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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / L'atletica della pista chiude. Arrivederci a Parigi

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Sabato 7 Agosto 2021

 

4x400-recgo 


Con un doppio e prestigioso record nazionale nella 4x400, anche gli azzurri escono dalla pista giapponese: per loro, e il DT La Torre, un bilancio più che esaltante che non basta però a spegnere qualche tensione. E ora?


Daniele Perboni

 

Milioni di dollari spesi per spostare di oltre mille chilometri a nord la maratona, alla ricerca di condizioni climatiche migliori. Tutto inutile. Alla vigilia gli esperti del clima annunciano caldo e umidità. Si corre ai ripari anticipando di un’ora la partenza. Palliativi. Ecco i dati forniti dagli organizzatori: 25 gradi alla partenza con 84% di umidità, arrivo 29 gradi e 67% di umidità. Comanda il business. Si corre. Si “deve” correre. A qualunque costo. Partono in 88. Arriveranno in 73, con 15 ritirate.

Andatura da crociera. Si risparmiano forze e liquidi per quando il caldo atroce inizierà ad incidere sul fisico. La gara vera si accende verso il km 26. Piano piano il gruppo si sfalda, perde elementi e protagonisti importanti. Alla fine ne restano solo due: le keniane Peres Jepchirchir e Brigid Kosgei. Più attardata la yankee Molly Seidel. Finiranno nell’ordine con 2h27’20”, 2h27’36” e 2h27’46”. 

Grazie a questa doppietta, la prima per il “regno degli altipiani”, il Kenya ha messo in carniere ben sette medaglie in questa prova, entrata nel programma olimpico a Los Angeles 1984. Allora il successo sorrise alla statunitense Joan Benoit (2h24’52”) che si impose sulla iridata norvegese Waitz (2h26’18”). Nona la romagnola di Comacchio Laura Fogli un 2h29’28”.

Tempi, dicevamo, lenti, eppure almeno una concorrente, a parte le prime tre, sicuramente tornerà a casa con il sorriso. Sharon Firisua, 27.enne delle Isole Salomone, nel 2013 eletta sportiva dell’anno. Nonostante la penultima piazza, a 34 minuti e 50 secondi dalla Jepchirchir è riuscita a centrare il nuovo primato nazionale (3h02’10”). Spirito olimpico? Decisamente si. 

SIFAN – Con tre titoli olimpici (1500, 5000 e 10.000): voleva entrare nella leggenda Sifan Hassan. Ha messo le mani “solo” su due più il bronzo nei 1500. Ma la sua impresa resterà scolpita ugualmente negli annali di Tokyo 2020. Ecco le tappe di avvicinamento alla leggenda: 30 luglio, batterie 5000; 2 agosto, batterie 1500 e finale 5000 (14'36"79); 4 agosto, semifinale 1500; 6 agosto, finale 1500 (3'55"86); 7 agosto, finale 10.000 (29'55"32). Per stramazzare poi sulla pista, in debito d'ossigeno e d'acqua. Grande.

JAKOB – Ma allora è vero! Battere le gazzelle africane, etiopi e magrebine e, nella velocità, statunitensi e caraibici, è possibile. Quelle fortezze non sono più inaccessibili. In questa Olimpiade ci ha provato, con successo, Marcell Jacobs e i suoi fidi moschettieri ed ora il regno quasi incontrastato dei filiformi figli degli altipiani è stato nuovamente violato. I 1500, distanza che nei decenni passati era terreno di caccia degli europei, sono ritornati nelle mani di un bianco, un norvegese di non ancora 21 anni: Jakob Ingebrigtsen.

Già si sapeva del talento enorme che lo aveva portato, ancora 17.enne, al doppio titolo continentale a Berlino 2018 (1500/5000), dunque non era difficile pronosticarlo anche sul podio olimpico. Il ragazzo ci è riuscito con una facilità quasi disarmante. Lanciato l’attacco poco prima dell’uscita dell’ultima curva, non ha faticato a tenere a bada il keniano Cheruiyot (3’29”01) e il prepotente ritorno del britannico Kerr (3’29”05). Con 3’28”32 Inge ha ritoccato il suo primato europeo (3’28”68) di 36 centesimi. Primi 4 sotto i 3’30” e primi cinque al personal best. Vera gara olimpica.

4x400 – L’ultimo sprazzo d’azzurro sulla pista, il solo della giornata dopo che l'alto femminile aveva visto il ritorno (prevedibile e previsto) della russa Maria Lasitskene (2.04), con la staffetta del miglio. I quattro moschettieri azzurri - Davide Re, Vladimir Aceti, Edoardo Scotti, Alessandro Sibilio - avevano calato le loro credenziali in batteria, correndo nel prio meno 3' della nostra storia: 2'58"91. L'accesso alla finale era da intendersi il massimo possibile, al più da arricchire con un piazzamento da metà classifica.

Con uno schieramento invertito rispetto alla qualificazione, le cose non sono andate proprio così, pur con il corollario di un nuovo limite nazionale (2'58"81), causa infortunio all'ultimo cambio, con Scotti che non riusciva a trovare Sibilio. Il quale, si ricordi, era alla sua quinta uscita sulla pista dello Stadio Olimpico, chiudendo con due finali! Nella notte italiana, con la Mratona degli uomini, cale il sipario. Ne riparleremo a lungo.    

 

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