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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Benvenuti nella Siberia dei nostri tempi

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Lunedì 5 Ottobre 2020

 

dalmasson 


Ci frana tutto addosso, dopo la pioggia scoprono sempre che i fiumi esondano, i ponti non erano in sicurezza, la gente muore, ma la colpa è sempre degli altri. Statene pur certi.

Oscar Eleni

Nascosto in fondo alla sala Cabiria del cinema Massimo, rifugio torinese dentro il Museo del Cinema dove ci invita sempre Monica Geraci, vestale che difende una nobile arte e la sua storia. Ci faranno vedere un capolavoro di Abel Ferrara con Defoe. Si parla e si pensa alla Siberia il quel rifugio di neve prima di uscire a cercarsi fra orrido, piaceri, scoperte. Ci sembra il film adatto al tempo che stiamo vivendo, così come Torino è il posto giusto per capire che sarà disastro per troppe attività e sport “minori” se il calcio dovesse chiudere, dando la colpa a tutti meno che a se stesso.


Con le USL come arbitri inascoltati, si spera più abili nello scoprire i simulatori dell’arbitro Guida che in Lazio-Inter ci ha fatto capire perché abbiamo giocatori, non importa la scuola o la nazionalità, che potrebbero aprire scuole di teatro, il famoso ufficio facce, dove Beppe Viola e il gruppo dei fantastici che animavano il bar milanese Gattullo, aveva un registro per tenere alla larga gente troppo triste, troppo finta.

Per la verità l’ufficio facce servirebbe anche ad altri sport. Certo la pallavolo è avanti, ma anche sottorete non è facile trovare chi si accusa subito di aver invaso o toccato una palla. Nel basket neanche a parlarne di lealtà. Poveri arbitri, poveri allenatori. Facce, faccine, braccio corto, testa al canile. Comunque sia il caso Juve-Napoli ci dice che ci sono poche speranze di finire la stagione agonistica in tante discipline. Se non riescono loro, i ricconi del balun, ad isolare, prevenire, tamponare, come faranno altri che hanno bilanci estinti dalle porte chiuse, pronti a tutto anche per avere 700, 1000 persone in tribuna, se dovranno creare un domicilio per le loro squadre, lontano dalle famiglie.

Non ci saranno mai soldi per pagarsi alberghi, visite. Come si è visto nel giorno di riposo i ragazzi in Ferrari, sarà ancora l’auto del mito, come dice quel malavitoso che a Montecarlo ne posteggiava oltre trenta, non rinunciano a niente. Hanno parlato con Trump, Bolsonaro, Johnson, i nostri quaquaraquà votati ovunque da negazionisti onorati di sentirsi ignoranti: il virus non è peggio della solita influenza, del torcicollo, della prostatite. Già. Come vi dicevamo la settimana scorsa siamo in piena crisi e all’incrocio troverete il Covid con la sua corona di morte. O la borsa o la vita.

Ci frana tutto addosso, dopo la pioggia scoprono sempre che i fiumi esondano, i ponti non erano in sicurezza, ma la colpa è sempre degli altri, dai fuggiaschi che dovevano davvero stare male se vengono a chiudere aiuto, una mano, ad esempio, anche qui, dove la caccia agli untori presto porterà al rogo, se pur di scappare accettano di fare gli schiavi nella spectre dell’accattonaggio, sicuri che le forze dell’ordine saranno impegnate a sedare risse dove non si indossa la mascherina.

Con questo stato d’animo guardiamo alla seconda giornata del campionato di basket dove l’Armani ha iniziato bene il mese infernale, fra coppa e campionato, anche se l’ufficio facce ci dice che Ettore Messina sa benissimo come stanno le cose. A Monaco era verde e se la prendeva coi vice. Nella mattanza contro Treviso è riuscito persino a sorridere, ma era una maschera per non farsi dire che è sempre scontento anche sul più 40. Ha ragione lui, ma il coro ulula e si gode il risveglio del Leday che ha dato un saggio delle cose che sa far bene, senza risparmiarci quelle che potrebbero far male in Eurolega. Di sicuro dal 2015, dicono, Milano non vinceva di 40, certo una valutazione di più 36 non si registra spesso. Lo diciamo perché lo dicono. Avranno motivi per stare a bocca aperta come Peterson quando guarda la storia dell’Olimpia messa in circuito, anche se tutti sanno benissimo che questa storia è antica, gloriosa, prima di Gabetti, di Armani, pima dell’uomo di Evanston, il posto da dove viene anche il Spoelstra dei Miami che ha portato i Lakers a gara quattro quando Lebron era già pronto ad accendersi il sigaro dell’anello.

