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Piste&Pedane / Oregon 22 (5): il capolavoro di Gimbo

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Martedì 19 Luglio 2022


tamberi-eugene 


“Tornare con la medaglia di legno brucia, ma poteva andare molto peggio. Viste le condizioni in cui mi sono presentato qui, è un Mondiale positivo per me. Riuscire nei momenti di difficoltà è la mia caratteristica migliore.”

Daniele Perboni

Una sveglia che suona in lontananza, fastidiosa e insistente. Qualcuno ti afferra per le spalle e spinge, spinge. Rotoli giù dal letto sacramentando contro tutti i tuoi antenati. Poi realizzi che stai sognando, ma devi, devi alzarti mettere i piedi a terra, accendere TV, iPad e scoprire che, ancora una volta, il sistema informatico e tutti gli accidenti elettronici fanno le bizze. Ti rassegni perché dall’altra parte del mondo stanno già accoccolandosi sui blocchi gli specialisti del mezzo giro.

Con te dovrò combattere
non ti si può pigliare come sei […]
[…] sei grande, grande, grande
come te sei grande solamente tu.

CUORE – Bastano le parole della canzone di Mina per descrivere il talento, l’estro, il campione Gianmarco Tamberi? Forse no, ma al momento non ne abbiamo altre. Davanti al “capolavoro” del marchigiano non ci si può che inchinare. Presentarsi in Oregon con una carrettata di dubbi sulla sua efficienza e sulla capacità di elevarsi a misure tali da garantire un posto in finale e, due giorni più tardi, di battersi per una medaglia, non si può far altro che ascoltarlo nel dopo gara. Una prova che gli ha consentito di gareggiare ad armi quasi pari con altrettanti campioni che, sulla carta, erano nettamente al di sopra delle sue possibilità. Alla fine solo il maggior numero di salti ha decretato la classifica.

«Ci ho messo il cuore, come avevo promesso. Tornare con la medaglia di legno brucia, ma poteva andare molto peggio. Viste le condizioni in cui mi sono presentato qui, è un Mondiale positivo per me. Mi sono trovato con le spalle al muro in due occasioni: a 2.30 e a 2.33, ma riuscire nei momenti di difficoltà è la mia caratteristica migliore. Mi spiace perché perdere una medaglia così brucia, ma se proprio dovevo farlo, allora sono contento che ci sia riuscito Protsenko, loro hanno bisogno più di noi di una speranza. Ho lottato, sapevo di poter saltare alto ma con questi dolori, … Indossare la maglia azzurra mi trasforma e questa mattina appena sveglio mi sentivo di poter spaccare tutto. Ora Monaco, anche se, ad essere sincero, la testa l'avevo solo sul Mondiale».  

Finisce con Mutaz Essa Barshim a 2.37 (miglior misura stagionale e terzo titolo iridato consecutivo, con una sequenza priva di errori fino a 2.37), davanti a Sanchyeok Woo a 2,35 (record nazionale eguagliato), Andry Protsenko (2.33), Gimbo Tamberi 2.33 (primato stagionale), Shelby McEwen 2.30.

INGUARDABILI – Togliamoci subito il dente. Fausto Desalu: inguardabile, ingiustificabile: 20”63/+0,5. Per chi ad inizio stagione dichiarava di voler essere il primo degli italiani a scendere sotto i 20 secondi non è proprio un risultato su cui ballare. Qualcosa non ha funzionato nell’arco della stagione? Si direbbe che “tutto” non ha funzionato. Con quel crono anche approdare alla finale europea sembra un’utopia. Proprio non si poteva fare di meglio? E la staffetta sembra aver smarrito un altro pezzo. 

Daisy Osakue, disco. Altra atleta che non si è per nulla guadagnata il soggiorno in California. 56.74 raffazzonato poi due nulli da principiante. Hai un bel dire, ai microfoni RAI, che per fortuna avrai un’altra opportunità (Europei). Intanto hai fallito questa prova. Malamente. Stop.

Perché, perché, perché! Hai la fortuna di “frequentare” una finale mondiale. Non sei fra i favoriti, d’accordo, hai un buon tempo di personale che coincide con lo stagionale (8’10”29). La prova, i 3000 siepi, si stanno dipanando non certo a ritmi trascendentali e ampiamente alla tua portata (2’58 ai mille, 5’52 ai duemila). Ci spieghi, dunque, il signor Abdelwahd perché se ne sta tranquillamente “fuori dai piedi” nella coda del gruppo? Ma stai davanti per dio. Stai li, magari scoppi alla fine, magari non reggi il confronto con chi è più forte nell’ultimo giro. Magari, magari, magari. Almeno provaci! E così accade che stai sprecando, come hai sprecato, l’occasione di combinare qualcosa di buono. Una medaglia? Certo che no. Un piazzamento degno? Certo che sì. Evidentemente si preferisce viaggiare sul velluto, senza rischi. Mah. Atteggiamento che non comprendiamo, non condividiamo, condanniamo. Così finisce che arrivi dodicesimo (8’33”43) con un crono da dimenticare, mentre davanti si giocano il titolo El Bakkali (Mar) 8’21”13, Girma (Eth) 8’26”01, Kipruto (Ken) 8’27”92.

E FINALMENTE … – Ed ora pensiamo alle belle notizie. Il miglior Filippo Tortu della stagione. Bello, rotondo, in spinta, controllato nell’ultima parte e un 20”18/+1,0 che gli consente di vincere la sua batteria e presentarsi alle semifinali di domani come “testa di serie”. Il che non vuol dire prendersela comoda ma almeno poter sperare di avere come vicini di corsia avversari un po’ più morbidi. Potremmo dire che il ragazzo è stato anche fortunato per l’assenza, nella sua batteria, di Andre De Grasse il campione olimpico, e del giapponese Koike. Tutto vero, però per passare il turno devi correre sul serio. In queste occasioni nessuno ti regala nulla, il suo è il nono tempo fra i 24 superstiti che approderanno alle semifinali. Ne è ben consapevole il ragazzo, tanto da dichiarare: «Sono stato lucido durante tutta la gara. Ora guarderò attentamente le registrazioni per capire dove migliorare, perché quanto fatto oggi non è sufficiente per una eventuale finale».

Brava anche Dalia Kaddari, terza (22”75w/+2,5) nella sua batteria. Promossa. 

 

 

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