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Duribanchi / Confronto (ammirato) per due super: Luka e Sean

Mercoledì 26 Agosto 2020


sean

 

L’uno (Doncic) con la vita davanti, l'altro (Connery) sul viale del tramonto. Ma entrambi destinati a restare nella memoria collettiva. Grazie ad un quid che pochi hanno la fortuna di avere: la classe.

Andrea Bosco

Riaffaccio con anticipo nonostante la vacanza non sia ancora terminata. Nonostante uno strappo alla schiena che me l'ha rovinata. Nonostante le incazzature che i quotidiani giornalmente portano al mio fegato. E non parlo dell'immondo dibattito politico, né di migranti, né di furbetti del bonus, né di quanto di lurido ogni 24 ore il mondo (in Italia e all'estero) sappia offrire. No: parlo dei “ciofani”: quelli che a 25 anni ancora vengono classificati come giovani. Quelli che hanno “sofferto” per essere stati per mesi reclusi. Quelli che sono andati al mare e che sono ritornati da “infettati”.

Che hanno infettato amici, parenti e chissà chi altro perché “non si sono persi una festa”. E perché in discoteca nessuno ti prendeva la temperatura, ti obbligava alla mascherina e al distanziamento. Perché “dopo aver tanto studiato”, una vacanza “libera” se l'erano meritata. E che sfiga essere andati l'ultima sera a ballare visto che il compleanno del “tuo migliore amico” mica lo potevi festeggiare con distanziamento. Del resto di peggio hanno fatto in provincia di Cremona e Mantova dove si sono radunati per un “rave” addirittura arrivando da mezza Europa senza che la nostra “maravigliosa” vigilanza abbia scoperto (prima) una amata mazza. Erano fancazzisti dello sballo ma avrebbero potuto essere terroristi.

E allora delle due l'una. O la nostra sicurezza (intesa come paese) è nelle mani di incapaci. Oppure (cosa per la quale propendo) l'imput di non fare un tubo, di ignorare, di “svegliarsi” dopo 72 ore di musica a tutto volume a ridosso di una comunità, viene dall'alto. Viene da chi governa. E visto che a governare non è quello con la pochette, la cosa non può che venire dall'obliquo cardinale (bieco o meno fate voi magari dopo aver letto “I tre moschettieri”) il cui risaputo “mantra” è quello di far arrivare sui tavoli delle redazioni ogni giorno qualche cosa di osceno o stupefacente che impedisca una vera analisi dell'iceberg che ha colpito il Titanic-Italia.


Le parole (inascoltate) di Draghi al meeting di Rimini erano state sentenze scolpite nella pietra. Draghi, santa pazienza, non Rocco Casalino. Beh: già scomparse dalle analisi dei giornaloni. Meglio parlare dei giovani che sono tornati dalle vacanze infetti e che hanno infettato. Che ora si pentono. Peccato si pentano sempre “dopo”. In un paese cattolico, roba normale. Ti comporti da figlio di buona donna per tutta la vita? Atto di dolore (purché perfetto) e la sfanghi: il Paradiso magari può attendere, ma con qualche secolo di Purgatorio eviti le fiamme eterne.

Cari giovani, le scuse stanno a zero. A 18 anni ormai si è maggiorenni. Qualche demente vorrebbe addirittura concedere il voto a 16 anni. Del resto, ormai si fa sesso a 13 e a 15 si possono rompere gli zebedei fino allo sfinimento raccontando su twitter ogni malefatta (vera o presunta) dei genitori. Arrivando a chiedere di essere tolti (con sentenza della corte) dalla patria potestà dei medesimi, salvo poi dire alle tue migliaia di followers che “ti prendi una pausa di riflessione”. Poco prima la madre della pulzella (sostenitrice di Trump) e il padre (impegnatissimo liberal), invece di esercitarla (alla faccia del maledetto dottor Spock) davvero quella “potestà” magari buttandole in un pozzo lo smartphone (perché in mano a certi soggetti il cellulare è puro “veleno”), si erano ritirati dal proprio rispettivo lavoro per dedicarsi ad ammorbidire la “divetta” di casa. Come si dice: auguri.

Ma non è per questo che mi sono riaffacciato. Mi sono ripresentato per Luka e Sean. Il primo gioca basket in modo sublime. E rarità in NBA è un “culo bianco” come malamente lo ha apostrofato un avversario afro-americano, in una Lega dominata dagli afro e all'interno di uno sport che sembra essere fatto su misura per la fisicità e l'elevazione degli atleti di colore. Poi però ogni trenta-quaranta anni arriva un Larry Bird e allora le statistiche vanno a farsi benedire. Nonostante i migliori siano stati i Russell, i Chamberlain, gli Erving, i Jabbar, i Magic, i Jordan e i Kobe. Così come adesso lo sono gli James, gli Iannis, gli Harden e i Lillard e i Tatum. Tutti di “colore”. Ammesso che la cosa si possa ancora dire senza irritare le prefiche del politicamente corretto.

Quando spunta un viso pallido, per affermarsi, deve essere davvero un genio del parquet. E Luka Doncic sloveno predestinato, anche senza avere l'elevazione del greco salterino di origini africane, senza avere la fisicità di Le Bron, ha qualche cosa di speciale. Anzi due: una tecnica fuori dal comune (meccanica di tiro, entrata, varietà di tiro) e una intelligenza cestistica da “divinità”. Non a caso, giustamente, è stato accostato a Larry e a Magic, i grandi rivali nella più estesa rivalità tra Boston-Los Angeles.


E poi mi riaffaccio per Sean, inteso come Connery, che ne compie novanta. Era un tipo atletico e “macho” al quale fu affidato il ruolo di 007 in “Doctor No” il primo film della saga ispirata ai romanzi di I.F. E' diventato un attore di una variegata bravura, con uno charme senza eguali. Come certi vini, con il tempo è migliorato. Esempio di un divo che è riuscito a liberarsi del suo “gemello” agente segreto al servizio di Sua Maestà, per diventare artista a tutto tondo. Cosa non facile, come sanno certe star di Hollywood, prigioniere di stereotipi e ruoli costruiti su misura e ripetuti all'infinito per la gioia dei fans e del botteghino. Luka e Sean: uno con la vita davanti, l'altro sul viale del tramonto. Ma entrambi destinati a restare nella memoria collettiva. Grazie ad un quid che pochi hanno la fortuna di avere, da madre natura, in dote: la classe. Il dibattito sarebbe infinito.

Mi fermo qui. Alla prossima. Schiena permettendo.


                            

 

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