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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Sport Universitario / In arrivo il tempo delle scelte

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Venerdì 31 Gennaio 2020

 

matytusin 


Doping o meno, il dibattito sullo sport russo è sempre di moda. Ma c’è ora una novità che potrebbe rimettere tutto in discussione: l’arrivo al vertice di Oleg Matytsin, un uomo cresciuto nello sport universitario. Che cosa potrà cambiare?

Alberto Gualtieri

Era da un pò di tempo che discettando di sport internazionale e non, la domanda sul destino sportivo della Russia sorgeva spontanea almeno quanto il giudizio negativo, se non sprezzante, su quanto la vicenda del doping aveva da anni trovato albergo in quel Paese. La bufera “Doping di Stato” che ormai da tempo si era abbattuta sullo sport russo e che, ad opera dei vari organismi, a partire dalla WADA e dal CIO, aveva relegato lo sport russo ad un’attività di nicchia al di fuori delle competizioni internazionali. Parallelamente era sorta una forte curiosità sulle misure che il governo di quel paese avrebbe messo in atto per uscire da tale tragica situazione, tenendo conto che lo sport, soprattutto quello d’élite, è finanziato almeno all’80% dallo Stato.

Appariva chiaro che i vari tentativi di smentite, ricorsi ed imbarazzate difese delle varie strutture russe non aprivano molti spiragli ad un cambiamento di giudizio. Anche perché in Russia lo sport non è un una attività residuale. Da Anadey a Irkuts, da Krasnodar a Petropavlovsk-Kamcatskij, tanto per mappare con un quadro cardinale l’immensa estensione di quella nazione, sono tanti i milioni di cittadini che amano e praticano l’attività sportiva raggruppati in altrettanti milioni di clubs capillarmente disseminati in tutto il territorio.

Bisognava dare un segnale di cambiamento che apparisse forte e chiaro, hanno pensato i vertici russi. Ed allora, defenestrato un apparato giudicato ormai infetto, si cercano nomi nuovi per occupare cariche e responsabilità ai massimi vertici dello sport nazionale.

Il Ministro dello Sport è certamente il vertice più alto dello specifico settore. Ed ecco che la scorsa settimana il nome di Oleg Matytsin viene accreditato di tutti i requisiti necessari per assumere quella responsabilità. Matytsin è nominato (non eletto, da quelle parti non si usa, …) Ministro dello Sport della Madre Russia.

Oleg Matytsyn non nome nuovo per la top class politica russa. Già occupa da tempo alcune posizioni di assoluto prestigio politico e sportivo. Nel 2015 poi è stato eletto (questa volta la definizione è appropriata) presidente della FISU, la Federazione mondiale dello Sport Universitario dopo esserne stato primo Vice Presidente e Membro del Comitato Esecutivo. Per essere poi riconfermato nel 2019.

È giovane (nato nel 1964) ed intelligente, di bella presenza, elegante (finalmente qualcuno così tra i dirigenti sportivi!), culturalmente attrezzato e moderno, non sembra neanche un dirigente sportivo. Stratega cinico quanto basta per fare la carriera che ha fatto, da presidente dello Sport Universitario russo a Ministro dello sport. Magari passando indifferentemente sopra sia a relazioni scomode sia a rapporti ed amicizie, seppure di lunga data. Ingurgitando, con impassibilità e per una convenienza esclusivamente personale, rigidi accordi presi nei lavori di gruppo o individuali. Qualcuno potrà osservare che questo è da sempre il percorso di un “politico”. Vero, ma non per questo bisogna farselo piacere!

Inoltre la sua carica universitaria gli ha permesso di stabilire forti relazioni con tutte le posizioni apicali sportive e governative dei Paesi affiliati alla FISU (oltre 170). In particolare con la Cina con la quale ha intrapreso un percorso congiunto ricco di iniziative di tutto rispetto e prestigio.

Conosco Oleg da quasi venti anni. Sia per essere stato insieme a lui nel Comitato Esecutivo della FISU, sia per avere lavorato per oltre un decennio allo stesso tavolo dell’EUSA (la Federazione dello Sport Universitario europeo), con lui vice-presidente nei miei 7 anni di presidenza di quella Associazione. In quegli anni un Campionato Europeo di Beach Volley organizzato dal CUS Roma a Latina lo vide presente, insieme alla famiglia, come rappresentante della stessa EUSA.

