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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / L'occasione (rifiutata) del cambiamento

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Domenica 3 Maggio 2020

 

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Calcio discriminato? Ma come, hanno fatto sempre quello che volevano e ora si lamentano? Ci sarà mai qualcuno che dirà che si può fare a meno di loro? Che il futuro dovrà essere costruito su una semplicità perduta e da riconquistare?

Giorgio Cimbrico

Operazione Swordoff. Visto che tutti “sanno” l‘inglese non sarà difficile tradurre e svelare il nome di chi, di fronte al calcio, non si comporta come gli avversari di Ulysses S. Grant: la resa senza condizioni era sempre accettata. Senza calcio, senza messa, senza coda verso vacanze bestiali, cosa resta agli italiani? Rileggere l’Estetica di Lukacs o la Logica di Wittgenstein, non credo. Ma neppure i romanzi di Liala, temo. Mi ha fatto una certa impressione (negativa) che Damiano Tommasi abbia detto che il calcio è stato discriminato. Ma come, hanno sempre fatto tutto quello che volevano e in una non troppo santa alleanza con i media hanno promosso una mutazione delle menti che una volta si chiamava lavaggio del cervello, e ora si lamentano?

Per dare un mano di dignità a quanto sta accadendo sarebbe bene avvalersi dell’aiuto di un noto commediografo di forti radici italiane ma emigrato oltre la Manica e noto sotto il nome di Guglielmo Scuotilancia. Soltanto un bel fritto misto delle sue tragedie può dar l’idea dello scenario: Lotito e de Laurentiis escono diretti dall’edizione in folio di Riccardo III ma potrebbero anche far capolino da una delle opere più sanguinarie, Tito Andronico: Gravina, con quel suo volto sofferto, è Re Lear; i due reggitori della Lega hanno buona somiglianza con gli sfocati Rosencrantz e Guildenstern, Tommasi è Amleto; Malagò ambirebbe al ruolo di Enrico V. Legittima ambizione. Anch’io vorrei saper scrivere come Tolstoj o Flaubert ma al massimo posso puntare a calarmi nelle penne del pappagallo dello scrittore normanno.

Recitano molti Calibani e non c’è un Prospero in questa Tempesta che pare creata in studio, in una vasca, con un ventilatore ad alzare flutti e un modellino sballottato. Buona parte del mondo sbanda, in America hanno raggiunto i caduti in quell’operazione di polizia diventata il Vietnam, la febbre della riapertura brucia (qui il mercurio sta eiaculando dai termometri) e non si fa che parlare di loro, così discriminati che possono fare quello che vogliono. Andarsene, ad esempio. E io non posso nemmeno andare da Feltrinelli perché è a quattro chilometri da casa. Le consegne a domicilio non fanno per me, annusatore e manipolatore. Con guanti avrei difficoltà.

Tentano di farli passare come i novelli demi soldes, proprio come i soldati di Napoleone che dopo la caduta finale dell’Imperatore, dai Borboni vennero messi a mezza paga. Pronti al sacrificio, alla responsabilità, ma così non si può andare avanti all’infinto e la catastrofe è in agguato, dicono i signori di questa miserevole guerra. A me pare che la catastrofe l’abbiano preparata loro e sarebbe bello andare a vedere i bilanci della Lega e dei club in nome del famoso fair play finanziario. Una volta aveva un nome diverso: si diceva essere in pari, essere sotto, in rosso. E questi hanno sposato un solo colore, il carminio acceso perché hanno sempre pensato che qualcuno avrebbe comprato a peso d’oro, di platino, la loro merce perché senza la gente non può stare. Adesso deve starci e non ho ancora assistito a suicidi di massa.

Merce assente, merce deprezzata dai loro primi acquirenti, le tv. Ne hanno una paura folle e così invece di stendere un piano, ridimensionare, preparare nuove strutture (la pandemia non è un brutto sogno che sparisce come quando, nel dormiveglia agitato, diciamo: no, questo non è così, non può essere così e apriamo gli occhi), capire che tutto è cambiato e sarà così non dico per sempre (anche la peste nera a un certo punto si fermò) ma per molto tempo, questo sì.

Ci sarà mai qualcuno capace di dire di smetterla con le loro batragomiomachie, con i loro coax coax, con i loro squit squit che vogliono sembrare minacciosi? Ci sarà mai qualcuno che dirà che si può fare a meno di loro? Che il futuro dovrà essere costruito su una semplicità perduta e da riconquistare?

 

 

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