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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / A pagare c'e' sempre tempo ...

Sabato 1° Agosto 2020

 

cremlino 


Né connivenza né complicità. Il dissidio tra WA e atletica russa si concluderà davanti ad uno sportello bancario, con buona pace di tutti, in nome della rassicurante e mai accantonata perestroika.

Giorgio Cimbrico

Pare che abbiano trovato i soldi e che possano pagare la multa entro Ferragosto, data caldissima per una delle patate più bollenti uscite dal calderone dello sport e della sua regina bella e spesso scellerata: l’atletica. Se verseranno entro il 15 agosto una prima tranche da 5 milioni e spiccioli, WA sospenderà l’espulsione della federazione russa dalla grande famiglia sui cui domini non tramonta mail il sole. I soldi sono importanti ma non servono a chiudere una vicenda che va avanti da molto tempo. In realtà dal tempo in cui sulle magliette un po’ lanose era stampato CCCP, dicono i critici severi.

Sarà necessario riesumare vecchi termini molto usati nella stagione gorbacioviana: perestroika, glasnost. Chiarezza, trasparenza, onestà per cancellare quella dimensione di connivenza e complicità tra apparati dello stato e mondo dello sport, un’abitudine, chiamiamola così, che va avanti da sempre: Kruscev, Breznev, Putin fanno poca differenza.

Un vecchio inquisitore definirebbe i russi eretici pervicaci e impenitenti. Investiti da uno scandalo dalle radici profonde che affondano anche sotto i Giochi Invernali di Sochi, messi di fronte a prove inoppugnabili, all’evidenza di una distruzione sistematica di “campioni”, alla creazione di documenti falsi, i russi si sono esibiti nei loro numeri preferiti: hanno “purgato” qualche colpevole (e qualche Gola Profonda ha chiesto asilo in America), hanno cambiato la nomenklatura, hanno mostrato disponibilità e in realtà hanno continuato a comportarsi come hanno sempre fatto.

L’ultima appendice, che ha finito per provocare il vivo disappunto dell’unità di indagine, è legata a Danil Lysenko, quel bel giovanottino della Repubblica di Baschiria che nel 2018 ha raggiunto il club dei saltatori da 2.40. “Era malato, troppo malato per potersi sottoporre a un controllo”, dice un documento che doveva giustificare una delle sue assenze a un controllo. Tutto falso, tutto fabbricato in casa.

E così, dura lex sed lex, la Russia è finita sul ciglio dell’espulsione, una misura così draconiana da prevedere poca clemenza anche a chi, in questi anni di indagini e di messa al bando, ha ricevuto il salvacondotto, un specie di passaporto della Croce Rossa: sotto la sigla ANA, atleta neutrale autorizzato, i “limpidi” hanno potuto gareggiare, vincere, conquistare medaglie. Sono i casi della caucasica Mariya Lasitskene, della moscovita Anzhelika Sidorova, del siberiano Sergei Shubenkov. Nei momenti più bui le due ragazze, campionesse mondiali in carica nell’alto e nell’asta, si sono… messe sul mercato, pronte ad accettare offerte. Ne è arrivata una sola, dalla Bielorussia.

Praticando quelli che un tempo venivano definiti bizantinismi, si può osservare che negli ultimi tre anni, periodo richiesto per poter cambiare paese, gli ANA hanno gareggiato sotto nessuna bandiera e così potrebbero essere ingaggiati, ma forse è forzare il regolamento o è un modo sciacallesco di comportarsi.

Alle prese con un problema vasto come il paese che va dal Baltico al Pacifico, l’ex-Iaaf dovrà presto esprimersi anche sui casi di due atleti di vertice, Christian Coleman e Salwa Naser, campioni del mondo anche loro e collezionisti di assenze agli whereabouts, a occhio otto l’anno scorso. “Sono cose che capitano”, ha detto la bahreniana che una volta correva con la jahb e ora esibisce piercing, tatuaggi e un costumino XXS. “Ero a fare gli acquisti di Natale”, ha precisato chi era stato frettolosamente etichettato come l’erede di Usain Bolt. Solo che non è Natale tutto l’anno.

A Wilson Kipsang hanno dato quattro anni che significa chiudere per chi ne ha 38 e, alle spalle, un record del mondo di maratona, una collana di vittorie in tutte le corse che contano e persino un successo su Eliud Kipchoge esordiente sui 42 km. Alla distratta e all’amante dello shopping, vedremo.

 

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