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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Chi prima di Jacobs? Un secolo per un secondo e mezzo

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Giovedì 9 Settembre 2021

 

barozzi-1908 

 

Se la vicenda di Lamont Marcell Jacobs è entrata di slancio nel nostro quotidiano, non so quanti sanno chi e cosa c’era stato prima. Questo breve studio dedicato ai record italiani della gara regina, ha la presunzione di voler riscoprire il nostro passato sui 100.

Gianfranco Colasante

Cronologia dei 100 metri italiani 

In un recente post, Giorgio (Cimbrico) mette sull’avviso la confraternita circa l’uso smodato, se non improprio, che si fa oggi delle parole “storia” o “storico” applicati allo sport. Condivido, dal momento che in genere, di “storico”, si finisce poi col trovare solo qualcosa di sentito dire male o di orecchiato peggio. Tanto più che la Storia, quella con l’iniziale maiuscola (penso a Montanelli, tanto per fare un nome a caso), in Italia pare essere stata abolita per decreto. Così convintamente aderisco e, ripromettendomi di non utilizzare il termine “storia” per una vicenda che pure si sviluppa per oltre 110 anni, ricorro a un meno impegnativo “cronologia” per rileggere le pagine un po’ ingiallite della velocità breve in Italia.

Come pietra angolare per questa rilettura, ho scelto la malferma immagine d’apertura risalente alla primavera del 1908. Il coraggioso e ignoto fotografo del tempo ci mostra (quelli colti scriverebbero “immortala”) la finale del campionato italiano dei 100 metri indetta della Federazione Podistica Italiana – la nonna dell’attuale federazione di atletica –, gara corsa sul pistino per i cavalli di Villa Borghese (ma allora, in verità, in giro non c’era molto di meglio). Altro che piste create in laboratorio, scarpe volanti, apparati elettronici al millesimo di secondo e allenamenti seriali: tutte diavolerie che in oltre un secolo hanno consentito il progresso di un secondo e mezzo!

Allora ad imporsi fu il novarese Umberto Barozzi che portò i suoi fieri baffetti all’insù davanti a tutti, d’un colpo solo conquistando il titolo nazionale e stabilendo il primo record sulla distanza col tempo di 11”1/5. Da allora – come detto –, per arrivare al magico 9”80 di Marcell Jacobs, è stato necessario abbattere quel record di un secondo e 4 decimi! Un battere di ciglia o poco più. Di primo acchito mi ha un po’ sorpreso, non ci avevo pensato, tanto che ho rifatto più volte il calcolo. Ma il risultato è sempre lo stesso: tra l’11”1/5 di Barozzi del 1908 – pur con tutti i distinguo del caso – e il 9”80 di Jacobs del 2021, almeno in termini cronometrici assoluti, passa meno d’un secondo e mezzo. Provare per credere. Anche se appare molto ingeneroso ridurre il tutto a un banale calcolo matematico. Per di più senza tener conto degli alambicchi e i raffronti tra tempi manuali e tempi automatici.

Ma tant’è, questa voleva essere una provocazione e come tale va intesa. Anche se è indubbio che tra quei due pilastri stanno cento storie e centinaia di persone che non meriterebbero d’essere dimenticati. Da qui lo stimolo a risalire all’origine, trovare il maggior numero di dettagli credibili e inquadrare questa cronologia nelle varie epoche, tanto che, per liberarmi d'ogni remora, ho trovato corretto farla precedere da una premessa sul quando e sul come, dall’epoca degli ardimentosi dei pionieri, siamo giunto alle giornate magiche di Tokyo. Di questo viaggio, i record costituiscono solo le pietre miliari di un percorso non sempre piano, anche se poi – col tempo – vengono demolite e si passa inevitabilmente dalla cronaca alla storia (e qui, per una volta almeno, Giorgio me lo consentirà).

Tutto ciò premesso, vi invito ad indossare il casco da archeologo e seguirmi in questo viaggio a ritroso per mettere alla prova memorie e ricordi. Con una premessa: se è stato abbastanza agevole ricostruire le diverse gare-record, non altrettanto lo è stato per dotarle della fotografia “del momento”, quella che testimonia l’attimo del primato. Scavando nel mio archivio, ne ho trovate diverse, spesso più esplicative di tante parole, ma non tutte quelle che avrei voluto. Grato verso chi volesse aiutarmi a coprire queste mancanze (e tutte le altre).

Per chi ancora non s’è stancato, troverete il tutto nel PDF d’apertura: basterà un clic. Buon divertimento (almeno io mi sono molto divertito). E intanto vi do appuntamento alla prossima puntata, con i 200 di Mennea.

 

 

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