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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Alla ricerca di spezie e di tisane

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Lunedì 9 Novembre 2020
 
 

“Il trenino dello sport sostenuto dalle televisioni avanza, arranca, molti si chiedono quando dovranno chiudere, altri sono già disperati (molti si domandano cosa può spingere un gruppo americano a prendersi la Rometta di Toti).”

Oscar Eleni

Da Waterloo, dove la birra è anche più buona dopo la sconfitta dei Napoleone della storia, alla milanese via Dezza dove abitava Mario Borella, allenatore di basket che adesso è ricordato dal campetto che la città gli ha dedicato. Succede che lo sport abbia riconoscenza. Lui la merita e lo sanno i tantissimi giocatori cresciuti alla sua scuola fra Olimpia e Canottieri Milano. Serve tutto in queste giornate dove non sai davvero se potrai alzarti il giorno dopo, confuso dalla tracotanza degli ignoranti che continuano a confondere, lasciandoci nudi, ma sono gli stessi che ieri speravano nella rielezione di uno come Trump e oggi non sanno come valutare l’elezione di Biden, gli stessi che erano e sono contro papa Francesco e fanno spettacolo con i rosari.

Per fortuna qualcuno ci aiuta a salutare come si deve gente che ha dato tanto al basket come Romano Piccolo per Caserta, Aldo Oberto per chi aveva voglia di studiare e imparare anche nel giornalismo. Il privilegio del mal di testa è che ogni tanto puoi leggere roba buona come “L’Infedele” di Gad Lerner o, magari, i ritratti che Peterson fa dei suoi ex giocatori e collaboratori, ne farà sicuramente un libro, ne ha di roba da scrivere.

Al momento, dopo averci raccontato del suo Cile, storia che insospettiva il caro Gianni Menichelli, andatosene in una notte balorda convinto che il Nano centrasse davvero nella caduta di Allende, è sui campioni della Virtus, tutte belle storie, ci ha colpito il suo ricordo di Amato Andalò, l’abate del pala Dozza, custode di anime e palloni, l’uomo per le tutte le grandi stagioni del basket bolognese che in questo fine settimana ha rivissuto i giorni del tormento, abbinando le maledizioni per una Virtus senza unghie e cuore, e una Fortitudo che peggio non si poteva immaginare, anche alla caduta del calcio con Mihailovic al veleno come dovrebbero essere al momento Djordjevic e magari Sacchetti che sente bussare alla porta gente che gli chiede di andarsene a casa Petrucci.

Aspettando, magari, le finestre di Azzurra Tremebonda, ma anche a Roma, per lui, non tira aria buona perché chi ha visto il suo listone si domanda come farà a cavarsela con i pseudo centri che si ritrova. Potrebbe chiedere a Repesa che ha messo davvero in crisi Bulleri e Varese vincendo senza il suo pivot Tyler Caine che teneva in piedi la baracca e che aspettava invano auna spalla adeguata prima che il Covid lo mettesse in quarantena. Certo che si può vincere senza centri adeguati, o magari sotto taglia, Milano lo sta dimostrando almeno in campionato, ma sembra davvero di essere a casa Voltaire quando si scherzava sui gusti dei batraci: chiedete ad un rospo cosa sia la bellezza e vi risponderà la femmina del rospo.

Il trenino dello sport sostenuto dalle televisioni avanza, arranca, molti si chiedono quando dovranno chiudere, altri sono già disperati, molti si domandano cosa può spingere un gruppo americano a prendersi la Rometta di Toti, molti gli risponderanno che basta andare su Sport Magazine di questo mese per scoprire alla fine, nei ricordi di Matteo Sidoli, la foto della bella Napoli cestistica negli anni di Zorzi, D’Aquila, Bufalini, Maggetti. Ecco, magari questi americani hanno in mente un progetto del genere, anche se al momento come fai fare progetti nello sport? Beati i tedeschi e non soltanto perché si godono il miglior Trinchieri che in Eurolega fa meraviglie, lancia giovani, crea, costruisce con Grant anche per la Nazionale. Le società di basket hanno già ricevuto 11 milioni per salvare chi non può farcela con le porte chiuse.

Altri fanno cose, noi piagnucoliamo, altri si godono un 2003 come il due e zero sette greco Mantzoukas mentre noi scopriamo l’albero dei registi e ne siamo quasi spaventati. Eh sì. Per una settimana abbiamo parlato benissimo di Pajola e lui, contro Brindisi, era quasi più nel pallone del Teodosic esagerato nel cercare passaggi difficili da capire, tiri impossibili, nelle proteste, anche se con certi arbitri, certo, la pazienza la perdi in fretta. Adesso, ma non è la prima volta, siamo incantati davanti alle prove del Tommaso Baldasso, torinese che rende meno triste la stagione di Roma, per essere il primo italiano a finire una partita in tripla doppia: punti, assist, rimbalzi. Per fortuna a quelli con l’incenso facile questo ragazzo del 1998, in lista azzurrabili, ha risposto bene: non me ne ero accorto, non ci pensi dopo aver perso una partita in quel modo, …

Tutto giusto, speriamo resti così. Ci fidiamo di Djordjevic, Bucchi, di chi ha giovani che sembrano più professionisti di altri, cercando di fare bene anche quando non sono in vena, contrariamente a chi resta dilettante nella testa e non riesce a fare il suo lavoro anche quando è in vena.

