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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Schiacciate vincenti e uomini di polsino

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Martedì 10 Dicembre 2019

 

egonu 

 

A zonzo tra i fatti della settimana cercando conforto nella Tosca magnifica e negli exploit delle ragazze, dall'Egonu alla Pilato. Anche se il Paese, ignaro e giulivo, piroetta sempre sull'orlo del baratro.


Andrea Bosco

Trentuno, trentadue, trentatré: il braccio di Paola Egonu è un maglio. Il collega di Sky è in estasi. Il volley, a livello mondiale per club, parla italiano. Le ragazze di Conegliano in Cina hanno stappato prosecco. Nettare messo in pericolo dalle brame austriache sull'originalità del prodotto. Discussione antica: lo spritz veneziano fu portato sui tavoli del bàcaro “Il Calice” dove al pomeriggio si giocava a tressette dai marinai austriaci (prosecco e seltz) quando il Veneto faceva parte dell'Impero? Oppure la variazione successiva (prosecco e aperol) lo rende invenzione autoctona? Buone entrambe le versioni: spritz deriva dal tedesco spritzen che significa “spruzzare”. Ma l'Aperol è roba italiana.

Del resto il contenzioso con gli austriaci è vario: ditelo a Vienna che la loro Wiener è stata copiata dalla cotoletta alla milanese. Secondo Pietro Verri, il primo tentativo di “milanese” fu effettuato dai canonici di Sant'Ambrogio durante un banchetto celebrativo: “lombolos cum panitio”. Chiusa qui? Non proprio visto che Ambrogio era un immigrato tedesco, ma eletto e proclamato vescovo a furor di popolo.

Se Conegliano celebra la sua venere (miglior giocatrice del torneo), i maschi di Civitanova in Brasile si sono issati sul tetto del mondo (facendo “triplete”) grazie alle magie di uno che si chiama Juantorena, come il “cavallo” cubano che non aveva avversari nei 400 e negli 800.

E' stata una settimana di gloria per lo sport italiano. Grazie al nuoto, dove femmine (soprattutto) e maschi hanno fatto egregiamente (ancora una volta) il loro agli Europei. La bimba Pilato vola nei 50 rana e benché non sia riuscita a qualificarsi per la finale dei 100, l'impressione è che nel giro di un paio di stagioni anche la doppia distanza, magari non nuotata in totale apnea, possa essere alla sua portata. E poi le altre e gli altri: oro, argento, … mirra. La divina Fede a 31 anni, “silver” nei 200 stile, mandando un messaggio senza fronzoli in chiave olimpica. Là dove la Russia che ha pesantemente – secondo la WADA – “libato” con la chimica, è stata esclusa.

A proposito di irregolarità: dice che la FIP ha pronto un dossier adversus Lega basket che non avrebbe vigilato sui conti di alcune società iscritte ai campionati. La faida tra i “capoccioni” da tempo è in atto.

Sul parquet il fatto del giorno è Cremona che affossa la Bologna di Teodosic. Capita nello sport di perdere. Ha perso per la prima volta in stagione anche la Juventus e i sanculotti hanno già innalzato la ghigliottina alla quale vorrebbero avviare la testa di Sarri. Siamo al ridicolo, con evidenza. Ma dire che la Juventus di Sarri (al netto dei troppi infortuni) non ha equilibrio, dire che difende peggio della Juve di Allegri e segna di meno rispetto a quella del tecnico livornese, non è lesa maestà. E' fotografare la realtà.

Il presidente del Milan Scaroni ha ironizzato sulla volontà del Comune di Milano di “tenere” parte del Meazza in piedi a poche centinaia di metri dal San Siro che potrebbe venire, definendola una “una prima volta quantomeno innovativa”. Balle: gli esempi (una decina) ci sono, nel mondo. Da Barcellona a Dortmund nel raggio di meno di 500 metri uno dall'altro. Il Comune non vuole tenere in piedi una cattedrale (inutilizzata) da 80.000 persone. Il Comune chiede resti in piedi il primo anello, quello originale (circa 20.000 posti) e che venga utilizzato per il calcio femminile e per altre attività. Il “vulnus” neppure è nostalgico. La materia del contendere è sulle volumetrie accessorie al nuovo impianto. Inter e Milan vogliano creare a San Siro una mini City Life. Tradotto: vogliono (per sostenere i costi del nuovo impianto), fare contemporaneamente business edilizio. Le società hanno il diritto di andare a costruire il loro stadio eventualmente altrove, conoscendo rapidamente la posizione dell'amministrazione di Milano. Il Comune non si nasconda dietro ad uno stuzzicadenti. E dia una risposta.

Milano una grande risposta l'ha data il 7 dicembre per la Prima della Scala: una “Tosca” magnifica. Magistralmente diretta da Riccardo Chailly, curata nella regia teatrale (e in quella televisiva), ben cantata (meglio il tenore e il baritono – a mio parere – della soprano). Ho vissuto le dirette per il TG2, durante i miei 20 anni di lavoro alla RAI: non rammento un applauso altrettanto lungo per un Presidente della Repubblica, quale quello riservato dal pubblico del Piermarini a Mattarella. Come se Milano avesse mandato un messaggio al Presidente: ci fidiamo di lei, ma che accidenti sta succedendo nelle stanze dei bottoni?

