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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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dall’ Ottocento al Fascismo
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Duribanchi / Nel Bel Paese dalle idee farlocche

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Martedì 19 Luglio 2022

 

draghi-22 


Dimissioni si, dimissioni no. Tutti aggrappati, secondo il particulare, a Mario Draghi. Ma il Paese è esausto, senza futuro, assiso sui tremila miliardi di debiti che non hanno paternità. Ma che coralmente si vorrebbero accrescere.

Andrea Bosco

Escludo che Mario Draghi si riveli un Re Travicello ostaggio di un Azzeccagarbugli con pochette. Quindi si andrà probabilmente a votare. E alla fine del voto (a meno di improbabile cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale) a vincere sarà Giorgia Meloni. I grandi commentatori politici (con poche eccezioni) hanno versato fiumi di parole sul “Termovalorizzatore” di Roma, pomo della discordia che avrebbe portato alla crisi. Balle. Ha scritto Luciano Fontana direttore del Corriere della Sera che la strategia dei grillini prevede quanto segue: “stare al governo ma anche non starci, trovare ogni occasione per dissociarsi, distinguersi, mettere in difficoltà e bloccare tutto in nome del sacro (???) obiettivo del recupero dei consensi perduti”.

La crisi prende vita con la mancata elezione di Mario Draghi a Presidente della Repubblica. Lo avevano promesso (i partiti) quando Draghi era stato arruolato da Mattarella. Ma per convenienze di bottega tutti, alla fine, si sono rimangiati la parola. E con uno come Draghi, rimangiarsi gli accordi è pericoloso. Poi c'è stata quella ideona dei grillini di opporsi all'invio di armi all'Ucraina. Per la serie: Mario Draghi l'uomo delle banche e dell'alta finanza che avrebbe dovuto “riferire” nella testa di Conte, a gente come la multicrinita ex riparatrice di orologi che ai tempi del Conte Uno invadeva alle spalle del Tintura gli schermi di qualsiasi televisione.

Draghi alla fine ha spiegato che la “festa era finita”. Che non c'erano più soldi per i bonus di vario tipo e per i “vuoti a perdere” prodotti da Conte e il suo governo quando impazzava mediaticamente a tutte le ore. Che l'Europa i finanziamenti li avrebbe concessi sulla base degli impegni presi a riformare: non di quelli presi a scialacquare. Che la transizione ecologica era una cazzata: tipo il “fotovoltaico” su ogni casa del Paese, o gli allevamenti di cozze all'ILVA di Taranto di “Elevata” memoria. Ren ne vas plus. Ma i grillini che non conoscono la grammatica parlamentare (e che in generale non conoscono la grammatica), hanno prodotto l'ennesima buffonata. Non votare la fiducia, uscire dall'aula, ma senza dimettersi. Il massimo dell'assurdo lo ha confezionato il ministro Patuanelli, che dopo aver votato contro se stesso, in perfetta sintonia con il leguleio di Volturara Appula, se n'è andato come niente fosse in Consiglio dei Ministri. Si è visto anche questo.

Ora tutti sono nelle peste. Il Paese in primis, complice la sua parte. Perché è il Paese che nel 2018 ha consentito ai Vaffanculo Boys di arrivare al 33 e rotti % dei consensi. E' nelle peste Mattarella che a suo tempo consentì la nascita del Conte Due: un aborto del quale l'Italia porta i segni. Perché questo è Giuseppe Conte: uno che ha governato con Salvini, poi con Letta e alla fine con Draghi. Uno, nessuno centomila. Una faccia di bronzo mai vista. Fattilicazzituarazzi, al confronto, è stato un parlamentare con la schiena dritta. E' nelle peste Letta: il fraticello del PD, che ancora non ha detto una parola di condanna contro Conte e la sua banda di scappati da casa. E che adesso il “campo largo” potrà al massimo farlo con sua zia.