Giornata splendida e splendente per Trieste che sbanca la tana del Poz, per Reggio Emilia che ha meno peccatori di Trento, poveri giovani allenatori alle prese con camaleonti non udenti, per la Varese di Bulleri che sa benissimo, però, di aver battuto una Fortitudo figurina, anima in Siberia, mani nel frigorifero con la comica del 13 su 25 ai tiri liberi. Ci diranno che erano tesi per i 1000 in tribuna e la mancanza del tifo “vero”. Bah. Andate alla Montagnola e fatevi dieci miglia di corsa adesso che non c’è più la Vally, vecchio travestito che spaventava i bigotti.

Alleluia per Cantù che trova il successo nella settimana in cui Roberto Allievi presenterà in un albergo milanese il piano di sviluppo della società fino al 2025. Non avevamo dubbi sulla voglia dell’ex presidente di Lega, sulle idee del figlio del sciur Aldo. Nei momenti difficili meglio non dimenticare la storia, pensando, senza nostalgia, ma con la voglia di ricrearlo, il mondo dove Lello Morbelli era magister e questore come diceva il suo amico Giordani che aveva consigliato questo ex compago d’armi cestistiche in terra dove chi sapeva lavorare non doveva presentare passaporti.

Dopo aver scoperto che il caso Suarez ha indignato soltanto per due giorni chi, poi, se ne frega di dare la cittadinanza ai nati qui, la maglia azzurra a chi è cresciuto nelle nostre povere scuole sportive, dedichiamoci alle pagelle da remoto:

• 10 A DALMASSON, che sicuramente condividerà con Ciani, per il colpo di Trieste a Sassari, questa festa che non vuol dire ancora nulla, ma porta entusiasmo in una città dove il basket è religione di comune, provincia, regione.
• 9 Allo SHIELDS armaniano che fra Monaco e la partita con Treviso ha fatto più impressione del magico Leday da 25 punti. Non è il solito fenomeno, ma è di sicuro uno che, come ricordano a Trento, sa battersi.
• 8 A MARTINO e i suoi giannizzeri di Reggio Emilia che magari danno calci al secchio pieno di latte troppe volte, ma poi rimediano, cosa che, purtroppo, non può dire Brienza con i vagotonici di Trento.
• 7 Al BULLERI magico che vince due volate difficili affondando prima Brescia e poi Bologna, le due squadre affidate agli allenatori più coinvolgenti del sistema. Non saranno sempre rose, ma intanto chi ben comincia poi scriverà subito un libro.
• 6 A PANCOTTO per avere avuto la pazienza di aspettare una risposta dalla nuova Cantù, squadra interessante, ma ancora tutta da scoprire.
• 5 A LEGA e FEDERAZIONE se non si troveranno per stabilire come andare avanti, con l’insidia USL, casse vuote, problemi per isolare chi non ha superato il tampone.
• 4 All’EUROLEGA se insisterà nel chiedere trasferte, disagi, viaggi senza pensare ad una soluzione alternativa per mandarla avanti questa eurelega de los milionarios che intanto ha visto andare oltre le previsioni “Tripletta” verderosa colossi come Real, CSKA ed Efes.
• 3 A giocatori come BALDI ROSSI, pilastro di Reggio, perché dopo i progressi dell’ultima stagione alla Virtus è tornato ad essere quello che pensa soltanto al suo attacco, molto spesso non irresistibile. Colpa nostra, perché esaltiamo prima di avere prove concrete. Questo vale per quasi tutti gli azzurrabili, purtroppo, pensiamo al Ricci di Brescia, ma anche per tanti stranieri bidone a cui preferiremmo sempre i Ladurner, Alviti e i De Vico, anche se non ce la sentiamo di condividere la scelta di Ale Gentile per un ritorno all’Estudiantes fra le quinte di un campionato dove sarà soltanto uno del coro.
• 2 A MANCINELLI, seppur appena recuperato, e ARADORI, perché non siamo davvero sicuri che siano i moschettieri che sperava di avere Sacchetti. Se accetti offerte non facili devi avere la forza di imporre almeno giocatori che ti assomiglino un po’ e tutti e due, sappiamo, non starebbero mai nella sua Azzurra Fremebonda.
• 1 A Vincenzo ESPOSITO se dovesse scoraggiarsi per aver perso la prima al supplementare e la seconda in volata colpito da l’ex Abass che, per la verità, era un non rimpianto per tutta la sfida, anche se in questa Brescia qualcuno sembra davvero da rivedere e altri da correggere, cominciando dai centri per finire a Moss.
• 0 Alle CINQUE ancora a zero punti anche se c’è una grande differenza fra Brescia e Fortitudo. Su Cremona inutile infierire, si sapeva. Per Trento e Pesaro serve pazienza e, magari, qualche ritocco già adesso, ammesso che si vada avanti.

 

 

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