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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Venerdì 12 Marzo 2021

 

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Dopo la nomina di Valentina Vezzali a sottosegretario allo sport che completa il Governo Draghi, molte e urgenti sono le attese, anche se il momento è tra i meno favorevoli.

Gianfranco Colasante

Come da più parti anticipato, e atteso, il premier Draghi ha finalmente calato la carta n. 40 e assegnato a Valentina Vezzali l’ultima delega, quella per lo sport ch’era rimasta stranamente sospesa (pur ridimensionata nei ruoli, da ministro “senza portafoglio” a sottosegretario). Delega finita ad una delle più titolate esponenti dello sport nazionale, tra le donne più vincenti in sede olimpica con 9 medaglie – sei delle quali d’oro – raccolte tra il 1996 ed il 2012. Col corollario di ulteriori 16 podi mondiali. Inimitabile.

Ma non nuova neppure sulla scena politica, dove ha esordito nel 2013 – subito dopo la celebre tripletta di Londra nel fioretto – chiamatavi da Mario Monti in veste di salvatore della Patria. Da deputata di “Scelta Civita”, l’effimera formazione politica fondata del professore, con l’abituale grinta Valentina si era fatta notare per certe scelte non allineate alle logiche del pensiero unico (vedi le posizioni a favore della famiglia tradizionale costatele una sorta di ostracismo pubblico), ma che l’avevano portata alla vice-presidenza del movimento montiano.

Le reazioni a caldo alla nomina di Vezzali, almeno sul fronte sportivo, sono state tutte favorevoli se non addirittura entusiastiche. Come dubitarne? Grande atleta e per di più donna. Al Foro Italico – dove, nelle retrovie, molto si sono spesi per suggerire accorati indirizzi – i pennoni sono stati imbandierati. Anche se la prima scelta, semmai, era indirizzata verso un’altra schermitrice dai nobili lombi (olimpici), la tostissima Diana Banchedi, da sempre nel cuore di Giovanni Malagò. Ma lo stesso Malagò, a scanso di equivoci, si è affrettato a esternare ad alta voce il suo compiacimento: “Avevamo chiesto una persona competente, che conoscesse i nostri problemi, che sono tanti e purtroppo urgenti. Valentina Vezzali, l’atleta donna più vincente nella ultracentenaria storia dello sport italiano, rappresenta una scelta che il CONI applaude. Brava Valentina, tu sei la nostra storia e il CONI sarà sempre la tua casa”.

Quel “chiesto”, calato con apparente nonchalance, lascerebbe intendere che a livello istituzionale ci sia stata – se non proprio una trattativa – almeno un abboccamento, un suggerimento, una spintarella. Pur se si deve convenire col presidente del CONI che i problemi dello sport nazionale restano “tanti” e soprattutto molto “urgenti”. A cominciare dall’impossibile convivenza tra il Comitato Olimpico e una agenzia di Stato, “Sport&Salute”, che mal si confarebbe con gli annunci del rigore e della lesina, ossatura del Draghi-pensiero. Basterà questa nomina per avviarli a soluzione ed aprire una nuova stagione? Restiamo in fiduciosa attesa.

Per parte mia, senza nulla togliere al valore e alle competenze della neo-sottosegretaria, avrei preferito una nomina più “tecnica”, casomai affidata a qualcuno in grado di porre mano ai risvolti economici dell’universo sport che si continua a considerare (quanto interessatamente non è noto) un unicum inscindibile. Dalle vicende mondane di Ibra e Ronaldo ai problemi di palestra (chiusa) della segretaria d’azienda in ansia per l’imminente prova costume. Tutti assieme, appassionatamente, attori di una stessa commedia. Non è così e se non si esce da quersto equivoco non cambierà mai nulla. Per restare in tema, aggiungo che mi ha molto colpito che il presidente della Lega Calcio – Paolo Dal Pino – ha tranquillamente affermato, a margine di quella farsa all’italiana che sta diventando la trattativa sui diritti TV, che il sistema calcio abbia un’esposizione debitoria superiore ai 5 miliardi. Senza che nessuno trovasse la faccenda degna di nota o di commento.

Tornando alla vicenda di Valentina, ricordo che un incarico di vigilanza sullo sport – da sottosegretario o addirittura da ministro – era già stato ventilato per lei all’epoca dei Mondiali di Mosca della primavera 2015, ma quella volta l’interesse del CONI si rivelò molto tiepido, con temperatura vicino allo zero. A quel tempo, con la Vezzali che ancora frequentava le pedane, le chiavi di palazzo Chigi erano nelle mani di Matteo Renzi. Il quale Renzi – quello stesso del celebre “stai sereno” indirizzato ad un imbronciato Enrico Letta – finì per sparigliare e preferirle il fedelissimo Luca Lotti. In totale sintonia con il Foro Italico, come testimoniò l’andata e ritorno a New York in comitiva per la finale Pennetta-Vinci all’US Open. Di contro, Valentina – esclusa da Rio – si consolò con un posticino nel C.F. della scherma.

Quali saranno i primi passi della neo-sottosegretaria? Saprà resistere alle pressioni che le arriveranno da ogni dove? Ma soprattutto, avrà un suo programma, casomai concordato col premier? Non è dato saperlo. In una intervista del maggio 2017, quand’era ancora in Parlamento, ma ormai nel Gruppo Misto, aveva tracciato i suoi obiettivi “politici” nello sport in due punti: a) rendere obbligatorio l’insegnamento di scienze motorie nella scuola primaria; b) far sì che le donne che fanno sport vedano riconosciuti i diritti al pari degli uomini. Un po' poco anche se allora s’era dovuta fermare alle intenzioni.

C’è da augurarsi che ora il suo orizzonte si sia ampliato e diversificato. Come augurio, limitiamoci a rileggere una sua affermazione di principio: “La mia filosofia è sempre stata che niente è impossibile. L’importante è porsi un obiettivo e, quando lo si è raggiunto, fissarne un altro”. Un buon punto di partenza, se vogliamo, visto il quadro altamente conflittuale e così poco incoraggiante. Ci perdonerà Valentina il gioco di parole, ma una cosa è certa: dovrà andare di gran corsa.

 

 

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