A DUPLANTIS non tanto per il suo record a 6 e 21 che ci aspettavamo, ma per quel salto mortale davanti alle tribune, sulla pista, magia di un talento che a 22 anni pensa giustamente che il cielo sia il suo limite oltre Bubka.

• 7 A SKY e RAI per un bellissimo duello che ha onorato il giornalismo, lo sport, il telespettatore. ROGGERO e BRAGAGNA, BALDINI e TILLI. TUTTI. Grazie davvero.

• 6 Al BASKET se riconoscerà di aver allevato gente capace di vedere il mondo in maniera diversa: nella squadra SKY a Eugene la producer era la cestista ANTONIONE, tempi d’oro di Bruno Arrigoni nella Torino dove Boniperti e gli Agnelli non pensavano soltanto al calcio. L’intervistatore poliglotta il MAMOLI che sa costruire storie bellissime.

• 5 Alle MEDAGLIE di LEGNO italiane se dovessero andare a letto senza cena e senza il conforto di un applauso di chi ha gioito per TAMBERI, urlato per la FANTINI, fatto pensieri bellissimi per la coppia multietnica del triplo.

• 4 Al NUOTO che ci ha dato gioie immense e ce ne darà ancora tantissime perché la cerimonia dell’assegno ai primatisti del mondo è stata meno sobria di quella dell’atletica dove pure a chi andava oltre il limite arrivavano oltre al premio per l’oro anche centomila dollari.

• 3 Al MEDAGLIERE del MONDIALE atletico di EUGENE dove molti devono riprendere in mano l’atlante per sapere dove sono nati i campioni dei 40 paesi saliti sul podio.

• 2 A chi considera dispettosi come scimmie gli DEI dello SPORT che ad Eugene hanno ingannato molti favoriti, ma INGEBRIGTSEN dopo il riso amaro sui 1500 ha risposto alla grande nei 5000, raggiungendo il massimo del sadismo nei 100 ostacoli e alla fine della prima giornata del decathlon, oltre che nelle staffette.

• 1 Al CANADA che ha infierito sulle tristezze italiane della staffetta d’oro nella 4x100 presentando da vincente il DE GRASSE olimpionico dei 200. Risparmiato nell’individuale per beffare gli statunitensi che volevano divertirsi ed invece hanno dovuto mangiarsi il testimone maneggiato male.

• 0 Alla REGIA sportiva in generale, a Eugene hanno davvero esagerato, che invece di restare sulla messa cantata, le gare, i risultati, vagava su facce e paesaggi inutili. Stessa cosa in tante altre manifestazioni. Chiedete competenza e passione, oltre all’abilità, a chi mandate in regia.

 

Cerca