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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Verso il cimitero degli elefanti

Venerdì 27 Dicembre 2019

 

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"Zero in pagella alle Federazioni che contano i dobloni del nuovo Ministero ma continuano a prendere fischi per fiaschi, credendo alle sagre e non al duro lavoro per l’agonismo che richiede competenza e fatica."

Oscar Eleni

Dalla Nuova Terra russa nell’Artico, appena invasa dagli orsi polari che se ne fregano degli esperimenti nucleari, locatario coatto di un locale senza bagno di Beluja Guba dove il nuovo zar ha mandato un dissidente. Approdo meritato per chi non vede le cose con lo stesso acume dei padroni che considerano la carta stampata buona per il pesce, dai saccentoni che, se ti lamenti, come ha fatto Luciano Barra, una storia sportiva di gran lusso, rispondono di sintonizzarsi sul mondo come va adesso. Beh, non ci stiamo. Cosa vuol dire sintonizzarsi? Sembra l’invocazione del trio Aldo Giovanni e Giacomo quando chiedevano di invocare il dio Pdor figlio di non so chi nella meravigliosa sceneggiata fatta per Tel chi el telun.

Ci siamo accorti di essere già all’ esilio in questa settimana “santa” per i soliti venditori di fumo, per i finti che alzano muri e respingono la gente urlandoti in faccia “devi essere più buono”. Sì, certo, avevamo già capito che fare il bagnetto alle Maldive per il calciatore in vacanza dava più spazio delle gare vere e proprie, ma non pensavamo che cestisti e pallavolisti fossero i sacrificati, per esigenze televisive, erano vuoti, avevano bisogno di fanti ubriachi da mandare in scena come si faceva in guerra.

Sì certo, la SKY deliziosa aveva la Premier e la pallosa NBA, la RAI persino la serie B, ma il meglio lo offrivano sotto rete e sotto canestro. Niente. Buoni, a cuccia. Per fortuna dall’Artico l’orso bianco ci lascia leggere e allora troviamo, grazie a Gianfranco Colasante, le previsioni sull’atletica italiana per il 2020 mentre si straparla di podi olimpici in genere: 52.mi gli uomini, 34.me le donne per la federazione che, come dice GFC, ora ha più candidati alla presidenza di atleti con il minimo per andare alle Olimpiadi.

Pensavamo che una giornata di basket con il record d’incasso per il derby di Bologna che tornava dopo 10 anni, un santo Stefano con l’Armani spedita nell’enclave russo di Kaliningrad, la città dell’ambra e di Kant, unico tedesco tollerato a 1234 chilometri dalla capitale anche da chi non ha leggi morali dentro di sé, orsi neri invece che bianchi, per giocare contro il CSKA Mosca che non aveva campo sotto il Cremlino, meritassero più attenzione. Sì, erano l’altra copertina in rosa, super servita la vendetta di Hackett e James contro Messina, per il resto tabellini e un titolo misterioso: Cantù quarta in fila, Pesaro si annunciano provvedimenti. Peccato che non ci sia il testo.

Ma forse questo basket confuso, lacerato, se lo merita. Tutti ci chiedono: anche l’anno prossimo farete un campionato con 17 squadre visto che la formula dice 2 promozioni e 2 retrocessioni? Loro, lassù, fra le buche e la cloaca ammiccano: ma no, dai, sapete tutti che qualcuno resterà fuori per debiti, altri perché non ce la fanno più. Sussurrano nomi di società che da lontano sembrano sane, entusiaste, ma dovremo aspettare per sapere le amare verità già anticipate dal Pea.

Per il momento camminiamo sulla strada che porta al cimitero degli elefanti dove l’esultanza per il ritorno di Ibrahimovic al capezzale del Milan agita la platea, meno Gene Gnocchi, per fortuna: “Ora Pioli è tranquillo, farà il secondo a Zlatan”. Vero che il nostro mondo ha già accolto campioni al tramonto che qui chiudono volentieri la corsa, da Ronaldo a Ribery, ma l’idea generale è che si cammini sul burrone e non lo diciamo per le dimissioni di Sabelli, per l’abiura del ministro alla pubblica istruzione lasciato senza portafoglio, per il pasticciaccio brutto della Lega calcio e, ancora più brutto, della Lega basket che non ha neppure un Abete di scorta, ma è sicura di trovare salvezza nei giovani turchi che sanno dove si trovano i talleri, pazienza se saranno crudeli come quando dominavano gli anni pari e perdevano in quelli dispari.

Il basket bulimico che cerca luce ed è condannato alla miniera, un giochino dove la gente ha la mente cortissima e magari non ricorda che a Milano, ad esempio, le stesse promesse fatte al Pianigiani erano state fate, prima a Banchi, Repesa, Scariolo, persino a Bucchi. Attenti ricercatori del nuovo a non trovarvi fra i mangiatori di api.