Potrei quindi dire che almeno in linea di principio la scelta di Putin è azzeccata. A maggior ragione poi se si parla di doping. Nelle manifestazioni internazionali dello sport universitario i controlli sono praticamente inesistenti anche perché l’appeal tecnico e il relativo ritorno economico non sono certamente quelli dei tempi di Nebiolo. Tale da giustificare una propensione ai trucchi. La Russia inoltre è ben presente in queste competizioni senza alcun divieto e nessuno si è mai sognato di accusare lo sport universitario russo di frode “chimica”. A torto o a ragione. Oleg quindi da questo punto di vista è “cristal clear” come direbbe un amico britannico

E la FISU? E l’EUSA con le altre Associazioni continentali? E per essere ancora più vicino a noi, il CUSI? Che fine fanno in un nuovo probabile assetto dello sport universitario?

L’americano TSX (The Sports Examiner) in un recente report dava per naturale che il nuovo Ministro lasciasse le altre cariche visto l’impegno non certo leggero che lo attendeva. Ed invece Matytsin ha già dichiarato pubblicamente che non lascerà la presidenza della FISU. Megalomania? Accentramento delle cariche? Chi è molto vicino al ministro sussurra confidenzialmente che Oleg non vuole lasciare la FISU non vedendo al momento qualcuno in grado di sostituirlo. Se così fosse, la decisione suona come una vera bocciatura per il primo vice-presidente, lo svizzero Leonz Eder.

Infatti lo Statuto FISU prevede che se la posizione di presidente rimane vacante per ragioni non previste, la stessa viene ricoperta dal primo vice-presidente fino ad una nuova assemblea elettiva. Accadde così alla morte di Nebiolo con il canadese Edwin (Ed) Zemrau al quale subentrò in seguito l’americano George Killian, regolarmente eletto in una assemblea convocata allo scopo.

Ora che Oleg non se ne vada dalla FISU per mancanza di sostituti appare, se la ragione è quella vera, una “diminutio” per l’intera Federazione. Vero è che Matytsin aveva messo in cantiere alcuni progetti che avrebbe voluto portare in porto rapidamente e sui quali stava lavorando da tempo. L’assorbimento delle Federazioni continentali così come già avvenuto per il continente americano (l’ODUPA divenuta FISU America) e per l’Oceania, avrebbe dovuto aver luogo quanto prima con Africa ed Europa con la conseguente scomparsa dell’EUSA e della FASU che diverrebbero, rispettivamente, FISU Europa e FISU Africa. In attesa dell’Asia, già cosi nascerebbe un organismo di dimensioni e valenza planetarie con un facilmente intuibile enorme potere politico, certo ben superiore a quello dell’attuale FISU.

Altro progetto non da poco è la creazione di una Coppa del Mondo di calcio riservata allo sport universitario gestita interamente dalla FISU ed estendibile in futuro ad altre discipline. Come si vede la differenza con gli attuali World University Championships organizzati da entità locali è quanto meno enorme.

Di un primo vagito di questa nuova creatura gestionale tutta condensata nelle mani della FISU per l’aspetto organizzativo e sportivo, lo abbiamo già ascoltato con le recenti Universiadi 2019 a Napoli. Una manifestazione pienamente riuscita grazie all’enorme sforzo e alla disponibilità delle forze politiche locali (a partire dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e del sindaco di Napoli Luigi de Magistris) nonché al grande “know how” della stessa FISU e dei suoi uomini. L’Associazione Sportiva Universitaria Nazionale (CUSI), come nelle previsioni, è risultata assente, o impreparata, giocando quindi un ruolo di terzo livello. L’elezione, guidata dalla FISU, del presidente CUSI Lorenzo Lentini nel successivo Comitato Esecutivo della federazione mondiale, ha avuto per quasi tutti l’odore di una ricompensa elargita per la riuscita della manifestazione napoletana.

Meglio quindi fare affidamento innanzi tutto su sé stessi, sembra dire Matytsin. Seppure, avendo schiere di subalterni pronti a farsi in quattro con i loro agganci nazionali (ove esistenti), per ricompense di poco conto ma di gran valore personale. E mantenendo ed alimentando così una ragnatela di rapporti apparentemente di natura solo sportiva, ma la cui valenza sociale e politica appare nella realtà di larga e rilevante consistenza. Persino per la Grande Madre Russia. Bravo Vladimir: la “longa manus” sul pianeta, grazie allo sport, pare ora avere un dito in più.

 

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