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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Elegia per un tempo perduto

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Giovedì 30 Giugno 2022

 

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Il mondo ci sorveglia, ci chiede di essere irreprensibili. Il mondo è, diciamo così, imperfetto, noi dobbiamo essere perfetti. Anche se poi si scopre che tutto è denaro e se non è denaro, è dominio assoluto dei cervelli. In nome di cosa?

Giorgio Cimbrico

Oggi Thierry Vigneron non potrebbe più fumare una Gauloise attendendo quel che avrebbe combinato Sergei Bubka, nativo della contesa Lugansk, ex-Voroshilovgrad. Oppure potrebbe provarci ma un giudice correrebbe ad ammonirlo e a spegnere la cicca, e soprattutto quell’immagine diventerebbe (odio tanto quell’aggettivo che mi rifugio in un altro…), diventerebbe molto diffusa. Invece la ricordiamo in pochi: un fatto curioso, simpatico. 

La sigaretta di Vigneron è un po’ come il naso di Cleopatra, è il simbolo di un mondo che non c’è più, di comportamenti che sono stati stravolti. Provate innocentemente a dire a una ragazza che è proprio bella e capirete e forse pagherete. Provate a mandare affanculo – o a rispondere con i fatti… a chi, in partita, vi ha dato un calcione o con un placcaggio stava per decapitarvi. “Ma cosa fa? Ma questa è una follia”. Una volta si diceva: “Capita quando ti brucia la pelle”. Normalità, dove sei finita? Vecchi amici mi raccontavano di come sistemavano le cose in campo: “Con una scarica di legnate”. 

Le scintille tra Tamberi e Fassinotti di domenica a Rieti sono un esempio. E’ stato l’unico fatto “estratto” dai campionati italiani, ritenuto degno di un seguito, di un approfondimento, di un’istruttoria. Cosa è successo? Non è successo niente. Tamberi, reduce da una “revisione” clinica, era nervoso; Fassinotti, finito lo spareggio, gli ha detto che non poteva più saltare. Tutto qui: e così stretta di mano rifiutata e un lungo seguito di testimonianze, di apprezzamenti: Gimbo ha fatto capire che con Marco, che secondo lui sogghignava, non c’è mai stata amicizia. Diversi, non c’è dubbio: molto esuberante il marchigiano, riservato e formale il torinese. 

E’ su questi fatti che ci si getta a corpo morto. Il ciclo di Benedetta Pilato ha avuto il suo giorno di popolarità anche perché l’argomento appartiene a una sfera su cui si dibatte da sempre (in quel periodo la donna può o no gareggiare al meglio?) e soprattutto perché quel fenomeno fisiologico, specie nei paesi cattolici, è sempre stato visto come meritevole di sfuggente attenzione e di opportuni giri di parole: “Non stava bene”. E chi vuol capire, capisce. 

Se uno, intervistato, dice “cazzo”, la parola di solito non esce sulla carta stampata o esce “puntinata” e in tv viene mimetizzata dai bip (apro una parentesi: la bestemmia di Sergio Parisse venne riportata in integrità dall’Equipe: conservo il ritaglio). Ma subito dopo va in onda una pubblicità su un provvidenziale umidificatore vaginale. Perché chi ci controlla, dopo aver agito sul cervello, si interessa anche di parti più intime e riposte. E soprattutto perché tutto è denaro e se non è denaro è dominio assoluto sui cervelli. Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, diceva Mary Poppins. Ma loro, quelli che comandano, non usano lo zucchero o il miele. Hanno strumenti più sofisticati, li usano e la gente copre il mondo di cuoricini o si scopre molto unita nell’esecrazione. 

La mia intenzione di penetrare nelle più impervie montagne del Nepal e diventare monaco è sempre più forte.  

 

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