Una volta al PCI c'erano Togliatti ed Enrico Berlinguer. Ve li immaginate Togliatti e Berlinguer che parlano con un Toninelli, con un Crimi o con una Taverna ex impiegata di un poliambulatorio e dalla dialettica borgatara? Ma in fondo Letta è un fachiro in grado di ingoiare qualsiasi cosa: persino un petrocello. E' nelle peste Giuseppe Conte che sta perdendo i parlamentari e che ora teme il ritorno del subcomandante Di Battista (in combinata con Virgy Raggi) a soffiargli la cadrega. Ma nelle peste si trovano anche Berlusconi e Salvini. Perché se vogliono vincere (come pare) le elezioni, dovranno allearsi con la Meloni. Ma se si alleano e vince (come probabile) la Meloni non c'è “tranello” che possano inventarsi per evitarle di diventare Presidente del Consiglio. Un Tosi non sempre è sul mercato.

Sta finendo una stagione di follie ed inganni: altri guai si stanno addensando. L'aria è diventata mefitica. “A casa” urlava nei corridoi del Parlamento Ignazio Digiamolo, gran ciambellano della Meloni dopo le dimissioni di Draghi. Del resto ha scritto il collega Mascheroni sul Giornale in un sulfureo pezzo dedicato a Marco Travaglio che è il (vero) capo dei grillini, oggi sarebbe in amorosissimi sensi con la capa dei conservatori europei. I Grillini avevano vinto il biglietto della Lotteria ma dopo averlo cestinato ora tentano di stamparne e di veicolarne uno farlocco. E' un Fatto (quotidiano) assodato.

Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce: Berlusconi e Salvini non li vogliono in un eventuale governo Draghi, là dove Supermario ci ripensasse. Lo stanno tirando per la giacca. Intellettuali, giuristi, l'amico americano, ovviamente. Letta e Renzi hanno mobilitato i sindaci amici: in 1500 hanno aderito all'appello. Ma i sindaci in Italia sono 8000. Quindi la “modalità” per quanto con il migliore degli intendimenti è grillina: mi votano in quattro gatti sul sito on line del Movimento che nessuno controlla e finisco in Parlamento stipendiato dal Paese. In un paese serio il telefono di alcuni politici sarebbe da tempo sotto il controllo dei servizi.

A Mosca per le dimissioni di Draghi hanno stappato champagne. E Monica Maggioni (TG1) sia pure con la misura dovuta a chi lavora alla RAI (la Maggioni mica è Bianca che offre ogni tipo di carta ai peggiori guitti in circolazione) ha adombrato che quanto denunciato da Bruxelles e Washington (la longa manus di Putin nelle vicende europee) potrebbe avere sostanza. Del resto come dimenticare gli “amorosi sensi” di Conte con Puntin? Come dimenticare il Salvini che dichiarava di preferire “un Putin a tre Mattarella”? La gente ha la memoria corta. I politici, notoriamente, ne sono privi. Ma questo cittadino la conserva. E adesso? Aggrappati al Boccia che vellica Conte nella speranza che possa chiedere “scusa” a Draghi. Al PD sono specialisti quando si tratta di “sopire”: come i vecchi democristiani. E' così che riescono a governare senza vincere, da anni, le elezioni.

Detto tra noi come potrebbe mai Berlusconi (Salvini ci ha fatto pure il governo gialloverde, quindi potrebbe) continuare a stare assieme a Conte? Ma in fondo Berlusconi è in grado di farsi “concavo” e “convesso”, quindi magari anche lui, potrebbe. Come potrebbe Letta il cui campo largo oggi è diventato delle dimensioni di un subbuteo? Lui “potrà”: garantito. Sperano che Biden convinca Draghi. Ma se Draghi ha una dignità (e io credo che magari con il cuore che non batte, tipico dei banchieri, Draghi la dignità ce l'abbia) le dimissioni, domani, le confermerà. Poi se la vedano altri. Magari l'eterno Baffino che sta già brigando per lanciare un eventuale governo ponte presieduto da Giuliano Amato. Che oggi presiede la Corte Costituzionale, ma che ai tempi di Bettino Craxi veniva chiamato dai suoi compagni di partito del PSI, “Tigellino”: il famigerato Gaio Onofio di origini siciliane ministro di Nerone che prima di diventare prefetto del pretorio era stato a Roma, capo dei vigili.

