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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
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Piste&Pedane / L'astronave atterrata dal pianeta Ork

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Giovedì 15 Aprile 2021


mork


Se c’era un modo per complicarsi la vita, per di più a 100-giorni-100 dai Giochi Tokyo/bis, pare sia stata scelta la strada più breve. Per restare in tema, a colpi e fendenti di katana.

Daniele Perboni

Dice l’ex ragazzo: «Sono precipitato come un alieno». Dove? In un letamaio? Sulla strada, quella di Jack Kerouac o in via Flaminia nuova? Nel bel mezzo di una rissa fra decatleti e discoboli? In un duello rusticano con consiglieri di maggioranza e opposizione? A noi pare, invece, il marziano Mork, umanoide piombato sulla terra da un pianeta di nome Ork. L’astronave? A forma di uovo. E come l’extraterrestre di “Mork & Mindy” è un essere talmente strano che la sua ospite decide di nasconderlo in soffitta per educarlo con calma alla vita del nuovo mondo. Non accade.


I suoi consiglieri non riescono a mettergli il freno. Orgoglioso del ruolo di protagonista si getta nell’agone, senza corazza, giubbotto anti proiettile e poca o nulla esperienza ai massimi livelli dirigenziali. Nessuna preparazione adeguata. Il “faso tuto mì” ben stampato in testa e sulle labbra. Ha lingua lunga e sciolta. Chi disse che ne uccide più …? Richiami all’ordine continui ma inutili. Così il novello Mork, inizia ad inanellare una serie dopo l’altra di cantonate, equivoci, qualche figura di palta, sino all’ultima, almeno in ordine di data, di “sfiduciare” il direttore tecnico Antonio La Torre e tutta la struttura dei suoi sottoposti. Di La Torre attenzione.


Il movimento tellurico si è avvertito anche nelle ovattate stanze del CONI, i più informati parlavano di “irritazione”. E poi su su sino ai confini dell’impero, ha oltrepassato la pianura e il grande fiume. È salito sulle Alpi per poi ridiscendere velocemente sino alla Sicilia e al suo promontorio più orientale, l’antica Drepanum. L’Antonio di Sesto San Giovanni deve aver sentito prudere mani e qualche altra parte. Lui, abituato a “scazzi piuttosto animati”, in anni lontani, quando ancora vestiva i panni di sindacalista, con personaggi saliti alle cronache nazionali anche per aver rovesciato governi. Interpellato non ha risposto. Ha chiesto tregua.

Pochi giorni ed ecco che Mork, vestito da vecchio ragazzo con cravatta e belle maniere, ha innestato una rapida retromarcia, affermando, testuale, «Con le mie parole sulla organizzazione dello staff tecnico che immagino per il futuro, riferite comunque all’assetto complessivo, alle strategie, e non alle persone, non ho mai inteso mettere in discussione Antonio La Torre, né coloro che fanno parte oggi della struttura tecnica. Gli uomini e le donne che operano in ambito tecnico hanno la mia approvazione per quanto hanno fatto sinora, oltre che la mia fiducia per il lavoro che dovranno svolgere nei prossimi mesi, in particolare in funzione dei Giochi Olimpici di Tokyo. Con La Torre, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, abbiamo un dialogo continuo e alla luce del sole. Devono procedere: la Federazione sostiene in pieno il loro operato».

Evidentemente La Torre ha esposto le sue ragioni, senza mezzi termini o peli sulla lingua, in estrema franchezza come d’abitudine. Ha minacciato dimissioni? Personali? Di tutto il blocco? Dei soli responsabili di settore? Non è dato sapere. Abbiamo spedito un messaggio al tecnico. Da gran signore non ha risposto. Per ora tutto resta immutato ma rimane evidente che Mork si sta muovendo come il classico elefante nella cristalleria. Finché restano cristalli, poi … Nell’ombra dei soliti corridoi il Piave mormora, brontola che “… non arriva a Natale…”.

L’amico di tante trasferte manda il solito WhatsApp: “Che figura di m…da”. Riferito al marziano. Scambio di telefonate. Risate e apprezzamenti nei confronti del Professore associato dell’Università degli Studi di Milano, nonché allenatore di medaglia d’oro olimpico sulla 20 chilometri di marcia di Atene, tale Ivano Brugnetti. Mica bruscolini, accidenti!

MALUMORI Aeroporto di Ampugnano, nei pressi di Siena. Si corre una maratona. Qualcuno, gli organizzatori e i soliti infatuati della strada, nel senso di corsa, mal pensanti cosa vi siete messi in testa?, sostengono che si è trattato della maratona. Nome altisonante, “Xiamen Marathon & Tuscany Camp Global Elite Race”, più lungo di un titolo nobiliare tipo Giuseppe Alvarez de Toledo y Silva duca di Medina Sidonia, Duca di Montalto, Duca di Ferrandina, Conte di Caltabellotta, Conte di Collesano, Conte di Adernò, Signore di Caltavuturo, Signore delle Due Petralie. Tempi eccezionali indubbiamente, con la keniana Tanui cronometrata a 2h20’08”, miglior tempo di sempre in una 42,195 km corsa sul suolo italiano, mentre fra gli uomini si contano i primi nove arrivati sotto le due ore e sette minuti. Tanto di cappello.

Qualcuno, però, si lamenta del poco spazio avuto sui vari media e della scarsa considerazione da parte di WA. Vero, falso? Poi sposti un po’ di polvere e scopri che cotanta maratona non aveva previsto alcun addetto stampa. Quanto è costata la manifestazione, in termini di ingaggi e spese varie? Un paio di migliaia di euro, e forse molto meno, per un efficiente ufficio stampa non avrebbero certo mandato in fallimento i bravi organizzatori. Con evidente sollievo per i classici malpancisti. Mai ricevuta una mail di presentazione. Nessuna nota prima, durante e dopo la gara. Lotta accanita sul web per recuperare risultati. Di cosa stiamo parlando dunque? Per crescere non basta presentare qualche campione e decine di ottime comparse. Occorre anche essere in grado di valorizzarle. Inutile dilungarsi oltre.

Tanto dovevamo. Alla prossima.

 

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