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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Porte aperte, porte chiuse, porte girevoli

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Martedì 3 Marzo 2020

 

calcio-balilla 

 

“Non fosse tragico, sarebbe comico. Ma è tragico. C’è il virus. Non è una influenza. È qualche cosa di diverso, ormai. L'emergenza sanitaria si è sommata al terrorismo comunicativo.”

Andrea Bosco

Tutto oscurato. Il successo della Brignone. L'ennesima sconfitta dell'Armani di Messina, oggi fuori dai play off di Europa League. Tutto oscurato dalla follia pallonara di un Palazzo incapace ed inadeguato. Dalle pelose necessità di questo o quel club. Dall’ipocrisia di millanta valletti in servizio permanente. Dalla pochezza di un governo senza idee e senza polso. Dalla non infrequente canea di certa opposizione. Dalla presunzione degli scienziati che proprio non resistono a contraddire in “tempo reale” il collega che ha avuto microfono, riflettori e telecamera a sua disposizione.

Il calcio nostrano è nella cacca. Non né una novità. Il calcio ha il Palazzo che si merita. I dirigenti che si merita. Il problema è che il Palazzo invaso dai gattopardi non è riformabile. I professionisti della poltrona allo scranno non rinunceranno mai. Nel calcio e ad altre latitudini. Sopravvivono i “sugheri” di ogni federazione. Quelli che hanno la responsabilità di aver portato il campionato di calcio a 20 squadre. E quelli che avevano introdotto la cravatta con l'elastico. Ti puoi fidare di gente che non riesce a farsi il nodo della cravatta?

TRAGICO - Non fosse tragico, sarebbe comico. Ma è tragico. C’è il virus. Non è una influenza. È qualche cosa di diverso, ormai. L'emergenza sanitaria si è sommata al terrorismo comunicativo. Del resto così funziona ormai alle nostre latitudini. L'azzeccagarbugli del popolo semina per ore accuse e timori salvo poi constatare – a danno fatto – che il mondo ha provveduto a mettere il paese in quarantena. Poi c'è quello che pur “non è positivo” si mette la mascherina in casa: e vai!

C'è anche chi in questo inverecondo casino sta facendo bene il proprio lavoro. Voglio citare Luciano Onder e il Tg5, la tv privata che sta operando da servizio pubblico. E voglio citare Silvia Toffanin per troppo tempo considerata solo la “moglie di Piersilvio” che con misura e con un parterre di tutte donne ha affrontato il tema scottante del coronavirus. Segnalo Iva Zanicchi che ha 80 anni e che ha rassicurato i “vecchi”. Quelli che nella vulgata dei talk show “dispiace, ma essendo anziani ed avendo altre patologie inevitabilmente muoiono”. Sapientoni: ad Honk Kong ha beccato il virus persino un cane. Se non è una fake direi sia preoccupante.

Non guarderò invece più Maria De Filippi, benché la consideri la più brava, nella televisione-circo che ci ammorba. Perché anche lei ci ha propinato le “Sardine”. Questi “ciovani” che presto avranno come “i ragazzi del Leoncavallo” l'età del dattero e che si distinguono, per l'imbarazzante “nulla” dialettico che offrono. A dimostrazione che il web non è la “figata” che ti consente mentre stai defecando a Milano di collegarti in chat con uno che sta correndo su uno sterrato in Papua Nuova Guinea. Il web è lo strumento che consente a degli sconosciuti di convocare in piazza migliaia di persone a protestare sul dialogo dei massimi sistemi. Perché il fascismo, il nazismo, il razzismo sono piaghe da estirpare. Ma il “sovranismo” è solo uno slogan del quale si riempiono la bocca quanti non hanno argomenti per dare risposte, a poche semplici domande.

EUROPA - A cosa serve l'Europa se le disuguaglianze (nei singoli paesi e tra stato e stato) invece che ridursi si sono nel corso dei decenni allargate? A cosa serve l'Unione Europea se di fronte alle emergenze, economiche, migratorie, sanitarie non riesce a dare risposte rapide, serie, univoche? Che razza di istituzione è quella che mentre nel mondo infuria il contagio, si riunisce per sanzionare l'Italia, colpevole di aiuti di stato alla (peraltro decotta) Alitalia? L'Europa che non sa che pesci pigliare contro il sultano che ammazza e perseguita dentro e fuori i suoi confini. Che invade, minaccia, ricatta, stupra, tortura. L'Europa sembra l'equipaggio del Titanic che continua a ballare e a brindare mentre la grande nave sta affondando.

Sta con l'acqua alla gola anche il calcio nostrano. Porte aperte, porte chiuse, porte girevoli alla Feydeau. Ci sono i cornuti, i manutengoli, le puttane e i puttanieri: nessuno manca all'appello. A patto che non capiti nel mio orticello, va bene tutto: porte aperte e porte chiuse, chi se ne sbatte della salute della gente. E men che meno della regolarità del campionato. Ma poi toccano Juventus-Inter: la spostano assieme ad altre gare. E tutti ipocritamente si stracciano le vesti, ma si guardano dal dire la verità. E cioè che l'Inter aveva fatto la bocca al suo “particulare”: giocare a porte chiuse contro una avversaria apparsa a Lione in grande difficoltà. E cioè che la Juventus, aveva il suo di “particulare”: non dare vantaggi all'avversario che persino il magazziniere sociale detesta. E salvaguardare un incasso da 5 milioni di euro. Quattrini per rinsanguare il bilancio in rosso o magari da destinare alla prossima campagna acquisti.

La Lazio, il terzo incomodo (balzata in testa alla classifica), tace. Ma Claudio Lotito è uno che sa farsi alla grande il “particulare” suo. Non se ne parla di anticipare al venerdì la gara contro l'Atalanta, impegnata la settimana successiva in Champion's a Valencia. Qualsiasi giustificazione, dovesse mai essere fornita, difficile credere a uno che a Roma chiamavano “Er Menzogna”. A proposito di Atalanta: la Juventus gioca da cani. L'Inter gioca da “forzuta”. La Lazio gioca davvero bene. Ma l'Atalanta neppure gioca il calcio del futuro: pratica semplicemente un altro sport. È indietro in classifica, ma se c'è una squadra che meriterebbe lo scudetto, questa è la Dea.

GRIZZLY - Un dito in un occhio merita, viceversa, la giustizia italiana. Quella della Cassazione che dopo aver dato ragione (solita eterna durata del processo) al collega Walter Vecelio del Tg2, lo ha condannato comunque a pagare le spese processuali. Perché il “boia” nazista oggetto della causa, nullatenente, non avrebbe potuto onorare la richiesta della suprema corte. Roba da realtà romanzesca. Anzi peggio.

A proposito di colleghi : complimenti ad Oscar Eleni che tra un paio di settimane si vedrà consegnare la medaglietta dell'Ordine dei giornalisti per i 50 anni di professione. Io l'ho avuta l'anno scorso. Ad Oscar dico: goditi il momento. Te lo sei meritato con una esemplare carriera. E prova, quando te la consegneranno e ti chiederanno di dire due parole, a non “ruggire". Ma conoscendoti, immagino sarà difficile non ti scappi il sospiro del grizzly.

 

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