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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Fuggire dal paese delle foglie morte

Venerdì 17 Gennaio 2020

 

basket-photo 2 

 

Basta poco se nel tuo campo non tutti sono veri credenti, mostrano la loro fede in pubblico, ma quando le luci si spengono, diventano quello che sono veramente: sepolcri imbiancati.


Oscar Eleni

Pronto all’esilio in Alaska per sfuggire al pensiero triste che questa Armani del basket abbia davvero cent’anni e troppe foglie morte. Il freddo sostenibile se ti cedono gratis un giornale come lo Sgagway News, la libidine di essere direttore, inviato, responsabile nella pagina delle lettere dove difficilmente scriveranno quelli che, anche davanti a partite catastrofiche come quella con l’Efes ad Istanbul, pensando ai troppi regali contro un Maccabi non irresistibile anche se imbattuto nella sua tana, se la prendono per le critiche.


Doverose, direbbe lo stesso Messina, che non le ha risparmiate dopo il bagno con l’Efes, normali se non condividiamo l’elogio del tecnico per l’orgoglioso impegno a Tel Aviv, ci mancherebbe, perché contro la squadra di Ioannis Sfairopoulos bastava che Rodriguez e Scola fossero quelli che ad inizio stagione lasciavano tutti a bocca aperta. Opinioni, certo al centro la debolezza sembra evidente se ad un certo punto sembrava che Biligha fosse l’unico in grado di fare argine, con 4 stoppate, dove Hunter spopolava. Delusione Tarzewski. Non fa passi avanti. La squadra non li fa. Al contrario va indietro.

Istanbul un tormento con quel 30 per cento al tiro, Tel Aviv una grande illusione nella notte in cui entrava il tiro da tre e diventava incubo quello da più vicino: 10 su 32 (quasi peggio del 10 su 17 ai liberi) e ogni canestro lasciato da sotto diventava contropiede letale. Come del resto le 15 palle perse, la statistica ne dà 14, ma non conta quella lasciata a metà campo sul finale del terzo quarto da Rodriguez. Vero che negli ultimi 10’ non è stato più regalato un pallone, ma è proprio questo che fa innervosire perché il Maccabi era stato spinto sull’orlo del burrone chiamato paura. Allora è vero che Milano ha difeso bene. In parte. Ci sono stati momenti purtroppo in cui bastavano Wilbekin, tenuto a secco per un quarto da Sykes, Dorsey e Hunter a far crollare la diga messiniana.

Basta poco se nel tuo campo non tutti sono veri credenti, insomma sembrano quelli che parlano di famiglia, mostrano la loro fede in pubblico, ma poi, quando le luci si spengono, diventano quello che sono veramente: sepolcri imbiancati.

Purtroppo non tutte le informazioni arrivate a Messina quando è diventato presidente allenatore sono state valutate davvero. Questo è costato tanto. Ora se ne sono andati White e Mack (ci sono mai stati ?), ma la squadra resta fragile e se i tempi di recupero fisico, ma anche mentale, sono quelli visti all’inizio di questa serie infernale tutta in trasferta, allora come si può credere che in Coppa Italia, 3 partite in 4 giorni se vai in finale, o nei play off, in campo ogni 2 giorni, le cose andranno meglio.

Fra Brescia, Trieste e Brindisi la ricerca di un ristoro italiano che non sembra facile perché saranno tutte e tre trasferte al veleno, persino al Pala Rubini, beh a Trieste non dimenticano quello che a Milano fanno finta di non sapere per poter prendere un dollaro in più, anche contro la squadra del povero Ghiacci piena di buchi, dicevamo, potrebbe esserci tormento se la lista infortunati resterà sempre aperta come in queste due trasferte europee.

Campionato, ma pure viaggio ancora ad Istanbul dal feroce saladino Obradovic che sembrava in ripresa fino a quando non ha incontrato il grande amico Pesic e un Barcellona capriccioso che dopo una partenza alla grande, 11-0, più 15, si è fatto rimontare, incatenare, complici gli arbitri, si capisce, ma succede da sempre nelle competizioni europee e l’ULEB non è riuscita a guarire il grande male della sudditanza, anche se è logico che davanti ad oltre 10 mila persone, come Istanbul o Tel Aviv, molti fischi ti vadano per traverso. Rimontato come Milano, ma vincente nella volata con gli uomini giusti, più Claver di Mirotic. La stessa cosa non è capitata al Real Madrid che torna dalla Russia con dolore: spade sguainate per il micragnoso 60-55 della sconfitta col CSKA; botte da orbi, mentre infuriava il tifone Shved, nella caduta contro il Khimki, squadra dispettosa come il Valencia.

Mentre ascoltiamo allibiti il battibecco fra Bergamo e Firenze, per i cori contro Gasperini, uno che non si tira indietro e se gli danno del figlio di puttana ti risponde che saranno le loro mamme vere figlie di buone donne, scopriamo che Percassi considera persecutorio il concetto che si ha su certi tifosi atalantini, mentre Commisso, un miliardario di origini italiane arrivato dalla America per rilanciare la Viola, urla al mondo che si manca di rispetto ai tifosi fiorentini se dici che alcuni di loro sono dei poveri mentecatti quando vanno allo stadio per insultare.

Cose nuove dal mondo …

… mentre vi regaliamo le pagelle sul doppio viaggio Armani dopo aver fatto gli auguri a Dino Meneghin per i suoi splendidi 70 anni:

DELLA VALLE 5,5 – La sua difesa col piumino resta inguardabile anche quando segna qualche bel canestro.

MICOV 5 – Il professore sta finendo dietro la lavagna, sembra sempre senza la benzina che serve.

BILIGHA 6 – Almeno lo vedi, lo senti, certo ha i suoi limiti, però dà sempre qualcosa.

GUDAITIS 5,5 – Un recupero fin troppo lento e a rimbalzo prende solo quello che gli casca nelle mani. Come tutta la squadra, purtroppo.

ROLL 5,5 – Fiammate, catalessi, vallo a capire.

RODRIGUEZ 4,5 – Un torero col fiore in bocca. Stanchezza e misteriosa prigionia in sé stesso e in quei palleggi senza un senso.

TARZEWSKI 5,5 – Come tanti suoi compagni non completa mai una bella giocata. Poi si fa dominare dai nervi quando gli arbitri lo considerano un semovente letale.

NEDOVIC 5,5 – Da Istanbul dove non si vedeva a Tel Aviv con qualche reazione, ma è ancora indietro.

CINCIARINI 5 – Lo capiamo se non capisce, ma certo si vorrebbe vedere uno con la rabbia e non con l’asciugamano per consolare chi sbrocca.

SYKES 5,5 – Anonimo in Turchia, difesa a parte, quasi utile nel risveglio a Tel Aviv. Toglietegli il freno a mano, liberatelo.

SCOLA 4,5 – La crisi del patriarca. Comprensibile se pensiamo agli straordinari che ha dovuto fare per mascherare le lacune di troppi.

MESSINA 5 – Anche se per noi è sempre da 8 a salire: peccato che non trovi nella ciurma gente che ha voglia di sporcarsi davvero le mani e magari porti a casa almeno due palle vaganti a partita. Troppi fiorettisti per chi ama la sciabola. Per chi non hai creduto alle parole, ma soltanto ai fatti.

 

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