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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Domanda per gli elefanti in concilio

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Lunedì 18 Luglio 2022

 

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"Buongiorno tristezza, la prima cosa che ci è venuta in mente vedendo la Maratona mondiale senza italiani, ascoltando la bella cronaca di Roggiero e Baldini. Si, lui, il campione olimpico di Atene. Dove sono finiti i figli veri di Gigliotti?"


Oscar Eleni

Seguendo i consiglio di Papa Francesco che amiamo ed ammiriamo, temendo sempre che gli facciano del male, ci siamo fatti ospitare nel parco nazionale keniano di Amboseli dove si disperano anche loro se ai mondiali di atletica non tutto va come sperano sempre quelli che dal carro dorato di Tokyo ci avevano annunciato il rinascimento per merito loro che non avevano memoria.

Magari salvando il La Torre che la nuova gestione, prima dei Giochi, avrebbe volentieri trattato come Sacchetti alla federbasket che, al momento celebra, prima dei suoi “consigli”, vittorie storiche come quella in Olanda, nei giorni in cui le nostre giovanili del cesto fanno cose di qualità, anche se c’è da soffrire e magari imparare guardando nuoto e la pallavolo nella domenica delle donne magiche e dei giovani d’assalto.

Nel parco, schivando lo scontroso bufalo, affascinati dalle giraffe masai, abbiamo chiesto agli elefanti della savana se davvero leggendo i lecca lecca ufficali si riesce a distinguere il bene dal male, preoccupati davvero da certi luoghi di tossicità informativa.


Al caro elefante chiediamo di cantare con noi Buongiorno tristezza, la prima cosa che ci è venuta in mente vedendo la maratona mondiale senza italiani, ascoltando la bella cronaca di Roggiero insieme a Baldini. Sì, lui, il campione olimpico di Atene. Dove sono finiti i figli veri di Gigliotti, come sta Bordin, come mai nell’Oregon la tribù della fatica non occupa le camerate spartane che, fortunatamente non hanno tolto ispirazione alla Trapletti e alla martellista Fantini? Giorni cupi cercando di capire tutti i virus che sanno mimetizzarsi fra la folla, la stessa che cantava dai balconi e ora, come dice una fantasiosa comica, si manda a quel paese anche soltanto incontrandosi sulle scale o a qualche concerto come quello del Max Pezzali che almeno si è tolto i sassoloni dalle scarpe di un finto nerd.

Ore è guerra di parole dove già ci si divide sul caso Jacobs, assente in una semifinale mondiale tanto attesa. Qualcuno teme che non ci sia memoria, caro elefante, per i giorni di Tokio. Non sarebbe la prima volta scoprire che manca la memoria e il rispetto per chi ha fatto grandi cose. D’altronde gli stessi indignati per questi tentennamenti sul caso Jacobs, magari, erano fra quelli che sputavano alla Levi Montalcini premio Nobel, ridendo, per rabbia, quando in Svezia hanno premiato Dario Fo.

L’unica cosa che ci tormenta è sapere con certezza soltanto le date dei matrimoni dei nostri ragazzi d’oro, date da mettere in agenda e già cedute in esclusiva a settimanali che servono il dolce insieme all’amaro della vita Vip.

Avremo tempo per ragionare, magari trovando all’Europeo di atletica in Germania lo spazio che è difficile avere in un mondiale con quasi 200 paesi rappresentati (colpa o merito del Nebiolo felice prima di Grillo se una nazione valeva un voto?), dove il primo oro del Perù fa sensazione come la corsa della staffetta della Repubblica Dominicana che ha vinto la mista dove in troppi si sono arrampicati sullo specchio per spiegare che l’Italia aveva fatto un bella figura. Beh, se li avevano mandati in campo, anche prima della pandemia che ha sbilanciato certe scelte, non era certo per concedere trasferte premio anche se, ascoltando certi eliminati al primo turno, sembrava proprio che si sentissero tali, figli di una federazione che sa onorare le loro fatiche non riconosciute nella corrida mondiale.

Stiamo allegri, via la tristezza. In Baviera andrà molto meglio e poi vedrete che nel finale della Diamond canteremo ancora prima del gallo. Magari non faranno pace in casa Tamberi, ma speriamo che l’allenatore Marco resista anche senza il figlio d’oro Gianmarco. Auguriamo al dottor Billi, presenza confortante negli anni in cui seguiva il basket, di avere estati meno tribolate adesso che lavora per la federazione di atletica. Conoscendone le qualità siamo sicuri che le scelte di Eugene sono state fatte nell’interesse dell’atleta, convinti che anche da noi la medicina sportiva abbia buoni interpreti e grandi appassionati, dello sport e dello studio.

Piangendo il Tolotti cestista che ci ha lasciato a 55 anni, trepidando per la salute di Giancarlo Sarti, l’uomo che con Tanjevic e Maggiò ha inventato la grande Caserta, l’ex azzurro amatissimo nella Bologna del triplo derby, nella Cantù che era pronta a sfidare Milano e Varese, ci dedichiamo a pagelle estive dove, con presunzione, magari poco rispetto, andiamo a cercare nettare e veleno su tutti i fiori che si trovano adesso mentre ci manca l’acqua e non sappiamo come definire la sicurezza se ogni notte vincono le risse notturne, gli accoltellamenti.

