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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Quella gita ad Eldoret

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Sabato 4 Dicembre 2021

 

giovannelli-85


“Poco fa ho chiamato il barone di Munchhausen per fargli gli auguri: oggi Sandro Giovannelli taglia il traguardo degli 85 e mi è sembrato in buona forma. Difficile sunteggiare per chi non l’ha conosciuto, ma ecco qualche elemento per celebrare”.

Giorgio Cimbrico

Lui, il nostro barone di Munchhausen, non aveva bisogno di cavalcare una palla di cannone per intraprendere i suoi favolosi viaggi, le sue campagne, le sue guerre: comprava un biglietto e durante il volo godeva delle migliori ore di sonno. In letto non stava altrettanto comodo Sandro Giovannelli che, come il barone, partì da un piccolo e tranquillo feudo appartato – sabino, non tedesco – per andare a conoscere il mondo, intessere rapporti, smarrire telefonini e computer senza mai perdere la testa, guadagnare la stima e la simpatia di chi entrava in contatto con lui.

Una volta ho scritto che è stato l’unico rappresentante della Confindustria a esser popolare tra i lavoratori e confermo il concetto. La metafora non richiede altre spiegazioni.

Ho avuto in sorte di conoscere e di stringere amicizia con personaggi caduti in amore con l’atletica. Inutile stilare una classifica: come diceva Alfonso Gatto, sono tutti primi al traguardo del mio cuore. A Sandro appiccicherei anche un’etichetta usata al Tour de France: fuori categoria.

Da commissario tecnico della nazionale femminile a direttore tecnico di qualcosa di più vasto: volava, non sapeva cosa fosse il jet lag, guidava riunioni, curava l’architettura dell’attività mondiale, costruiva batteria per batteria gli eventi (una volta gli ho dato una mano, a Indianapolis, nell’’87), viveva al telefono e più tardi al telefonino, scompariva e ricompariva, e questa era una sua caratteristica nelle ore che lo avvicinavano alla sua creatura più sua, più amata, il meeting di Rieti.

E quando ricompariva, terremotava le liste di partenza, le plasmava, le arricchiva con agganci dell’ultima ora, si chiudeva nel lungo studio delle lepri più convenienti da usare, e così ha fatto suonare quel che un vecchio giornalista francese chiamò l’organo dell’atletica: record del mondo degli 800, dei 1000, dei 1500, dei miglio, dei 3000. Tutto nel piccolo stadio sulle rive del Velino, limpido a sufficienza perché vi nuotino trote da due palmi. Un tempio del mezzofondo dove sfrecciò la calligrafia di Asafa Powell. 9”74 e 9”78 in meno di due ore. In quei giorni era il più amato dei dittatori.

Per chi non lo conoscesse, ecco l’aneddoto che ha un titolo: “la gita a Eldoret”. La corsa straordinaria di Komen – quel 7’20”67 è più duro da rodere che un tronco pietrificato e infatti ha superato il quarto di secolo di durata - legò profondamente Sandro a Daniel e così, quando il giovanotto decise di sposarsi, per Giovannelli risultò normale andare a Eldoret per assistere alle nozze, portando ovviamente un dono. D’argento, ricorda lui.

“Vado a un specie di padiglione dove si celebrano i matrimoni. Si sposa qui Daniel Komen? Domando. E tutti mi dicevano sì, sì, è qui. Solo che io non conoscevo nessuno e mi sembrava strano. Quando lo sposo appare, realizzo che ero finito nel matrimonio sbagliato: quello era senza dubbio Daniel Komen, ma non il mio Daniel Komen”.

Naturalmente non si arrende e siccome la fortuna aiuta gli audaci… “Vado via e la sorte mi dà una mano. Trovo miracolosamente un taxi che mi porta dall’altra parte di Eldoret, dal mio Komen”. Raccontata di prima mano, la storia è anche più bella.

 

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