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Piste&Pedane / Oregon 22 (10): Il nostro campo resta l'Europa

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Domenica 24 Luglio 2022


 dallavalle 


L’ultima speranza è affidata (nel nostro primo pomeriggio) alle gambe di Massimo Stano, cavaliere superstite dell’irripetibile stagione olimpica. Si fanno valere i triplisti e le ragazze delle staffette, ma c’è molto da capire (e da spiegare).


Daniele Perboni

Maxi schermo in piazza a Palo, Puglia, per festeggiare, comunque vada, l’ultima speranza di ritrovare quell’età dell’oro perso nelle foreste e sulle spiagge dell’Oregon e oggi affidato alle gambe e alla tecnica di Massimo Stano. Sabato notte, o domenica mattina, si consuma l’ultimo “dramma” di una piccola Italia che ha perso per strada i suoi riferimenti, campioni, portatori magici di medaglie. Qualcuno aveva chiesto di tenere gli occhi puntati sulla cavalletta piacentina Andrea Della Valle. «Potrebbe combinare qualcosa di buono». Lo ha fatto.

Si è regalato, ci ha regalato un sogno a metà. Il suo quarto posto (17.25/-0,2) non è bastato per mettersi al collo il bronzo, andato al cinese Zhu (17.31). Alla disperata ricerca di consolazioni possiamo pure ripeterci che non sarebbe bastato ripetere il 17.28 dei Campionati di Rieti per portare a casa qualcosa di meglio. Serviva il personale (17.35). Altra consolazione: è giovane, classe 1999, il tempo per rifarsi non gli manca.

Alle sue spalle, un’altra speranza italica: Emanuel Ihemeje, quinto con il 17.17w/+2,6 che gli ha permesso, all’ultimo balzo, di guadagnare una posizione. I due ragazzi hanno talento, ma devono ancora mettere a punto una tecnica che permetta loro di “scivolare” meglio sulla pedana e affrontare le varie sezioni di balzi, l’hop, step, jump, con fluidità e armonia, senza quelle dispersioni che ne limitano, alla fine, il risultato.

«Mi mangio le mani. Per sei centimetri… – racconta un poco rammaricato Andrea – Ma cerco di essere ottimista. Quarto al mondo, chi se lo sarebbe aspettato?». Emanuel, che su questa pedana si allena: «Peccato. Il podio era alla nostra portata. Pensiamo agli Europei».

La gara era già stata “uccisa” dal portoghese Pedro Pablo Pichardo. 29 anni nato a Cuba e portoghese dal 1° Agosto 2019, 18.08 di personale (L’Avana, 25 Maggio 2015), ancora record nazionale dell’Isla Granda. Pronti via ed ecco stampato sulla sabbia, e sul tabellone, un inarrivabile 17.95/+0,3. Per confermare la supremazia mondiale non ha lesinato altre performance di tutto rispetto. La serie: 17.95, 17.92, 17.57, rin., nullo, 17.51. Può bastare? Non è bastato a Fabrice Zango, che in passato ha incrociato la vita un poco randagia di Ihemeje alla corte del francese Tamgo, il 17.55/+0,3 per scalzare il rivale dal trono. 

La finale della 4x100 non regala un piazzamento migliore dell’ottavo posto (42”92). Meno incisive nelle rispettive frazioni e ancora con piccole sbavature nei cambi, le ragazze (Zaynab Dosso/11”57, Dalia Kaddari/10”36, Anna Bongiorni/10”63 e Vittoria Fontana/10”36) non riescono a replicare, o migliorare, il 42”71 (record italiano) della batteria e terminano con un crono appesantito di un paio di decimi abbondanti (42”92). Ma comunque tra le prime otto.

Giamaica, strafavorita, battuta (41”18) dalle statunitensi alla miglior prestazione mondiale stagionale (41”14), terza una rediviva Germania (42”03), che entra così (finalmente) nel medagliere, quarta la Nigeria con il record continentale (42”22) e quinta la sorprendente Spagna al record nazionale (42”58).

Gioia azzurra per la finale della staffetta 4x400, raggiunta da Anna Polinari, Ayomide Folorunso, Virginia Troiani e Alice Mangione con 3’28”72 (finale nella notte tra domenica e lunedì alle 4.50).

Altri “pezzi” invece persi per strada. Fuori Larissa Iapichino nel lungo (6.60/-0,4), all’ennesima “esperienza” che dovrebbe portarla, prima o poi, alla definitiva maturazione; eliminate anche Elisa Di Lazzaro negli ostacoli (13”16/-0,4) e la staffetta del miglio maschile (Lorenzo Benati, Vladimir Aceti, Brayan Lopez, Edoardo Scotti), mai in gara e fuori per tre decimi con 3’03”43. Ma è dall’inizio di stagione che gli omini del miglio “battono in testa” e non hanno raggiunto i livelli dello scorso anno, già insufficienti per poter combattere ad armi pari con il resto del mondo e, soprattutto, del continente.

Continente che in tante, troppe, dichiarazioni è stato visto come l’ultima barriera, l’ultima Famagosta, Fort Alamo, Stalingrado, da difendere per non perdere una stagione piuttosto delicata e sin troppo favoleggiata. Come sempre il più lucido di tutti, e non si tratta del classico arrembaggio al carro del vincitore, si è dimostrato Antonio La Torre che, da tempi non sospetti, si affanna a sostenere che: «Stiamo attenti. La stagione olimpica non si può ripetere. Il nostro “focus” deve essere puntato sull’Europa. È quello il nostro campo».

Foto: cortesia FIDAL.

 

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