Giornata da zero in condotta per troppi giocatori, per troppa gente e, a proposito di elefanti venuti a chiudere in queste terre non tanto lontane, bisogna dire che anche Scola e Rodriguez hanno fatto una brutta impressione a Kaliningrad, anche Micov, sicuramente l’irriconoscibile Brooks, ma la squadra ha retto lo stesso l’onda rossa anche se ha subito il serpente inaspettato come dicevano a Freddy Mercury: loro temevano il quarantello di Mike James e si sono trovati il record di punti in Eurolega di Daniel Hackett appena congedatosi da Azzurra Fremebonda, dopo i tormenti del mondiale mai nato e che non avrebbe voluto giocare dopo aver scoperto che in troppi approfittavano delle cure gratuite in nazionale per andare verso la stagione.

Certo Milano si domanderà se valeva la pena sacrificare il super-io di James, il faraone, per Mack ora congedato e sostituito dal Keifer Sykes che l’anno scorso fece penare con la maglia di Avellino, piccolo elfo di Chicago. Molti si domandano se il bonus Brosterhouse, forse l’errore più grave di Rubini negli acquisti, non è stato sprecato con il vegano White. Insomma una Milano che a Madrid e col CSKA ha fatto di capire di avere decrittato il codice Messina, ma, come nelle prove d’orchestra felliniane, c’è chi suona il tamburo quando toccherebbe ai violini. Certo è difficile fare una squadra nuova se devi tenerti gli abbagli dei padroncini che c’erano prima, ma nella sostanza sembra ancora un’Armani in sofferenza e nel fine anno in casa della più bella Virtus vista quest’anno, purtroppo contro la Effe diranno in via San Felice, ci farà capire cosa avranno da dire a febbraio in Coppa Italia e poi nei play off.

Pagelle doppie condivise col portale "Oscar veleni":

10 Al TEODOSIC che ci ricorda il grande Lebowski, il Drugo dei Coen per cui Djordjevic ha scritto una pagina nuova.
10 Ai PAPARAZZI che svelano le vere facce del potere ipocrita che sembra vero solo sui tweet.

9 A PIERO BUCCHI, allenatore della Roma battuta da una irritante Reyer campione a 3 decimi dalla fine, per aver accettato la sconfitta senza strangolare Dyson.
9 Al PINOCCHIO di Garrone che sembra davvero il film giusto per il Natale di questo reame sconclusionato.

8 A Daniel HACKETT che una Milano saggia non avrebbe mai dovuto liquidare, ma quelli erano i giorni in cui si preferivano i figli non prodighi ai figliastri generosi.
8 Agli SCIOPERANTI francesi che accettano di andare a piedi o in bicicletta e non ascoltano le promesse fasulle di chi se la gode altrove.

7 Alla coppia veterana CAJA-PANCOTTO che stanno tenendo a galla Varese e Cantù facendo il meglio con quello che passa un convento dal braccio corto.
7 Ad ANCELOTTI che almeno si è goduto le feste a Londra senza dover rimpiangere le sceneggiate di chi lo voleva a vita.

6 Ad EUROSPORT per come ha servito il basket nella giornata dove era facile smarrirsi. Bravi tutti.
6 A Zlatan IBRAHIMOVIC perché lui e il suo agente arrivano sempre dove vogliono. Certo è una dittatura dei nuovi padroni, ma alla gente piace e i giornali festeggiano.

5 Al grande POPOLO FORTITUDO se dopo i tormenti di derby straperso non sapranno distinguere i giocatori veri da quelli finti.
5 Ai FRATELLI INZAGHI, dominatori del momento, se dimenticheranno cosa hanno scritto e detto gli stessi che oggi li esaltano.

4 Alla FEDERBASKET che invece di occuparsi dei pasticci legaioli dovrebbe far sapere che non avremo un'altra stagione zoppa come questa.
4 A Igli TARE il vero cervello nella Lazio di Lotito se si illuderà di aver accontentato quelli che adesso straparlano di scudetto dopo averlo ingiuriato per mesi.

3 Ai GIOCATORI DI VARESE se pensano di essersi fatti perdonare certe figuracce in trasferta strapazzando PISTOIA. Artiglio non lo penserà mai.

2 Al carissimo SARRI che risponde ai critici spiegando come a lui piaccia dominare le partite per poi vincerle. Giusto. Ma prima devi avere il pallone.

1 A Dada PASCOLO tornato a livelli decenti dopo troppo tempo se non spiegherà a noi e a Trento cosa gli è capitato davvero, a parte gli infortuni.
1 Alla PREMIER inglese che si è goduta il suo calcio per le feste un nove che cala di molto vedendo furbate per perdere tempo, qualche rantolo finto, che ci hanno fatto pensare al nostro calcio.

0 Ancora TRIESTE ai ceppi. Vergognosi nell’inizio a Trento, terribili fino alla fine e con la faccia tosta di chiedere la testa di un allenatore che con loro doveva essere spietato dal primo giorno. Brocchi senza speranza.
0 Alle FEDERAZIONI che contano i dobloni del nuovo MINISTERO ma continuano a prendere fischi per fiaschi, credendo alle sagre e non al duro lavoro per l’agonismo che richiede competenza e fatica.

 

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