La verità, cruda alla fine, è venuta a galla: ambigui, buffoni, irresponsabili, sabotatori: ignoranti soprattutto. Devo dire di chi sto parlando? I vescovi hanno chiesto “responsabilità”. Dirlo al “capo”. L'avvocatonzolo era nella sue grazie. E all'Angelus le parole del Vescovo di Roma spesso sembravano uscite da un conclave pentastellato. La povertà va combattuta? Ovviamente: con ogni mezzo disponibile. Ma per farlo ci vogliono i soldi. Che in Italia non ci sono più. Il debito pubblico vale tremila miliardi di euro: una cifra che non si può scrivere. Certamente la pandemia, certamente la guerra, certamente le sanzioni. Ma prima, non molto tempo prima, si scriveva duemila e cinquecento miliardi di euro. E anche quella cifra fantascientifica non si poteva scrivere. Fine dei giochi. Nel vecchio West in ogni città, fino al Rio Pecos dove la legge la amministrava con il cappio il giudice Roy Bean, circolerebbe la faccia di Giuseppe Conte con la scritta: wanted. Sono un forcaiolo? Ma, per favore.

Non passa ora che il mondo non chieda la pace. Giustamente: dopo 145 giorni di guerra, di morti e di sofferenze, cosa altro si può chiedere? Ma poi c'è l'altra faccia della medaglia. Che ha il volto di Liza la bambina con la sindrome di down stroncata (mentre era in strada con la madre in una piazza di Vinnytsia, città lontana dal confine), da un missile lanciato da un sottomarino russo in navigazione nel Mar Nero. E' con Putin che si vuole fare la pace? E anche facendola la pace, come sarà mai possibile in futuro trattare con un paese, con gli uomini e le donne di un paese complici di un assassino come Vladimir Putin? Come sarà mai possibile, incontrarsi, darsi la mano con i Lavrov? Perché gli Orsini et similia sono scomparsi dai radar con la fine dei talk show che li hanno inventati. Ma i russi come Lavrov fanno parte della nomenklatura zarista. Trattare con loro? E le tante Liza stroncate da una guerra infame? Nel dimenticatoio? Volete la verità? Solo il Mossad potrebbe risolvere la questione. Cinico? Dico la verità. Dico quello che pensano nelle cancellerie.

Sto meditando di restituire la tessera professionale. Non sopporto più quelli che fanno il mio mestiere. L'indecenza andata in scena in questi giorni: i grillini si sono riuniti, i grillini hanno deliberato, la finestra di Conte non è più illuminata, i grillini defecano, i grillini mingono, i grillini praticano l'autoerotismo. L'inviato di Enrico Mentana che spiega che “Rocco non vuole farsi vedere”. E chi è Rocco? Un amico suo: Rocco Casalino, il consigliori di Conte. Ma sì, quello che spopolava al Grande Fratello. Perché poi in molti, da quella costola, provengono: GF e Jene. Figli di un comico che non faceva più ridere, lanciatosi in politica avendo un lurido progetto. Quello di deridere le istituzioni e di far eleggere i parlamentari votati on line da meno di cento persone. La truffa del secolo. Missione compiuta. E' tollerabile lo scempio televisivo, lo spazio abnorme dedicato dai giornali a questi avventori da Taverna?

C'era una volta il Covid : c'è ancora. Meno invasivo di prima ma più diffuso di prima. Milioni di persone non si sono vaccinate. Io lo farò domani: quarta dose. Ho l'età. Molti pur avendola non la faranno e non l'hanno fatta. I no vax sono tra noi e non c'è modo di costringerli al vaccino. Che continua a dilagare. Del resto a Milano da oltre un mese, ogni giorno, c'è un evento da 80.000 persone. Allo stadio Meazza e al Castello. In certe occasioni oltre 100.000 persone. Quindi, TG Sfiga cosa vi indignate a fare? Dovreste andare a chiedere conto al sindaco Beppe Sala. Senza il suo avvallo la “concerteide” non sarebbe possibile. Entra la grana nelle casse del Comune e in generale nelle casse di tutti? Entra: a fiumi. E allora non rompete le palle con la vostra indignazione. Da sempre evitate deliberatamente di risalire al mandante. Anzi siete dei coccodrilli. Io li rammento i vostri servizi su “libertà finalmente”. E “ce lo siamo meritato”. E “basta segregazione”. Quindi non si scappa: o Sala è un uomo illuminato che sta facendo il bene della sua città. Oppure è un irresponsabile criminale che ha dato il via libera all'incremento del contagio. O dite che su un assembramento complessivo di un milione di persone di contagiati neanche uno? Dite: dite voi. Io mi astengo.

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