Come del resto non sapremmo definire umanamente la vendita di un bambino per 3500 euro, spesa richiesta per rifarsi il naso, qualcosa meno di quello che ti chiedono certi veterinari o dentisti. Tutte cose che destabilizzano come i mostri che lasciano i bambini e cani in auto al sole. Anomalie che non ci aiuteranno ad applaudire sindaci e governatori capaci di giurare sulla sicurezza in città, anche dove nessuno riesce a dormire e non soltanto per colpa del caldo, in posti dove un calciatore famoso e campione d’Italia, ma con una pelle diversa dal poliziotto che lo teneva sotto controllo, pistola in mano, ha dovuto cambiarsi il pannolone prima di venire riconosciuto e liberato dal collega dell’agente.

• 10 Alla PALLAVOLO che ci ha regalato una domenica dorata ad ogni livello, guadagnandosi anche premi in denaro consistenti per valorizzare i progetti tipo quelli del Velasco che magari meriterebbe anche di più, ma almeno viene rispettato.

• 9 Alla TRAPLETTI marciatrice milanese di Magenta che ricorda a tutti la magia della montagnetta di San Siro, la comunità dove, per fortuna, resistono tipi come Rondelli, il posto dove Gandellini e i guru della marcia, nati nella culla Pastorini, festeggeranno con misura un ottavo posto mondiale che fino al lancio della Fantini sembrava il meglio italiano a livello individuale.

• 8 Alla martellista FANTINI, scrivemmo del padre pesista alle Olimpiadi di Atlanta nel ’96, perché in questa disciplina per gente con muscoli, ma anche piedi da ballerino, come giurava l’ex presidente della FIDAL, il generale GOLA che in gioventù aveva tirato quella boccia anche abbastanza lontano, come succede fra i ranisti, sembrano nascere soggetti che sanno cercare oltre la corsia o la pedana se è vero che alla vice presidenza del CONI c’è la martellista Salis.

• 7 Alla giamaicana FRAZER per il suo quinto titolo mondiale a 37 anni, voto che sarebbe stato più alto se non ci avesse fatto trepidare, come molte altre campionesse per quei capelli che andavano dappertutto, anche se i colori scelti affascinavano come la sua accelerazione nei 100.

• 6 Ai PATRIOTI che, in mancanza di risultati di atleti italiani sanno andare a cercare nelle origini di certi campioni che in Italia hanno imparato, studiato, scoprendo il grande sport. Ne abbiamo, anche se chi comanda, spesso, vuol farvi credere che alla base non sono niente, mentre loro, i raccoglitori, sì che sanno come si fa a prendersi meriti altrui.

• 5 Al CAMOSSI adorato come atleta, stimato come allenatore, se davvero alla fine dei 100 con tripletta statunitense ha pensato che Jacobs non avrebbe visto neppure questa volta chi aveva già seminato a Tokyo. Questa fase dove le parole vanno più veloci delle gambe sembra un copione scritto per far passare gli altri come irriconoscenti, senza prendersi nessuna colpa da Nairobi in poi.

• 4 Alle nobili televisioni, bravi a SKY, eccellenti in RAI, perché nella mistica del mondiale, magari mentre aspetti la grafica dei risultati, ti sparano la pubblicità che fa diventare tutto sacrilego, d’altronde come dopo pezzi su tragedie vere ti stordiscono sul pannolino, il biscotto, l’assicurazione giusta.

• 3 Ai CRITICONI che davanti alla mascotte dei mondiali di Eugene Big Foot, alle medaglie in carta riciclata per aiutare i fotografi prima che i campioni vadano sul podio, storcono bocca e lanciano occhiate. Godiamoci la passione ingenua, anche quando lo stadio fa più rumore che in certi posti etichettati come sedi ignoranti al momento di partenze dove si imporrebbe il silenzio rispettoso.

• 2 Agli ATLETI che davanti al microfono della CAPORALE armata di santa pazienza ringraziano la Federazione per il “regalo” del posto al mondiale. Come dice qualcuno avrebbe più senso se ammettessero soltanto di aver deluso chi ha fatto tanto per mandarli in competizione.

• 1 Al MERCATO delle vacche sportive. Ai paginoni per visite mediche, ad agguati per portare via campioni come vorrebbero fare alla Stella Rossa ora che sognano il ritorno de mago TEODOSIC, luce Virtus, che già ha spiazzato i “sacrificati” del basket nazionale accettando ogni finestra con la Nazionale fino agli Europei.

• 0 A FIBA ed EUROBASKET che reggono le sorti dei cesti al di fuori della NBA dove o baskette italiota è stato appena gratificato con l’ingaggio del FONTECCHIO, incompreso a Bologna e Milano, per il rinnovamento degli UTAH Jazz, perché l’11 novembre, giorno in cui andranno in campo Milano e Virtus per la coppa è lo stesso in cui la Nazion Poz affronterà la contro la Spagna. Ora tutti sanno, meno che fra i cuculi straparlanti e litiganti, chi sia don Sergio Scariolo, guida sia della VIRTUS SEGAFREDO che della Nazionale spagnola. Ci voleva un po’ di sensibilità, ma perché stupirsi? Scimmiette al potere.


 

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