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I sentieri di Cimbricus / Sotto il segno di Sydney

Domenica 26 Giugno 2022

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Sulla medesima pista dei prossimi Mondiali, un “mondiale” che fa storia, il 51”41 della McLaughlin: una che non corre molto, ma che lascia sempre tracce profonde della sua presenza. Come accadde già a Tokyo lo scorso anno.

Giorgio Cimbrico 

“Sapevo che sarei stata veloce e quel che ho ottenuto mi fa capire che posso scendere ancora. Ho benzina nel serbatoio e al momento giusto potrò svuotarlo. La finale dei Mondiali sarà uno spettacolo che offrirò al mondo”: Sydney McLaughlin lima via cinque centesimi al record mondiale che le aveva dato l’oro di Tokyo, chiude in 51”41 e diventa la padrona di quattro delle cinque migliori prestazioni di sempre. Prossima fermata, la discesa sotto i 51”0.

Possibile per la 23.enne che in prima frazione a Tokyo ha impresso subito la svolta: 50”21. Nelle staffette universitarie il suo apporto è spesso stato anche più sostanzioso, nell’ordine dei 48 e mezzo in frazione interna o finale. Sydney non corre molto, ma lascia il segno: quest’anno solo un 12”75 sui 100H e un 51”61 dubbio a Nashville: ma pare che un ostacolo fosse stato mal posizionato. In ogni caso la prestazione compare nelle liste di WA ed è una delle sue quattro discese sotto i 52”. 


E’ stata da sempre una predestinata: campionessa del mondo allievi nel 2015, a sedici anni, capace di “fare la squadra”, come dicono gli americani, nel 2016 (la più giovane della storia), vicecampionessa mondiale a Doha, l’ultimo successo di Dalilah Muhammad che a Eugene non si è presentata, forte della wild card che stringe in pugno. 


McLaughlin, nata a New Brunswick, New Jersey, viene da una famiglia sportiva: il padre Willie è stato semifinalista nei 400 ai Giochi di Los Angeles e ha un personale di 45”30; il fratello Taylor è stato secondo ai Mondiali Junior, 48”88 nei 400H. Sydney è una ragazza decisa: quando è andata a trattare il contratto con la New Balance (spuntando un milione e mezzo di dollari) si è fatta assistere da William Morris Endeavor, famoso nelle trattative delle star di Hollywood. 

Come Sydney, anche Michael Norman ha sottratto qualche centesimo al suo picco di stagione: quattro, per portarsi a 43”56, mondiale stagionale, diventando punto di riferimento per Champion Allison, ennesimo talento fiorito in Alabama: per il 23.enne, 43”70, con un progresso di 59 centesimi e ingresso tra i primi dieci della storia. Sulla pista che ha punteggiato di prestazioni formidabili, Norman fra poco ha l’occasione di conquistare un titolo importante. Sarebbe l’ora. Il terzo posto per tornare a Hayward Field è andato a Randolph Ross, 44”17. Il sesto ha chiuso in 44”54. 

Di livello inferiore i 400 donne: ha vinto in 50”22 Talitha Diggs, figlia di Joetta Clark, quattro partecipazioni olimpiche. Allyson Felix sesta in 51”24: la terranno in considerazione per la 4x400? Difficile quando si può contare su McLaughlin, Muhammad e Mu. 

Se l’indicazione del vento è giusta – contrario per 1,4 – la sorte non ha assistito Keni Harison e Aleysha Johnson, 12”34 e 12”35. Anche in questo caso la padrona della wild card, Nia Ali, ha rinunciato. Dopo il 19”61 di New York Noah Lyles è effervescente: 19”95 al primo turno. Tra i qualificati di pregio Erriyon Knighton 20”08, Kenneth Bednarek 20”10, Matt Boling 20”11, Christian Coleman 20”13 e Fred Kerley che se l’è presa comoda in 20”29. Tra le ragazze il miglior tempo della prima smazzata, 22”14, è di Abby Steiner, dominatrice della stagione universitaria.  

E’ ricomparso Rai Benjamin (un normale 47”93 su un campo modesto: Rosser secondo in 48”36) e ha trovato un momento di fama Dan Haugh, 80.18 sesto americano a superare il muro nel martello. Quote basse nell’asta (tropo vento?) e così a Chris Nilsen ha portato a casa titolo e selezione con appena 5.70. Assente Sam Kendricks, qualificato per la vittoria di Doha e in cattive condizioni fisiche.  

Le più belle parole della giornata sono state pronunciate da Hillary Bor: “Sono più contento per lui che per me”. Bor, vincitore delle siepi in 8’15”78, dedica la sua attenzione a Evan Jager che conquista in posto in 8’17”29 ponendo fine a un travaglio fisico durato quattro anni: “E’ stato un viaggio lungo e difficile, ma ce l’ho fatta”. 

 

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