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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Crisi nera, generazioni bruciate

Lunedì 26 Ottobre 2020

 

vitucci 2 

 

“Tenere le squadre sul posto di gara aumenta le spese, i rischi, ci volevano pensatori non positivi al virus della banalità, gente che nell’emergenza non ti avrebbe deluso. Già, ma chi di questi sarebbe ascoltato?”

Oscar Eleni

Sul terrazzo chiuso al pubblico, come tante cose, oltre all’anima, cercando di educare, dopo il fallimento con una cagnetta isterica, il trombettiere mongolo, un uccello che passa le sue carestie nel deserto del Gobi, un volatile simpatico portatoci a casa da quelli che sanno portare tutto, la scusa per imitare il meraviglioso Bruno Bozzetto, disegnatore sublime, regista, che si è messo in casa da 6 anni un agnellino ora vicino al quintale. Avevamo bisogno di un diversivo mentre ci si domanda, come Veltroni, perché le chiese possono stare aperte, mentre cinema e teatri, palestre e piscine, per alcuni veri luoghi di culto, devono chiudere. Poi questa storia dei ristoranti fermi alle 18. Insomma fanno di tutto per confonderci.

Non ce ne sarebbe bisogno adesso che portano in piazza disperati e bestiacce ammaestrate da quelli con rosario e mojito, l’amante in una stanza e la famiglia come manifesto per fingersi pecore essendo nati lupi, quelli che sapevano come sarebbe andata a finire e che nell’emergenza sarebbe venuta fuori la reale natura sotto ogni stupido campanile.

In questa pestilenza moderna, era chiaro, lo sport avrebbe fatto naufragio. Tutti a e in casa, dai bambini a quelli del calcetto per scappare di casa. Si salva ancora, ma soltanto se le televisioni pagheranno tutto, il calcio che, comunque, a porte chiuse, presto non riuscirà davvero a pagare tutti. Tu Ronaldo non temere, casomai saranno i “minori” a rimetterci senza nessuna cassa d’integrazione prevista dai legaioli che ancora si scannano per mungere la mucca carolina della TV nel mondo.

Crisi nera, generazioni bruciate, perdute. Era una logica conseguenza. Bisognava pensarci, ma gli stessi, da Gandini a Petrucci, che nel basket chiedono giustamente i tagli a tasse troppo pesanti per chi non ha più incassi, dovevano sapere come sarebbe andata a finire. E’ proprio per questo, visto che si chiamerebbero dirigenti, quelli votati per guidare le mandrie, che devono amarli tanto se poi li rieleggono per tante “legislature” sportive, serviva il coraggio della scelta, proprio pensando a come era dolorosamente fallito l’ultimo campionato nella stagione che ha dato soltanto la coppa Italia a Venezia e nient’altro, in Italia e in Europa.

Doveva bastare quella fuga senza uno capace di aprire il Mar Rosso, la stagione dove chi andava bene non ha avuto neppure una caramella di consolazione. Tutti casa. Emergenza, paura, Bianchini li ha chiamati pusillanimi, ma proprio per questo serviva la grande svolta. Che senso aveva lasciare libero mercato a gente che fino all’ultimo, vedi Cremona e Roma, non sapeva neppure se avrebbe potuto iscriversi. Se si va in giro invocando tagli alle tasse, vie d’uscita per rimediare al rosso di bilancio, perché obbligare la gente a riempirsi di giocatori usa e getta per potersi salvare? Non era meglio bloccare le retrocessioni e anche la A2 avrebbe accettato, considerando l’estate negazionista di almeno sei società a cui era stato chiesto di aiutare la serie A per farla partire con un numero pari di squadre? Sembrava logico anche il messaggio: occupatevi dei vostri vivai, lanciate giocatori cresciuti in casa o svezzati in campionati minori.

