- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Sorrisi per non piangere davvero

PDFPrintE-mail

Lunedì 21 Settembre 2020

 

velasco 2 


“Da una parte Velasco con i diciottenni d’oro della pallavolo che iniziano un cammino importante, dall’altra Messina fra coriandoli e i suoi campioni per il riscatto dopo la stagione tragica passata. Sembrano tutti e due felici, ma giustamente preoccupati.”

Oscar Eleni

Pronto a mangiarsi sale e lingua sul vulcano cileno mentre intorno non suona la musica dei Madredeus, ma soltanto e purtroppo, la cetra stonata di chi ama la vita cortigiana. Meglio saltare una cena elegante come quella per i 50 anni della Lega Basket che applaudire gente smemorata a cui i nomi di Porelli, Coccia, Acciari sembrano dire poco, più saggio fingersi troppo vecchi per stare con gente così giovane che facendo elenchi sui 50 migliori giocatori del cinquantennio legaiolo hanno lasciato fuori Bariviera.


Chi ci conosce sa che con Barabba, per colpa e merito di Rubini, non andiamo sempre d’accordo, ma, accidenti, se non c’è lui fra i migliori 50 allora ci prendiamo per buone anche tutte le cose che sono state scritte sulle finali di supercoppa nell’arena della Virtus. Per fortuna ci piace litigare ancora un po’ con questo basket un altro sport, salutare per dimenticarsi quello che ha fatto la Rai con il Golden Gala mettendoci un pannolino sponsorizzato sulla bocca mentre Duplantis faceva il record del mondo.


A dire la verità in questa pandemia, fra ominicchi petulanti, confessiamo che se avessimo avuto Zangrillo dalla nostra parte e qualche milione ne avremmo rotti di televisori. Un po’ come quella sera a Teheran, giochi asiatici, ritorno della Cina nel grande sport, quando un fotografo famoso cercava di farci sorridere raccontando che faceva ripetere esecuzioni capitali per avere lo scatto migliore. Il grande Bernardo Valli, che giustamente ha lasciato Repubblica, ci vietò la rissa. Meglio così. Ma al PalaDozza, dove c’erano le tavole apparecchiate e Geppy Cucciari come madrina arguta, non ci sarebbe stato nessuno a fermarci, magari avremmo potuto dare l’assalto insieme con Campana come ai tempi in cui ci si azzuffava in Gazzetta.

La stessa cosa per una finale che Milano non poteva perdere per troppi motivi ben noti: ha iniziato prima degli altri, ha quasi tutto, salvo un vuoto al centro che potrebbe avvelenarne la corsa, era super motivata e certo più preparata di Venezia, Sassari e della Virtus Bologna, anche se alla Reyer e ai bolognesi ha mostrato la sua faccia da borghese piccola piccola, con quei terzi tempi da 8 punti che non possono essere sfuggiti al Messina smanioso di prendersi il primo trofeo con Milano, uno scalpo anche se piccolo da aggiungere ai tanti della sua carriera illuminata, illuminante per molto tempo, ora e sempre bersaglio mobile per invidiosi e affini.

Brindiamo con acqua minerale Futiga ricavata dai giapponesi a cavallo di un iceberg come diceva il maniaco a Morgan Freeman in un bel giallo. Dimenticare una campagna elettorale deprimente, non dimenticare giganti come Rossana Rossanda che se ne è andata senza vedere ancora ricostruiti i diritti dei ceti meno abbienti. Difficile che accada. Così come era impossibile che questa Lega di smemorati non calasse le braghe davanti alla Rai per regalarle i diritti in chiaro consentendole di farci il solito dispetto delle 20,45, all’ora in cui il basket si martella da solo gli sterili attributi.

Non è certo questa la Rai che aiutò Cenerentola vestita a spicchi, ai tempi di Giordani, portando il basket quasi a corte. No, lo tratterà sempre da valletto, sia chiaro, del balun ripartito sulle note del cantore Pirlo, uno sport misto mare che secondo i maestri cantori, seppure in perdita costante di copie, giurano di sapere tutto sui gusti del pubblico, accetta il servo encomio se stai buonino nell’angolo. Pazienza se SKY preferisce il barnum NBA e poi ulula su Azzurra fremebonda, se Mediaset finge di non sapere che esisti davvero, anche se ogni tanto annuncia al suo popolo imbesuito dalla pubblicità che si gioca pure a basket.

