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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Vergogna sconosciuta, dov'e' il tuo rossore?

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Martedì 9 Febbraio 2021


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Nascerà un nuovo governo? Quasi una missione impossibile per Mario Draghi. Ma il nostro augurio è che ce la faccia: per il bene di tutti, anche di chi non conosce vergogna.

Andrea Bosco

Mai lette le favole di La Fontaine? Come quelle di Esopo, non sono racconti per bambini ma gocce di saggezza per adulti. Scrive La Fontaine, testualmente, ne “La volpe e la cicogna” di uno “Vergognoso come una volpe presa da una gallina”. Vergogna: non alle nostre latitudini. Il Bardo fa dire ad Amleto “Vergogna: sconosciuta, dove è il tuo rossore?”. Visto che non hanno vergogna, escluso che il volto gli diventi purpureo. Gerione Tintura si è congedato come un piazzista di pignatte con tavolino e con vista sul Parlamento. Da avvocato (ma non aveva detto che terminato il mandato sarebbe tornato all’attività forense?) a “facilitatore”.

Questi dei 5 Stelle: da sanculotti a codini in un giro di lancette. Il Fuoriclasse Mario Draghi ha già concesso troppo alla congrega. Tipo il fatto di ammettere ai colloqui preliminari il Grande Guitto. Visto che il Parlamento lui lo vorrebbe abolire: a che titolo? Draghi ha accettato una missione impossibile. E l’augurio è che ce la faccia: per il bene di noi tutti. Eviti Cesare di mettersi in casa Bruto: coltellata garantita.

Sugli altri glisso. Chi più e chi meno, tutti risultano privi di vergogna. Unica coerente: Giorgia Meloni. Le va riconosciuto.

Impazza il toto ministri. Con molte donne (bene: da Speranza alla Capua il passo sarebbe da Stivali delle Sette Leghe) in rampa di lancio. Molti uomini di Draghi. Con un pericolo: che quando non gli starà bene, quelli Penta eccetera sottopongano la cosa ai quattro gatti iscritti alla Piattaforma. Draghi tenuto per gli zebedei dai “cittadini” capeggiati dal sub comandante Dibba neppure farebbe ridere: solo …. Ha scritto sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia: “Tra i fattori che hanno determinato la pessima qualità della nostra classe politica, mi sembra importante l’assenza di quella particolare componente della cultura di base (non necessariamente classica, non necessariamente il greco e il latino)”. Anche meno, prof: basterebbe che nelle scuole dell’obbligo non bivaccassero ignoranti produttori di ignoranti. Basterebbe che una capra che non conosce la differenza tra Libia e Libano non venisse promossa. Perché poi la capra te la ritrovi: nelle istituzioni.

VERGOGNA – Questa sconosciuta. Milano: via XX Settembre. Ore 11 e rotti del mattino. Un ausiliario della sosta, modello Ugo Tognazzi dei “Mostri” stacca multe a tutto spiano per non so quali infrazioni. In compenso, zona Saffi-Vincenzo Monti, ore 19,30, tempo ancora arancione: bivacchi di giovani fuori dai bar, macchine in doppia e persino tripla fila, casino, apericene e zero mascherine. Una signora ha raccontato ad un farmacista della premiata Boccaccio: “Ho chiamato preoccupata i vigili. Che mi hanno risposto (già un successo): Signora sia tollerante. La città è in emergenza”. Vada per la tolleranza, anche sciagurata. Visto che siamo in emergenza. Ma l’ausiliario killer fa il paio con quelle (sempre ausiliarie) viste multare in via Caradosso le auto dei fedeli (non residenti) alla messa vespertina in Santa Maria delle Grazie. Ma al sindaco Sala, preso dal dibattito, sulle palme da piantumare in Sant’Ambrogio questo temo poco importi. Palme a Milano: neppure fossimo a Miami. Ma presto si voterà per le comunali (davvero si voterà?): e con qualche palma magari ti lusingo certi milanesi d’adozione. Programma di Beppe Sala: palmeti. La sovraintendenza che a suo tempo aveva tollerato l’imbarazzante oasi in Piazza Duomo fronte cattedrale, questa volta ha detto: “Non se ne parla”.

In ogni caso, ai giovani che si sentono immortali, che non usano la mascherina, che se ne sbattono di avere nonni ottuagenari, che hanno bisogno di “socialità” a qualsiasi costo, consiglio la lettura di un saggio di Paul Goodman. Titolo: “La gioventù assurda”. Goodman era un liberale pacifista e il saggio è degli anni Cinquanta. A scanso di equivoci. Spiega Goodman: “Si prova una serena soddisfazione, anche se di per sé, l’oggetto del proibito non dà grande appagamento: lassù, sul tetto, non c’è nulla e i ragazzi ben presto tornano giù. Ma non c’è delusione perché l’azione ha raggiunto la sua conclusione naturale. Si è conquistata la cima di una montagna, ed era questo il fine ultimo che si voleva raggiungere”. Un giorno il mio prof di matematica (che mi massacrava, ma aveva ragione lui) chiese a mio padre: “Lei dove si sedeva a scuola?”. Risposta: “In un banco, ovviamente”. Al che il prof: “Ecco: suo figlio, si siede su un calorifero. Per dispetto nei miei confronti”. Quarta Ginnasio: avevo 14 anni. Cari giovani: ci siamo passati tutti. Nulla di ciò che fate è “originale”: già fatto. Oggi, solo estremamente più pericoloso.

