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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / La stordente vertigine dei 200

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Venerdì 22 Luglio 2022


lyles-22

 

Una nottata che doveva esser vissuta in diretta, evitando sintesi, registrazioni, highlights. Tre ore di attesa per vivere una vertigo degna di Alfred Hitchcock. E che non ha tradito, con belle storie di uomini e di donne. 

Giorgio Cimbrico


Shericka Jackson, 21”45, seconda di sempre, a 11 centesimi da uno dei fanta-record datati 1988 di quella buonanima di Florence Griffith; pochi minuti dopo, Noah Lyles 19”31, terzo di tutti tempi, a 12 centesimi, un metro, da Usain Bolt della migliore annata del Lampo, quella berlinese del 2009. Shericka dall’ampio passo e Noah dalle frequenze altissime firmano record nazionali di infinito significato: battuto il 21”53 di Elaine Thompon, il tempo vincente ai Giochi di Tokyo, e migliorato di un centesimo il 19”32 di Michael Johnson, la prestazione simbolo dell’Olimpiade di Atlanta, un mese dopo che l’Espresso di Waco in 19”66 aveva strappato il record mondiale, dopo quasi 17 anni, a Pietro Mennea. 


Proprio Michael Johnson lascia il microfono per scendere in pista e rendere omaggio a Noah, 25 anni pochi giorni fa, e su di lui piovono gli affettuosi complimenti dalla tribuna dove siedono Tommie Smith e John Carlos: ai Trials dell’anno scorso Lyles salutò con un pugno guantato. “E’ un combattente”, dice Carlos. “E’ necessario battersi per quello in cui crediamo, fare in modo che i giovani abbiamo un obiettivo”, aggiunge Smith. “Io ce l’ho e sono sempre affamato”, fa eco Lyles che si migliora di quasi due decimi: aveva 19”50, centrato tre anni fa sulla veloce pista di Losanna. 

Gli uomini del podio di Città del Messico hanno trovato un erede, un giovanotto che ama dare spettacolo, cantare (inciso un disco con l’astista Sandi Morris) che promette che dirà presto la sua verità su Black Lives Matter, che non nasconde un passato di miseria e di privazioni a Gainesville, Florida, quando mamma, abbandonata dal marito, riusciva appena a sfamare Noah e il fratello Josephus, anche lui piuttosto veloce, un record personale sotto i 20”, e in squadra come staffettista. Dopo l’esultanza urlata e lo strappo del body, il primo abbraccio è per loro ed è il momento della commozione. (foto FIDAL).

Lyles, capelli pel di carota, temeva la curva di Erriyon Knighton il divin ragazzino: l’ha anticipato sbucando sul rettilineo in testa, esprimendo una velocità superiore ai 40 km e mezzo. “Non mi sembrava di andare così veloce”. Poi guarda il tabellone, vede 19”32 che un attimo dopo viene corretto in 19”31. Solo Bolt ha vinto campionati major (le Olimpiadi di Pechino e i Mondiali di Berlino) in tempi migliori. Il 19”26 di Yohan Blake è venuto in un meeting, a Bruxelles e mai più lontanamente ripetuto. 

Tripletta USA, la terza dopo 100 e peso, in una finale di grande spessore: Kenny Bednarek piega il diciottenne Knighton 19”77 a 19”80 e il liberiano, di formazione americana, Joe Fahnbulleh ha a sua volta la meglio sul dominicano Ogando, 19”84 a 19”90. Per età sono tutti avversari che Filippo Tortu ritroverà ai Mondiali dell’anno prossimo a Budapest e ai Giochi di Parigi quando la sua parabola di duecentista si sarà spinta più in alto. 

Se Lykes vince con 46 centesimi di margine, Shericka Jackson disegna una luce di 36 tra sé e la piccola Shelly Ann Fraser-Pryce che traccia una magnifica curva ma subito dopo viene a trovarsi nel territorio di Shericka che a 28 anni ha completato la trasformazione da quattrocentista (49”47 , tre volte sul podio olimpico sia nell’individuale che in staffetta nel 2016 e l’anno scorso) in sprinter, non rassegnata a recitar da scudiera di Fraser e di Elaine Thompson, la formidabile collezionista di ori olimpici che ai Mondiali non riesce mai a spuntarla. 

Shericka, seconda nei 100 in 10”73 e ora capace di questo acuto storico per la doppietta giamaicana: Shelly Ann, detta “Razzo Tascabile”, è seconda in 21”81 e la londinese – con avi giamaicani – Dina Asher Smith cede la corona con onore, terza in 22”02, contenendo il solito violento serrate dell’androgina nigerina Aminatou Seyni. 

Ora la scena si sposta sulla 4x100: per la Giamaica un altro momento di gloria, per gli USA l’ultima chance di rimediare una medaglia nello sprint delle ragazze. 

 

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