- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Il Bel Paese dei protocolli (quelli si e quelli no)

PDFPrintE-mail

Martedì 9 Marzo 2021

 

pallone sgonfio

 

E quelli che i protocolli li hanno rispettati e pur con molti contagiati hanno giocato? Scurdateve ‘o passato. FIGC = Federazione Italiana Grandi Cambiamenti. In corsa.

Andrea Bosco

Vai sullo scaffale più alto della tua libreria prendi l’almanacco dell’anno scorso, lo confronti con quello della corrente stagione e trovi le medesime cose di un anno fa. Le donne uccise dagli orchi che dicono di amarle, una disabile bersagliata da un verme che non accetta che la ragazza in carrozzella abbia ottenuto un parcheggio proprio là dove (il verme) solitamente piazzava la sua auto. Cominciamo a pretendere che la scuola insegni ai ragazzi a comportarsi, visto che una famiglia su cinque proprio non riesce a farlo. Non “auspichiamo”: pretendiamo.

Cominciamo a pretendere che norme e leggi vengano rispettate. Questo dovrebbe essere, per i sindacati, il tema di uno sciopero generale: la pretesa che le leggi vengano rispettate. Cominciamo a pretendere che i politici la smettano di esternare ogni secondo come fossero sempre in campagna elettorale. Vale per il sindaco di Milano, Beppe Sala, che via social arringa giornalmente i “giovani”. Vale per Salvini, “prezzemolo” che si infila ormai, stucchevolmente, in ogni piatto. Anche in quelli in cui, il prezzemolo, stona. Le miserie della politica. Gli insulti a questo o a quello. Le Sardine che occupano la sede del PD e che danno del “destro” a quel Bonaccini che avevano sostenuto nella corsa a governatore dell’Emilia Romagna. Il rapporto del ministro dell’Interno Lamorgese che svela come i “comandanti” delle ONG fossero complici degli scafisti. Una ONG che per imbarcare i migranti ha chiesto oltre 100 euro a testa alla nave danese che li aveva salvati.

A dire il vero qualche cosa di nuovo nell’ annuario del 2021 è possibile trovarlo. Per esempio il segretario del PD Zingaretti che si è dimesso lamentando di essere stato bersagliato dai radical chic del suo partito. Ma benedetto uomo: se ti poni come un ascaro nei confronti di Conte e dei 5 Stelle, come puoi pensare che non ti contestino? Da un partito come il PD la gente si aspetta abbia un progetto “suo”. Non che vada a rimorchio dei populisti per impedire che i sovranisti vadano al governo. Devi aver un progetto che sia “per”. Non solo “contro”. Difatti, dopo le dimissioni Zingaretti ecco sbucare il Guitto a porre la sua provocatoria candidatura. Con scafandro da “marziano”. Capito Zinga perché ti hanno impallinato? È un PD, quello che hai lasciato, costretto a subire lo sfregio di un Guitto. O no?

E poi i mafiosi che chiamano al telefono il comitato di Draghi e minacciano di “fargli fare la fine di Falcone se toglierà il reddito di cittadinanza”. Reddito che ha salvato tanta gente in grande difficoltà economica. Ma anche al quale indebitamente (e senza controlli) hanno avuto accesso decine di camorristi, poi scoperti dalla Guardia di Finanza. Tanto che la morte di Carlo Tognoli, sindaco amato a Milano, stimato persino dagli avversari politici, persona capace e perbene, ha fatto rammentare al mondo che “prima dei dilettanti allo sbaraglio” (assieme ai corrotti e ai ladri), nella politica di ieri c’era anche gente di valore.

COVID – E poi c’è il Covid che ha fatto 100.000 morti in Italia, l’equivalente di una media città. Ma non c’è verso di inculcare alla gente che l’unica per battere il “gran bastardo” è quella della prevenzione, del rispetto delle norme. Pensare di essere immuni è da dementi. Ma oggi in Italia è da dementi anche pensare di poter ottenere un vaccino, se non sei nella “fascia” prevista. Perché anche quando lo sei arriva sempre un sindaco (di Caltagirone), o un presidente (della Regione Campania) che scollinano la fila e che assieme a clientes e parentes si fanno vaccinare. A favore di telefonone, ovviamente. Lei non sa chi sono io: ho una funzione pubblica. Il vaccino, mi spetta. Occhio a tirare troppo la corda: tende a spezzarsi. Spiega Manzoni ne “I Promessi Sposi” che “i provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi”. Già: gli animi degli offesi. La collera dei miti, se preferite.

Bello lo sport. Bello Tamberi (anche se non era contento del suo argento). Bella la Bassino che si porta a casa la Coppa di categoria. Bellissimo Jacobs che vola nei Sessanta. Molto bella l’intervista che “7” ha fatto a Federica Pellegrini. Bella l’Armani che si riscatta in Europa. Meno bella quella che “spompata” perde a Trento. Brave le Aquile, così come era stata brava Trieste. Ma così il campionato è falsato. Milano è tre spanne sopra tutte le altre in condizioni normali. Per sperare di batterla devi consultare l’almanacco: dopo una trasferta continentale può accadere. La “falsità” del campionato di basket, è comunque niente in confronto a quella del campionato di calcio. Premessa: l’Inter è prima con merito. Il Milan dei 16 rigori sta facendo una stagione incredibile per quanto la squadra stia sistematicamente andando oltre i suoi limiti. Ma qualcuno ha letto Paolo Casarin sul Corriere della Sera? Dice l’ex principe dei fischietti (tra le altre cose) a proposito dei gol annullati per un centimetro di fuorigioco dal VAR: “Il calcio dei centimetri capovolge il risultato. Vogliamo fare un nuovo gioco? Certamente stiamo spaccando in due quello storico”. Questa è una.

