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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Terza pagina / E' ora di dare dignita' allo Sport

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Giovedì 12 Agosto 2021
 
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(gfc) Proponiamo queste riflessioni da parte di un dirigente da sempre in prima linea nella promozione e nella qualificazione ad alto livello dell’atletica. Le sue pacate riflessioni sul post-Tokyo, nel mettere a fuoco i sempiterni problemi dello sport nazionale, hanno il pregio di indicare programmi e correttivi. Da seguire sin da subito, per evitare che i grandi successi olimpici ingialliscano in poco tempo nelle bacheche del CONI.

Carlo Giordani

Dopo l’euforia e le emozioni per gli straordinari risultati dello sport italiano alle Olimpiadi di Tokyo dai sogni bellissimi dobbiamo tornare alla realtà. Una realtà fatta di migliaia e migliaia di società sportive basate sul volontariato, tenute in vita dalla passione sconfinata di dirigenti e di allenatori. Questa è la base sulla quale sono stati costruite le medaglie azzurre, anche se il perfezionamento agonistico è avvenuto sollo l’egida delle Federazioni sportive, del CONI e spesso dei gruppi sportivi militari.

In questo quadro i successi azzurri sono ancora più sorprendenti in quanto nati in un contesto di allarmante assenza di politica sportiva nel nostro Paese, che confonde la cultura dello sport con le stucchevoli notizie del calciomercato, che appena un giorno dopo Tokyo hanno nuovamente inondato i giornali sportivi.

Lo sport è quasi totalmente assente nella scuola elementare, fatta salva qualche lodevole sperimentazione locale, è ridotto a misere due orette settimanali nelle scuole superiori, spesso in palestre (quando ci sono) poco attrezzate e con i piccoli impianti all’aperto (pochi) trasformati in parcheggi per gli insegnanti.

L’apprezzabile impegno di qualche insegnante di scienze motorie non riesce a colmare il vuoto programmatico e strutturale. Spariti i Giochi della Gioventù, ridotti a ben poca cosa i campionati studenteschi, che con l’iniziativa del visionario dirigente Bruno Zauli erano diventati una fucina di atleti per tutti gli sport, in particolare per l’atletica.

In quasi tutti i Paesi del mondo (anche in quelli più in difficoltà) lo sport ha un ruolo e una presenza fondamentale nel percorso scolastico e ne diventa parte integrante. Basti pensare agli Stati Uniti, dove non esiste il modello associazionistico italiano, dove tutta l’attività sportiva è concentrata nelle scuole, da quelle primarie per arrivare fino all’università. Il tutto nel segno del confronto, dell’agonismo, che è la filosofia portante di tutto: cercare di migliorare sé stessi nel confronto leale con gli altri.

Chi non conosce la realtà dello sport scolastico americano è invitato visitare qualche sito di college o di università: rimarrà strabiliato da strutture e impianti all’aperto e al coperto che l’Italia neppure lontanamente si sogna.

Per restare in casa nostra, l’Università di Trento, una delle migliori d’Italia, quali strutture proprie ha per l’attività sportiva, in particolare per l’alto livello? I campioni che hanno frequentato l’ateneo hanno maturato altrove il loro talento agonistico, in qualche caso supportati dall’apprezzabile progetto Unisport.

In tema di impiantistica sportiva l’Italia è da terzo mondo. La grande e ricca Milano ha una pista di atletica, la gloriosa Arena, costruita da Napoleone Bonaparte durante la Repubblica Cisalpina (sono passati oltre due secoli). Le piste di atletica di grandi città cancellate sull’altare delle esigenze del calcio (Torino, Bologna, Firenze, Verona, Udine, Padova, Cagliari). Impianti indoor completi solo due: uno ad Ancona e uno a Padova. Il Trentino Alto Adige è a zero: a Trento è nato male e non è ancora partito, si spera in Rovereto, fra qualche anno.

Le società sportive di base soffrono tutte: pochi fondi, scarsi aiuti pubblici, sponsor proiettati in gran parte sulle squadre professionistiche. I tecnici dell’atletica, quelli che hanno fatto sbocciare e germogliare Jacobs, Tamberi, Tortu, Patta, Desalu, Palmisano, Stano, sono quasi tutti dei volontari. Se va bene portano a casa un rimborso spese annuale di 2000 o 3000 euro (avete capito bene: all’anno).

La politica deve occuparsi di sport, non occupare lo sport, come ha fatto con la maldestra istituzione di Sport e Salute, che ha quasi distrutto il CONI, che con tutti i suoi errori e difetti ha saputo tenere dignitosamente in vita lo sport italiano.

Dopo i trionfi di Tokyo non basta celebrare feste. Servono provvedimenti, servono risorse, servono strutture, servono semplificazioni burocratiche per le società sportive. Devono rispondere tutti: lo Stato, la Provincia, le amministrazioni comunali, gli imprenditori (tranne pochi) che non dimostrano sensibilità per il territorio in cui operano. Questa è l’ora della svolta, dei fatti concreti. Per cercare di far diventare realtà attraverso lo sport i sogni di tanti giovani. Anche se non saranno campioni olimpici saranno uomini e cittadini migliori.

Articolo tratto da L’Adige (11 Agosto 2021)

 

 

 

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