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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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I sentieri di Cimbricus / La sfida stellare e il nuovo stop di Marcell

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Martedì 24 Maggio 2022

 

kerley-22 


S’annunciava la sfida dell’anno, un 7 contro 1 dagli esiti imprevedibili, prima che il responso dei medici obbligasse un immalinconito MJ al palo. Ma l’atletica è questa. Un impareggiabile crogiolo di emozioni, anche in negativo.

Giorgio Cimbrico 

Nel 1991 la finale di Coppa Europa – si chiamava ancora così – era al Waldstadion di Francoforte sul Meno, appiccicata al meeting di Villeneuve d’Ascq, programmato stranamente il lunedì. In realtà c’era una ragione: quel 1° luglio cadeva il trentesimo compleanno di Carl Lewis. Gli organizzatori si erano dati da fare per festeggiare degnamente l’evento e nel cartellone i 100 erano presentati come la rivincita di Seul ’88. Big Ben Johnson era tornato a gennaio, ad Hamilton, Ontario, buscandole sulle 60 yarde da Darron Council che, oltre a correre, nella sua contea faceva lo sceriffo. Per un condannato, un avversario e un giustiziere perfetto. 

Sulle nove corsie della città satellite di Lille, erano stati radunati i migliori velocisti del mondo ma la serata, che avrebbe dovuto essere estiva, si presentò autunnale, piovosa a freddina. Il pubblicò canto “perché è un bravo ragazzo” e risultò essere l’unico momento caldo. Lo scontro degli scontri ebbe un vincitore a sorpresa, Dennis Mitchell (meno di due mesi dopo, terzo nell’indimenticabile finale mondiale di Tokyo: Lewis 9”86, Burrell 9”88, Mitchell 9”91), con un tempo attorno ai 10”20. Il divino Carl finì indietro, Big Ben finì indietrissimo, ultimo. L’anno dopo sarebbe stato squalificato a vita. 

Ricordi che affiorano a pochi giorni dal vertice di Eugene: in questo caso nessun compleanno da festeggiare, ma una Santa Alleanza americana per affrontare chi all’aperto e al coperto ha avuto la meglio sui nati in USA. Il curioso è che anche Marcell Jacobs è un born in USA. Ci ha vissuto poco, ma sui documenti quello è scritto: El Paso, Texas. 

Una Santa Alleanza, un agguato, un 7 contro 1, come diceva fino a ieri Paolo Camossi, sconfinando in una certa eccitazione, in quelle che poteva essere  una inedita riedizione degli Orazi contro i Curiazi che, come è noto, erano tre contro tre. Qui le forze sono poco equilibrate anche se poi, pescando, nella storia romana dei primordi, risulta che il solo Orazio rimasto ebbe la meglio sui Curiazi. Beneaugurante. 

Questi 100 metri ad Hayward Field sono così attesi da aver provocato un eretico cambiamento nel programma dei Prefontaine Classic che secondo tradizione si chiude con il Bowerman Mile, in memoria di Bill, allenatore e cofondatore della Nike. Quest’anno, in questa prova generale dei Mondiali, il Miglio è alle 14,39, come dire le 23,39 ora italiana, i 100 alle 23,52, l’ultimo atto. 

Gli iscritti a questi 100 del sogno (che devono essere costati parecchio, ma la Nike è molto ricca e potente) hanno record che vanno da 9”76 a 9”89. Meno uno che non è un tipo qualsiasi: Erriyon Knighton, che non ha ancora i 18 anni e mezzo, ha “solo” un 9”99 ventoso (e un 10”04 regolare), ma allo sprint sul rettilineo si è dedicato poco. Duecentista, proprio come l’Usain Bolt delle origini, e in grado di privare il Lampo del record mondiali under 18 e under 20 e di spingersi sino a 19”49, quarto della storia dei 200 con curva. Nota: la distanza, un tempo, era sovente corsa in linea retta e l’ultimo primato registrato è il 19”5, annata ’65, di Tommie Smith) 

Dunque, Knighton potrebbe correre di rincorsa, come certi cavalli del Palio fuori dai canapi di partenza, per inseguire, in ordine di record personale, Christian Coleman 9”76, Ronnie Baker 9”83, Fred Kerley 9”84, Marvin Bracy 9”85, Noah Lyles 9”86, Kenny Bednarek 9”89. Manca soltanto Trayvon Bromell che sta pagando la sua emotività: ultima uscita, con squalifica per abnorme falsa partenza, a Birmigham. Ma mancheranno anche – notizia degli ultimi minuti – il nostro Marcell Jacobs e il suo 9”80 olimpico.

La sfida smuoverà le grandi agenzie di scommesse? Per quanto MJ ha sinora saputo offrire quando ha affrontato gli americani, la sua quota non sarebbe stata elevata, più o meno come quella di Kerley, quest’anno il migliore, con il 9”92 sulla scia del 9”85 di Fernand Omanyala ai 1700 metri di Nairobi, con due metri di vento a favore. Jacobs, che come Edith Piaf dice di non rimpianger e nulla, in questo caso ammette che quel giorno avrebbe potuto essere quello del tuono se Moctezuma non lo avesse sgambettato. 

Dopo Kerley, i tempi dicono Knighton 10”04, Lyles 10”05, Coleman 10”09 (a Tokyo, facendo una modesta impressione), Bracy 10”11, Bednarek 10”15. Comincia l’attesa. L’apertivo sarà la finale della Champion’s del rugby, Leinster-La Rochelle, e l’antipasto la finale della stessa coppa ma calcistica, Liverpool-Real Madrid. Buona tv a tutti e auguri a MJ.  

 

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