Una bugia la storia che poi, alla fine, gli italiani sarebbero costati più degli stranieri. In quei casi bastava denunciare pubblicamente la richiesta dell’agente e poi andare avanti: tanto pubblico da richiamare non ne avevano. La cosa importante era risanare dentro le società, portando alla causa gente che ci crede, come ha fatto Reggio Emilia, come fa Trento, come sognano da sempre Treviso, Trieste, Reggio Emilia, Brindisi, come vorrebbero fare Varese, Pesaro e Cantù fortezze della gloria conquistata sul campo. Si poteva studiare una formula diversa che togliesse l’angoscia dei troppi spostamenti, viaggi, pernottamenti in albergo, magari negando la diretta delle 20,45 alla Rai sport in smantellamento che, intanto, si porta avanti, mandando in onda Trento-Cremona dal secondo quarto perché prima c’era da ripetere il finale della cronometro che ha chiuso il Giro d’Italia dei giovani rivoluzionari.

Tenere le squadre sul posto di gara aumenta le spese, i rischi, ci volevano pensatori non positivi al virus della banalità, gente che nell’emergenza non ti avrebbe deluso. Già, ma chi di questi sarebbe ascoltato il 13 novembre quando Petrucci verrà rieletto all’unanimità non avendo rivali? Il Presidente che parla spesso con i votaioli, anche con quelli che chiaramente gli facevano la guerra, ad esempio nel Veneto, in Lombardia, forse dovrebbe creare una sua Leopolda al Circeo e magari chiamare chi ha lavorato davvero sul campo della serie A. La stessa cosa dovrebbe fare Gandini, dirigente di qualità dicono al calcio, ma che nel basket avrebbe bisogno di essere affiancato da chi sa davvero a cosa dovrebbe servire una Lega competente e senza pruriti individualisti.

Ora per la Milano dominante che sospetta di vedersi fermata a metà corsa, magari proprio dalla Virtus che l’anno scorso dovette cedere alla stessa miserabile tassa creata con la paura e alimentata dall’impreparazione, il danno sarà relativo, anche la stessa eurolega sembra ormai alla disperata ricerca della sua bolla come la NBA per finire quello che si è fatta pagare dalle televisioni.

Ora parlare del campionato dopo 5 giornate con Treviso-Cantù rinviata per il Covid, sembra una assurdità come le decine di pagine riservate alle presentazioni del campionato di calcio andando a cercare l’ex di turno, il doppio nostalgico, quelli che se ti danno per favorito sanno di mentire.

Certo l’Armani domina imbattuta e non paga neppure un parziale di 14-0 come quello subito contro la Fortitudo che, prima in Italia, è andata al riposo in vantaggio, sulla squadra dove Messina se la cava anche se ha tre o quattro giocatori infortunati, tre o quattro fantasmini cominciando da Brooks. A proposito di Fortitudo, bella, orgogliosa, capace di tenere quasi fino alla fine: se è così allora chi erano quelli delle figuracce precedenti? Cominciando dall’Aradori scatenato nei 20 minuti di fuoco che hanno portato al rogo mezza difesa milanese, lasciando da parte Rodriguez che appena tenta una difesa decente vede allargarsi il sorriso sulla faccia dei rivali, in questo caso una Fortitudo a cui mancava Fantinelli, entrato giustamente nella lunga lista per euro basket 2022, altra sosta obbligata che sembra comica se chi è già qualificato, come Azzurra Fremebonda, tende a strangolare un campionato che è nelle mani del boia chiamato Covid.

Aggiungendo che Happ, uno che fa spesso danni agli altri, anche se in qualche caso pure ai suoi, se ne è andato dolorante dal campo quando ancora c’era partita, beh, allora, la mascella di Ettorre avrebbe motivo di segnalare, a chi spia ogni mossa del più titolato fra i nostri allenatori, che pure lui teme una Reyer in crescita, adesso che Fotu sembra entrato nella sfera De Raffaele, una Brindisi che nelle volate a fruste alzate sceglie sempre la corsia giusta indicata dal Vitucci doge ribelle, forse la stessa Sassari, aspettando che Pozzecco digerisca la sua clamorosità ora proposta con un libro intrigante come dice Olivari. Per non parlare della vera rivale per forza economica e anche tecnica: la Virtus Bologna dove ancora in troppi fingono di non sapere perché la gente mormora e spesso li tratta come meritano, cioè maluccio.