Gente senza vergogna. Due bravi colleghi del Corrierone hanno ottenuto una bella intervista dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Intervista esaustiva con il solito manzoniano scivolamento in tema di riforma dei campionati. E con una omissione: la mancata costituzione da parte della Federazione al Collegio di Garanzia del CONI. Visto che i colleghi sono bravi e professionali, tendo ad escludere se ne siano dimenticati. Forse la domanda l’hanno fatta. Forse Gravina non ha risposto. Forse sono stati misericordiosi evitandogli un imbarazzante “no comment”.

SAN SIRO – A costo di passare per privo di misericordia, ci riprovo: alla Mourinho. E chiedo: “Porquè?”. I numeri possono essere una vergogna? Sciorino le cifre, riporto il parere di un esperto: il resto decidetelo voi. Popolo meneghino: questa lieta novella ti do. Lo stadio di Inter e Milan si farà. Loro sono, per dirla con il menestrello, “in società”. E di loro, sempre secondo il cantastorie “ti puoi fidar”. Il vecchio Meazza sarà abbattuto (non credete alle strunzate che una parte verrà salvaguardata. La fettina è fumo negli occhi degli allocchi. E i cacchi saranno acidi (mai capito perché acidi, ma così si dice) per i residenti. Pueblo: se ti lagnavi per i decibel dei concertoni e (quando c’era) del via vai del Palasport, vedrai che rumba con il nuovo impianto a novanta metri dalle case.

Ciucciatevi i numeri. A parte la Cattedrale delle “luci a San Siro” (non ho ancora capito se all’interista Vecchioni le balle gli girano) fanno 153.000 mq2 di mattoni. Nel dettaglio: 77.000 di spazi commerciali, 47.000 di uffici, 12.000 per un hotel, 9.000 di intrattenimento, 4.000 per un centro congressi. E 2,7 mila per un museo dello sport. E persino, udite, udite: 1,3 mila di attività sportive. Per due volte la parola sport nel progetto: da non credere. Sapete quanto costerà lo stadio? 652 milioni. Il resto? 577 milioni. Totale: 1,2 miliardi. Nanetto: ristrutturare il vecchio Meazza costerebbe solo 300 meloni. Proprio “meloni” volevo scrivere.

Cosa ci guadagnerà il Comune di Milano? Due milioni all’anno: uno dall’Inter e uno dal Milan. Conti alla mano: 8 in meno di quanto non percepisca, attualmente, di affitto. E ocio (dicono nella mia laguna): dopo avere ceduto per 90 anni (mecojoni sibilano invece nell’Urbe) tutta l’area in diritto di superficie. 202 milioni sono i ricavi attesi: 151 dal nuovo stadio, 51 dal resto. Tradotto: un rendimento lordo incrementale del 6,3% secondo il business plan. Ora, il sottoscritto è figlio di uno che le case le ristrutturava e le costruiva. Ve lo dico: no, il prezzo non è giusto. Ma io lavoro con le parole non con i numeri. L’ingegner Nicola Magistretti (ex direttore delle infrastrutture della Sea Malpensa-Linate) lui i numeri li frequenta. Al punto da affermare che “viene il sospetto che i costi siano stati sovrastimati, per mostrare un rendimento inferiore a quello che sarà davvero conseguito. E che potrebbe essere più del doppio: attorno al 16%”. I   terreni sui quali tutta questa roba sarà edificata sono del Comune, non delle società.

Viceversa di qualcuno le società milanesi sono. L’Inter dovrà vendere? Ma non era Suning “mostruosamente ricco?”. Beh: in Cina il vento è cambiato. Contrordine compagni: nel calcio non si investe più. Soprattutto non si investe all’estero. Suning sta cercando un partner. E il Milan? I reporter di “Report” stanno ancora cercando Cerchione e D’Avanzo, i manager campani che detenevano la maggioranza del Diavolo: in Lussemburgo. E che, successivamente, in “un act” come recitava la pubblicità di una pillola contro il mal di testa, è tornata al Fondo Elliot. Che a sua volta il Milan lo aveva comprato da un cinese più misterioso (e parimenti introvabile) di una delle favorite della Città Proibita. Che farà Beppe Sala? Milano piegata dal Covid ha bisogno di investimenti. Non si sa quando il pubblico potrà tornare sugli spalti. Qui ci sono in ballo i danè. Pochi per il Comune, tanti per i costruttori. E qui mi fermo.




 

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