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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane / Oregon 22 (9): I record che non t'aspetti

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Sabato 23 Luglio 2022

 
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Mentre la 22.enne Sydney McLaughlin fa storia ad Eugene fermandosi (per ora) ad un 50”68 stellare, di certo la più spettacolare pagine di questi Mondiali n. 18, gli azzurri se la vedono con le staffette che mandano a monte le previsioni.

Gianfranco Colasante

Nella giornata delle meraviglie sul “giro”, con o senza ostacoli – sul piano Shaunae Miller-Uibo davanti all’ambigua Marileidy Paulino (49”11 a 49”80) e l’atteso Michael Norman sul veterano Kirani James (44”29 a 44”48) –, nel nostro piccolo c’eravamo con qualche moderata ambizione solo nelle staffette. Dove – opportuno rammentarlo – deteniamo il titolo olimpico, con ancora nella memoria quella straordinaria rimonta di Tortu sugli inglesi, poi cancellati alla prova del doping.

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Fase eliminatoria senza precedenti validi, noi ammessi per merito, visto che ormai le staffette sono in via di estinzione e si rispolverano e si improvvisano solo nelle grandi rassegne, una volta l’anno. Alla fine le cose sono andate come temevamo, ma all’incontrario, come non di rado capita anche ai più avveduti.

A casa, con dispetto, il quartetto maschile – ma qui, va detto, nessuno ha infierito – privi di Jacobs, vero, ma che potevano contare solo sulla buona volontà di Pippo Tortu, per di più un po’ spaesato in seconda. Così come è apparso il giovane Ali che dalle retrovie ha solo potuto assistere in diretta al duello tra i resuscitati francesi (38”09) e i soliti e solidi canadesi (38”10). Nella prima batteria, gli USA – per senza Kerley a riposo precauzionale – avevano messo le cose in chiaro portando il limite stagionale a 37”87. Sarà difficile batterli. Anzi impossibile, a meno che …

Va invece in finale – col settimo tempo utile, un 42”71 che sposta in avanti il primato nazionale di 13/100 – il quartetto delle ragazze, che a Tokyo la finale l’aveva guardata in lacrime dalla tribuna, sia pure col miglior “crono” delle escluse (un altro primato nazionale). Due soli i precedenti, entrambi segnati con un settimo posto: a Tokyo ’91 e a Doha ’19 (in squadre c’era la solo Bongiorni). La missione è fare meglio, anche se evitare l’ultimo posto, sarebbe già un successo, considerato che l’obiettivo (raggiunto) era di esserci. Non era così scontato.

Sugli 800 – semifinale conquistata col regolamento alla mano – ha fatto il suo Elena Bellò. Chiederle la finale sarebbe stato troppo, chiude in sesta posizione 34/100 sopra i due minuti – come sesta era stata alla campana (57”82) – in una corsa dominata dal fenomenale ed elegante fenicottero Mu che si è esibita col freno a mano tirato. In finale sarà tutt’altra storia.

MARCIA – Per l’esordio assoluto della 35 donne, vi rimando a quanto ha scritto ieri sera Cimbrico. A me premeva dire che proprio il risultato della gara femminile – classifica in fotocopia con la 20 – ha dimostrato l’insensatezza della scelta del WA che, aderendo alle richieste del CIO, ha cancellato la vecchia 50 riducendola di circa in terzo. Tecnicamente cambia molto e – come pare di capire – le due distanze superstiti finiscono per assomigliarsi troppo.

E allora, visto che avverso alla marcia si schierano anche le televisioni (troppo lunga, troppo ripetitiva, ecc.) una domanda per la commissione marcia della WA: perché non tagliare la testa al toro e accorpare le due distanze riesumando la vecchia 30, sia per uomini che per donne? Ricordate i fasti della gara internazionale che si teneva a Sesto San Giovanni in occasione della Festa dei Lavoratori? Un bel precedente.


Foto FIDAL e WA.

 

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