Togliendo l’audio a radio e televisione, mettendo occhiali scuri davanti a chi non prova vergogna davanti allo sfascio sanitario, mentre in farmacia diventano sempre più ricchi, confusi da chi protesta dicendo che fra la borsa e la vita, preferisce lasciare la seconda, annebbiati dalle proteste di chi, troppe volte, si lamentava dovendo andare a scuola e, adesso, dice che l’aula e il prof gli mancano, aspettiamo dietro la porta, sapendo che tutto questo sfascio lo abbiamo provocato noi e continuiamo se nei Parlamenti si sbranano per sapere chi ha più colpe, poveri mistificatori alla ricerca di un “mi piace” che rubano tutti, a parte, forse, questa rubrica che si chiude con le pagelle, anche se vi diciamo la verità ci sembra davvero di scrivere sull’acqua perché la sensazione è che presto saremo tutti in quarantena se una squadra bella e sorprendente come Reggio Emilia ha più di dieci contagiati.

• 10 Al MARINO di Brindisi che ai tempi in cui guidava la Lega ci chiedeva sempre se avevamo dato un occhio alla sua squadra. Ora non avrà bisogno di chiedere: questa piccola armata si vede, si sente, si applaude volentieri e chi ha scelto Vitucci, Harrison, Thompson e, soprattutto Willis, merita tutti gli onori, alla faccia dei Banks che girano da noi.

• 9 A LOGAN, bravi e pazienti a Treviso ad aspettare che carburasse, DELFINO, che schiaccia ancora per PESARO, SCOLA che non molla anche se a Varese è circondato da giocatorini, perché quando i veterani si battono così, tipo l’Hines di Milano, allora sai che non esiste età se testa e cuore sono a disposizione degli altri e allora perdoni Ibrahimovic anche se manca tre rigori.

• 8 A PETERSON che dopo gli 80 sa dipingere con gratitudine che gli ha dato vittorie e gloria. Gli ultimi due ritratti, quelli su Zuccheri, talento in campo, bella testa in panchina, e Amato Andalò, signore degli anelli al pala Dozza, ci hanno conquistato ed è un peccato che altri, a Varese, diciamo Cappellini, Milano, Cattaneo il Bassi, persino Zagaria, Treviso, Napoli, Pesaro, non abbiamo un cantore del genere per ricordare che la storia esiste non per rimpiangere, ma per imparare.

• 7 Al MENETTI d’assalto che con Treviso ha mandato Sacchetti nel pozzo nero. Dispiace per chi è così nei guai, felici che un eccellente allenatore ritrovi nella Marca quello che lo faceva splendere a Reggio Emilia.

• 6 Al gruppo ITALIA della Reyer che è riuscita a portare al giusto livello un maori vero come Fotu. Bravi gli allenatori, bravi i compagni da Casarin a Tonut, da De Nicolao a Mazzola, anche se a Roma non c’era.

• 5 A FIBA e ULEB che non hanno fatto una piega davanti alla lettera di vero amore che Messina ha mandato ai dirigenti per fermare il treno fuori dalla galleria, consentendo uno sviluppo della stagione più armonico, nella povertà e nella paura della pandemia.

• 4 A FIP e LEGA che non hanno neppure preso in considerazione l’idea di togliere la ghigliottina della retrocessione a chi, al momento, non ha neppure i soldi per lavare le maglie. Occhi chiusi, bocca chiusa, orecchie tappate. Così si governa. Fottetevi voi che state laggiù.

• 3 A BRESCIA per averci messo così tanto a far sapere ai giocatori che prima di mandare via Esposito ci saranno tagli sicuri a troppi stipendi immeritati.

• 2 All’ASSOCIAZIONE ALLENATORI se non andrà in piazza, con distanze giuste, per difendere chi è costretto a lavorare con tanti ominicchi svogliati, società disorganizzate, legando il proprio destino a uteri infiammati.

• 1 Agli ARBITRI in generale se in Italia ed Europa non ammetteranno che dirigere senza pubblico permette davvero di rispettare l’eguaglianza competitiva, a patto che poi non ritornino loro stessi quando si riapriranno i palazzi.

• 0 Alla FORTITUDO, giocatori, dirigenti, allenatori, per questo disastro sul campo, per questa cattiva coscienza all’esterno dove ognuno dà la colpa agli altri, abbiamo sentito persino un dirigente che cercava di spiegare il motivo dell’assurda separazione da Antimo Martino. Siamo davanti a seminatori di vento che raccolgono tempesta.

VOTO a PERDERE: Certo BALDASSO si meritava una giusta considerazione, ma preferiamo che sia Bucchi a gestirlo e non la facile platea di chi non sa cosa dice quando applaude troppo presto giovani talenti. Esempi non mancano dal calcio in giù, dal basket in sù, persino nell’atletica dove i giudici hanno metro e cronometro e non si fanno ingannare dagli staff che curano l’immagine, come i proprietari gli stadi invece delle squadre.

 

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