RECUPERI – Poi ci sarebbe la questione dei recuperi in un calendario zeppo come un uovo causa partite saltate per Covid. Ma per Juve-Napoli siamo arrivati all’assurdo: quello che la gara di ritorno sia stata disputata prima di quella dell’andata, rinviata al 17 di marzo. Il Napoli che si era appellato a due ASL pur di non andare (con due contagiati) a giocare a Torino, ora si troverà a dover disputare (e contro avversari di vertice) tre consecutivi match in trasferta. Poi c’è la vicenda dei “tamponi” della Lazio. La Procura Federale da mesi sta indagando. Ma ancora non si è espressa. E non è cosa da poco, visto che la Lazio potrebbe perdere due punti, la Juventus averne due in più, le concorrenti della Juve e della Lazio per la zona Champions’ vedere la classifica stravolta. Faccio una previsione: la sentenza federale arriverà a campionato concluso. Nel caso la Lazio verrà penalizzata di qualche punto nel prossimo torneo. Poi Lotito farà ricorso, il CONI gli darà ragione e i punti verranno alla Lazio restituiti. Del resto così farà (probabilmente) il Torino: quello che ha fatto il Napoli. Si naviga a vista: rinviata Torino-Sassuolo, anche Lazio-Torino, (non disputata per contagiati nove del Toro e relativo divieto della ASL) è sub judice. Insomma non hanno ancora deciso se quel protocollo firmato a suo tempo debba essere, o meno, archiviato. E quelli che il protocollo lo hanno rispettato e pur con molti contagiati hanno giocato? Scurdateve o ‘passato. FIGC: Federazione Italiana Grandi Cambiamenti. In corsa.

E poi c’è Nicola Rizzoli, il designatore capace di avvitarsi nei più spericolati bizantinismi per spiegare un regolamento che ha snaturato il calcio rendendolo un sistematico Congresso di Vienna davanti ad un monitor. Quel designatore che mettendo Massa (fischietto che da anni sta brutalizzando con le sue criptiche interpretazioni ogni club di serie A) accanto a Di Bello (quello del famigerato Torino-Fiorentina) al VAR, ha nei fatti posto per Juventus-Lazio, la dinamite accanto al tritolo. Solo il suicidio della Lazio (che ha consentito la rimonta degli ormai quasi ex campioni d’Italia) ha evitato che grazie a “quei due” la gara finisse in modalità OK Corral.

SANREMO – E poi c’è stato Sanremo, con i suoi cantanti sconosciuti e stonati. Con le piume e i travestimenti al posto della musica e delle canzoni. Con il calo degli ascolti. Perché, nonostante le magie di Fiorello, il format di Sanremo è vecchio per il pubblico dei giovani adescati dai talent. Quanto insopportabile per il pubblico “datato” che alla vista di un Achille Lauro che scopiazza (male tra l’altro) Elton John e Renato Zero cambia canale. Ma Sanremo ha prodotto anche cose buone. E quindi per una volta i voti li do anche io. Per una qualche competenza – mi sia concesso – visto che per la RAI ho seguito 7 edizioni del Festival. In una, ottenendo da Tina Turner una intervista sul suo lettone (intervista e basta) nella suite che aveva a Montecarlo. Un settimanale rosa titolò: “Giornalista RAI a letto con Tina Turner”. La settimana dopo ho faticato a spiegare a mia moglie l’accaduto. Temo non mi abbia mai creduto.

Comunque: 10 a Ornella Vanoni. Per l’autoironia, per la capacità interpretativa, per la classe di una ultra ottuagenaria senza tempo. 9 a Elodie: bravissima, bellissima: charme da regina, l’umiltà di sgobbare duro per preparare il mini show che contemplava anche Mina e la franchezza di raccontarsi con onestà, senza l’ausilio del “gobbo”. 8 ad Ibra per la spudoratezza e le innate doti di attore: più attore lui di certuni che tali si definiscono. 8 a Sinisa: per la simpatia e una voce tutto sommato migliore rispetto a quella di certi ragazzotti che sulle note hanno ragliato; 8 a Fiorello: eccellente, nonostante la difficoltà di lavorare davanti a poltrone vuote. 7 a Orietta Berti, icona della canzone nazional popolare se non altro per quella sua profetica “Fin che la barca va …”. E 7 anche a Eugenio Bennato che a Sanremo non c’era, ma che avrebbe dovuto starci di diritto. Uno che ha scritto “Salviamo il salvabile” più che un profeta è un genio. 7 a Venezi per aver detto che lei è un “direttore d’orchestra”. E di essere fiera di venire definita in questo modo. Anche se alla Boldrini la cosa non piace.

Infine 5 ad Amadeus. Che per il garbo, le critiche (anche ingiuste) ricevute e le difficoltà affrontate meriterebbe un 7 pieno. Ma che ha la colpa inemendabile di aver portato sul palco una quantità di fuffa canora. Che – massimo in un paio di stagioni – sparirà dai radar. Si chiama “sindrome dei Jalisse”. Una edizione la vinsero – a sorpresa – (io c’ero e una mezza idea del “come” la conservo) anche loro. Fiumi di parole su banali note. Del resto, sentite questa: in una edizione, uno degli ospiti internazionali fu Bruce Springstein con un brano cupo ma intenso dedicato ai senza dimora: i clandestini che negli USA durante la Grande Depressione viaggiavano (e in certe tratte ancora viaggiano) sui treni merci. Chiesi a mister Trottolino Amoroso che impressione gli avesse fatto. Risposta: “Deludente e modesto”. Mandata in onda con mia finale chiosa: Dudu Dadada.

Lui la definì “una perfidia”. In effetti lo fu. Ma se spregi il Boss (con uno che lo adora) è il minimo che ti possa capitare.

 

Cerca