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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Non dobbiamo ricostruire sulle macerie

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Sabato 28 Dicembre 2019

 

conte

 

Sono quelle che restano del CONI (e delle Federazioni) dopo gli otto mesi di guerra del dimissionario Sabelli e dei suoi mutevoli ordini di servizio. Bisognerà ora ricostruire, e in fretta. Ma a condizione di spazzarle via, e tenendo conto che nella conferenza di fine anno del presidente Conte ... 

 

Luciano Barra

Non convenite che sarebbe un buon consiglio da dare al Ministro Spadafora? Quello di azzerare tutto, di riparare ai danni fatti da Sabelli, alle sue nomine, ai suoi ordini di servizio e di ricominciare tutto da capo, con persone di sua fiducia e, soprattutto, “con” il CONI e non “contro” il CONI? Sono passati ormai vent’anni da uno dei momenti più bassi della politica nei confronti dello sport nazionale: mi riferisco all'intervento dell’allora Ministra Melandri al Consiglio Nazionale del CONI. Ero presente, e ho ancora copia di quel discorso da maestrina dalla penna rossa fatto col viso dell'arme e rivolto più ai Presidenti delle Federazioni che al CONI. Discorso che intendeva avere un obiettivo preciso: “rinnovare lo sport italiano”.

Vi risparmio i passaggi e soprattutto le premesse, a partire dalla pantomimica Commissione Grosso, scioltasi nel nulla nel caldo dell’estate del 1999. Mancava solo la più logica (e sottintesa) conclusione: “mangiate questa minestra o saltate dalla finestra”.

Ricordo che la mattina dopo quel discorso entrai nella stanza presidenziale di Bruno Grandi – in quei giorni presidente facente funzione del CONI – e gli chiesi a brutto muso: “Bruno, ma perché non hai preso la parola e non hai reagito a quella sequela di offese a noi tutti e alla storia del nostro sport?”. Ecco cosa mi rispose: “Luciano, io sono romagnolo e figurati come mi ribolliva il sangue. Stavo per prendere la parola quando chi mi stava accanto mi bloccò, dicendomi ‘lascia perdere’!” Chi non avesse capito chi era quella persona, me lo chieda e in via privata glielo chiarirò.

Sapete tutti come andò a finire, con una legge che ha portato più danni che benefici, compresa la demagogica norma che stabiliva che per essere eletto a qualsiasi carica sportiva, anche la più alta, era sufficiente una qualsiasi tessera sportiva, purchè detenuta per soli due anni. Come se per partecipare ai Campionati Italiani o ai Giochi Olimpici bastasse essere tesserato per due anni e non piuttosto raggiungere e superare gli standard d’ammissione precedentemente fissati.

Poi quel Governo nel giro di un anno evaporò. Ricordo che il giorno della caduta di quell'Esecutivo eravamo a Torino alla riunione della Commissione di Valutazione per i Giochi Olimpici del 2006, presieduta da Thomas Bach, allora solo membro del CIO e non ancora Presidente. Un arrogante funzionario del CIO chiese che valore potevano avere le garanzie che avevamo presentato, in quanto firmate da politici non più in carica. Nel silenzio più totale da parte italiana – voluto o imbarazzato – toccò a me rispondere che noi eravamo il Paese del diritto e che quanto era stato firmato da un Governo continuava comunque ad essere valido. Fui biasimato da qualche “mamma-santissima” per quella risposta!

Ma torniamo ai giorni nostri. Allora il danno fu consumato in più di un anno, ma per fortuna non fu irreparabile. Ora sono bastati solo otto mesi per procurare danni anche maggiori. Ed è ben noto che è ben più facile distruggere, mentre ricostruire è quasi sempre proibitivo. Per questo credo che sarebbe necessario ripartire da zero e non ricostruire sulle macerie. Buttiamoci alle spalle “l’impostazione sabelliana” – come incautamente scritta da un attento cantore – e cerchiamo nelle nomine future di evitare “personaggi surreali, … fuori dal mondo” come ha definito Sabelli uno dei separati in casa.

Forse non c’entra niente, ma devo dire d’essere rimasto toccato da quanto detto Carlo Verna, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti nell'introdurre la Conferenza Stampa di fine anno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Per chi non l’avesse sentito in TV, la riporto: “Proviamo però a spezzare quel circolo vizioso per cui solo uno sport tira commercialmente. Solo di quello si parla e così gli altri pur animati da straordinari campioni sono sempre più trascurati. Il calcio è bello ma valori, educazione alle regole e cura della salute fisica sono propri di tante discipline e credo che vadano raccontate sempre di più e forse qualche forma d’incentivo, per chi realmente lo fa, sarebbe da pensare”.

Io non ho capito bene a chi si rivolgesse, ma è una affermazione che dovrebbe entrare nell’anima e nel corpo di chi oggi svolge funzioni di politica sportiva o professione di informazione.

 

 

 

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