Mentre scoprono, ullallà, che le mafie ballano sui beni ricovero europei noi ci svegliamo nella piscina degli alieni con un orso ai piedi, come quel tipo del Massachusetts e allora prendiamo due foto e le paragoniamo: da una parte Velasco con i diciottenni d’oro della pallavolo che iniziano un cammino importante, dall’altra Messina fra coriandoli e i suoi campioni per il riscatto dopo la stagione tragica passata. Sembrano tutti e due felici, ma giustamente preoccupati. Velasco sa, come avrebbe dovuto intuire Tanjevic dopo le correzioni federali, che anche il volley, spesso invidioso che gli ha reso vita dura prima di stravincere con la squadra del secolo, potrebbe non ascoltarlo come fecero i boriosi del calcio. Messina, invece conosce bene la volubilità di chi usa l’incenso per nascondere la sua natura di borghesuccio che sul campo finge dedizione, ma appena può recita per il mondo esterno facendo capire che il grande guru ha smarrito la grande via.

Vedremo. Il basket che studia poco, che non ha alle spalle un centro studi come quello che alla Fidal ha potuto inventarsi generazioni dorate e forse, adesso un tenero rinascimento pur lontano dal grande podio, dovrebbe permettere a Luca Banchi, Bianchini, Recalcati, Zorzi, Tanjevic, di parlare davvero con la base. Spendete per fare cultura e non giornali manifesto. Niente. Qui si dimentica tutto in fretta e infatti Banchi è senza panchina, Pianigiani è andato a cercare oro, incenso e mirra fra le Anatre laccate di Pechino, Caja scierà sui contratti varesini.

Tutto questo a pochi giorni dal via spezzatino dove Eurosport servirà bene la causa fra la sfida Treviso-Trento del 26 e la prima giornata che partirà alle 12,30 con Roma-Fortitudo Bologna. Per far ingelosire Peterson che crede davvero di essere il peggiore nel fare pronostici, caro Nano, come diceva il Brera, non sbaglia soltanto chi non si prende mai una responsabilità, proviamo darvi la nostra griglia di partenza in un campionato dove comanderanno i ricchi, ma dove i geniali e generosi potrebbero anche dare fastidio persino a chi credeva che bastasse dire si o no ad un referendum per vederci cambiare.

• PRIMA FILA: Milano, Virtus Bologna, Venezia, Sassari.
• SECONDA FILA: Brindisi, Fortitudo Bologna, Brescia, Cantù.
• TERZA FILA: Treviso, Varese, Trento, Reggio Emilia.
• QUARTA FILA: Pesaro, Trieste, Cremona, Roma.

Felice di sbagliare se Trieste o Varese faranno meglio, se i giovani turchi della panchina da Martino a Brienza ci faranno pentire.

Salutando la super coppa giusto che i premi siano andati tutti a Milano, ma delle giornate alla Fiera virtussina ci porteremo via il bello rappresentato dal primo Delaney e dall’ultimo Datome, il Watt che scavava nel vuoto milanese al centro e il giovane Casarin, Bilan e Spissu, Alibegovic più di Abass. Sul brutto rappresentato dalle due giornate nere di Rodriguez, dalla pessima finale di Teodosic e Markovic, dall’espulsione del Pozzecco, che non si può nascondere, per giustificarsi, su una mancanza di rispetto per i suoi giocatori che ha visto soltanto lui. Non siamo sorpresi. Tutta la sua splendida carriera di giocatore era fatta di visioni, speriamo che lo sia anche quella di allenatore che certo non migliorerà se cercherà scuse e non soluzioni dei problemi.

Ci si saluta ricordando a bulli e pupe che soltanto lo sport propone finali come il Tour degli sloveni e sarebbe giusto che qualcuno chiamasse Taucer a spiegare queste meraviglie in una Nazione con due milioni di abitanti. Lui avremmo ascoltato volentieri anche nel nostro campionato, così tanto per sentire ogni tanto la verità e non i luoghi comuni.

 

Cerca