Non mi addentro nelle quotidiane faide politiche, né in tecnicismi elettorali o finanziari. Solo riflessioni su quanto il convento mediatico offre.

Da cittadino vorrei una legge elettorale che chiusi i seggi mi dica chi ha vinto e che consenta a chi ha vinto di governare: possibilmente per cinque anni. Le coalizioni parlamentari gratificano la Costituzione, ma finiscono inevitabilmente per consegnare il Paese ad una serie infinita di compromessi. Una volta a mettersi d'accordo erano i De Gasperi e i Togliatti. Oggi la statura politica dei protagonisti è decisamente più bassa.

La seconda: c'è chi grida al pericolo MES (il fondo salva-stati) e chi denuncia il “terrorismo” di chi al pericolo “grida”. Non ho né la competenza, né la voglia per dare un giudizio. Ma posso capire chi non si fida e teme che nottetempo l'Europa possa mettere le mani (prelevando) nei conti dei risparmiatori. Dice: maddai. Invece è possibile. E' già successo: a me, così come a voi. Non lo fece l'Europa, lo fece il governo italiano. Lo fece Amato, con la “benedizione” dell'allora presidente della Repubblica. Dice: fu fatto per “salvare l'Italia dal baratro”.

Il fatto è che il “baratro”, in Italia, è sempre spalancato. Perché il debito è enorme, perché la spesa pubblica è sistematicamente fuori controllo e continua a crescere. Perché aziende decotte continuano ad essere idrovore, irrorate dal denaro dei cittadini. Perché in Italia nulla si riesce a “tagliare”: né i parlamentari, né gli enti inutili, né le millanta partecipate, né gli smisurati consigli di amministrazione delle aziende di stato, né le Province che dovrebbero essere state abolite ma che viceversa continuano a costare (come prima e più di prima), né togate pubbliche istituzioni (a libro paga del Paese) che si “riuniscono” due volte al mese.

Chiunque governerà (presto o tardi) dovrà prendere atto di questa situazione. Più che delle macro o micro tasse. Più che dell'evasione fiscale dilagante. Più che delle “bestie” o delle “sardine”.

I sondaggi dicono e non dicono. Ma io reputo che demonizzare l'avversario non sia mai una grande idea. Come diceva Enzo Ferrari: “Parlatene bene, o male: basta che ne parliate”. Insomma: l'effetto ordigno australiano è dietro all'angolo.

In ogni caso, tutti, ma proprio tutti dovrebbero prendersi le proprie responsabilità. Io sono un vecchio professionista. Ho lavorato nei quotidiani, nei settimanali, in tv, alla radio, nel settore libri, oggi sul web. Mi sono occupato di sport, di cultura, di moda e di spettacoli. Ho fatto il cronista, l'inviato, il caporedattore. Diciamo che ho maturato competenze. Qualcuno temerariamente arriva ad affermare che sono “bravo”. Ma se domani qualcuno perdesse la brocca e mi offrisse la direzione del Corriere della Sera io non saprei da che parte cominciare. Farei certamente dei danni. E avendo contezza dei miei limiti, massacrando il mio ego, rifiuterei l'offerta.

Ma nel paese c'è chi il proprio ego non ha voluto massacrarlo.

Ora: chi ha comprato un'auto usata rivelatasi taroccata ha – a mio parere – le medesime responsabilità di chi l'ha venduta. C'è un limite all'improvvisazione. Detto tra noi, nessuno “diventa Indro Montanelli”. Si nasce Montanelli, così come si nasce Luigi Einaudi. Non puoi spacciarti per quello che non sei e che non potrai mai essere. Come scriveva Fortebraccio di un avversario politico, pur volendo sembrare “uomo di polso”, ti riveli solo “uomo di polsino”.

Le cronache riportano che un artista (qualche galleria ha deciso di considerarlo tale) si è “divorata” (a favore di telecamera e telefonini, ovviamente) la banana (vera) che Maurizio Cattellan aveva esposto in un museo quale sfottò sulla (immagino) “degenerazione” dell'arte, diventata, a suon di dobloni, “consumo”.

Niente di nuovo. “Consumavano” copiosamente nel Rinascimento. Per non parlare del Settecento: Canaletto sfornava (meravigliose) tele con più frequenza di quanto Berengo Gardin non faccia (altrettanto meravigliosamente) con la sua macchina fotografica.

Ora, le banane, per certuni, possono avere effetti lassativi. Eviti lo statunitense David Datuna, eventualmente, anche solo di “pensarci”.

Parecchi anni fa ha già “provveduto” un milanese: inscatolando e numerando il suo “prodotto”, con una provocazione ben superiore al suo “pasto”. Novanta scatolette di 30 grammi, messe in vendita all'equivalente di 30 grammi d'oro. Era un genio. Il suo nome, Piero Manzoni.



 

  

 

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