Rivali che tormenteranno Milano se si giocherà la Coppa Italia perché la gara secca spesso brucia pelli trattate con oli profumati da critica melensa. Dove la coppa nazionale? Ah, saperlo, dopo lo scivolone di Gandini su Pesaro dove si indignano, spesso, anche quelli che hanno fatto pochissimo per aiutare il dopo Scavolini. Anche qui servirebbero idee chiare, ma le maschere impediscono di capire chi hai di fronte.

Stesso discorso per FIBA ed Eurolega. Se volete vi mandiamo il trombettiere mongolo, magari salverete una stagione che sta andando verso il deserto del Gobi.

Pagelle da affidare ai riders nella speranza che trovino gente come i vignaioli francesi che ingaggiano raccoglitori d’uva a 11 euro per ora, offrendo colazioni con vino e formaggio di qualità fatto nel dominio e non certo preso dai connazionali imbroglioni che mettevano nei loro pastrugni, spesso dolci, il peggio rimasto, una frode alimentare transalpina che ci ricorda i fuochi della nostra povera casa.

• 10 Al VITUCCI sposato in casa MARINO nel nome della scuola veneziana e di quella di zio Elio PENTASSUGLIA.

• 9 A REGGIO EMILIA per aver scelto un allenatore con vere visioni e fuoco dentro, anche se per noi Buscaglia andava benissimo, per come ha impostato la società sopportando l’esilio a Bologna visto che in città i problemi sono altri.

• 8 A BRIENZA e GALBIATI per la bella notte trentina, anche se la RAI ci ha negato il primo quarto meravigliao della Cremona bella e rimasta tale fino a quando Hommes ha resistito e Poeta non ha congelato la palla che prima amministrava così bene. Su Trento poco da dire: una squadra che porta un allenatore credente più alla neuro che alla fiera delle vanità.

• 7 A SACCHETTI e ARADORI se davvero la loro pace ha risvegliato un bel tiratore, dando un senso ad una Fortitudo che doveva e poteva essere costruita meglio. Meglio di così senza incassi? Beh, effettivamente è dura.

• 6 A Piero BUCCHI imprigionato nella Roma che ha perso anche il giocatore migliore per infortunio. Lui difende la trincea, ma anche la sua maschera antigas presto sarà corrosa dagli acidi.

• 5 A MILANO se pensa di avere soltanto consensi anche quando non gioca in eurolega, quando ha molti infortunati. No, da questo squadrone ti aspetti che sul campo dia sempre una lezione: di gioco, di abnegazione difensiva, di forza del gruppo perché di questo ha bisogno un basket italiano spesso inciucchito dai venditori di fumo.

• 4 Al TRINCHIERI che guidando il Bayern in una bellissima eurolega perché ogni volta ci pentiamo di non averlo aiutato abbastanza per restare nel nostro basket. Questo rimorso ci tormenta, anche se siamo felici per lui e gli altri emigranti sul campo da Polonara a Fontecchio. Il suo Flaccadori? Beh dipenderà dal giocatore o no?

• 3 Alla RAI che ci ha mandato la diretta TRENTO-CREMONA dal secondo quarto. Il Giro d’Italia non aveva già avuto tutto il pomeriggio? Già, ma quelli il basket lo considerano come specchietto per allodole adesso che stanno per tagliare Rai sport, cosa davvero dolorosa per tutti, e per questo siamo tutti solidali con redattori che hanno lavorato sempre al meglio, con il minimo.

• 2 Al LISTONE SACCHETTI per le bolle di euro qualificazione perché anche se lunghissime ci lasciano sempre la stessa amarezza sul poco che è stato fatto in questi anni per reclutare, insegnare soprattutto fra i centri.

• 1 All’EUROLEGA che sembra non fare niente per salvare questa stagione. Dovevano pensarci molto prima, trovando una soluzione senza prima essere tutti contagiati.

• 0 Alla LEGA e quindi anche alla FIP per il poco coraggio dimostrato affrontando una stagione che già si sapeva sarebbe stata a porte chiuse o quasi. Servivano idee, dei loro pianti contro un governo che già è stressato non sappiamo cosa farcene. Tutti sanno criticare, direte voi, ma da chi governa ti aspetti almeno un passo in più rispetto a chi sa benissimo che soltanto i cretini sono convinti di avere sempre ragione.

 

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