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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Il comune senso del buon senso

Martedì 5 Novembre 2019

 

biblioteca

 

Se non sei della banda delle “marchette” (televisive) nessuno ti “fuma”. Oggi avrebbe difficoltà anche il vecchio Idro a farsi ospitare. Figuriamoci quelli che non scrivono e mai scriveranno come Montanelli.

Andrea Bosco

Mamma, i tedeschi! Che sberle la Ferrari. L'Olandese Sfasciante l'ha accusata di aver barato. E di aver usato “power” illegale per vincere tre Gran Premi. Menzogne, replicano da Maranello: le “verifiche” hanno appurato che la Rossa non ha frodato. Resta l'ennesima magra stagione. Con la Mercedes ed Hamilton meritatamente campioni e la Ferrari che ad ogni Gran Premio trova un motivo per farsi del male: le gomme, il pit stop, la strategia, la power, le sospensioni, l'impianto elettrico, la safety car, gli sfasciacarrozze in agguato su ogni circuito. E - va detto - la rivalità ruvida tra Vettel e Leclerc.

Troppo presto dato per bollito il tedesco. Troppo presto insignito delle stigmate del fenomeno, il monegasco. Il vero campione è l'inglese. Che ha certamente una macchina migliore, ma che raramente sbaglia. A Binotto hanno mandato di traverso la festa di compleanno.

La Ferrari sembra il Napoli delle ultime stagioni (non di questa): arriva fino ad un passo dal successo, poi la Juventus lo schianta. Come la Mercedes, la Juventus sembra avanti anni luce rispetto alla concorrenza. Un mio amico, “gobbo” sfegatato suole dire: “Pensa: tutto per colpa di un cartone”.

Difficilmente la concorrenza coglie l'evolversi delle situazioni. Più facile gridare che ti hanno “arrubbato” lo scudetto. Gridare contro il “sistema”, contro il Palazzo, contro gli arbitri “incapaci”. Elencando le iniquità subite, mai gli “sfondoni” a favore. Il campionato di calcio sembra la fotocopia della politica: nessuno che dica la verità.

Tasse o non tasse? Questo è il problema. Tasse, per molti miliardi ma nessuno che dica che queste misure sono state ipotizzate “in deficit”. Si è lavorato sull'evasione fiscale (auspicabile si faccia sul serio) e su altre “leve”. Robetta che andrà ad incidere su Pantalone. Tradotto: i consumatori. Qualcuno ha letto di un “taglio” delle mille partecipate, bacino di voti e di sprechi? Qualcuno, di una razionalizzazione delle spese sulla sanità? È giusto che una siringa costi a Bolzano 1 e a Catania 80? Non mi avventuro oltre: finire tra Scilla e Cariddi (a proposito, è tornato di moda il ponte sullo stretto di Messina, pensa te) proprio non vorrei. Ma ho potuto constatare che non un'auto usata, sarebbe pericoloso acquistare da Tacchia. Dopo le rivelazioni del giornale economico più prestigioso del mondo (non con tutto il rispetto della Gazzetta di Pescasseroli) direi che qualche riflessione andrebbe fatta anche sull'eventuale offerta di un ferro da stiro nuovo di zecca.

La giustizia italiana: surreale. Ammazzi un cristiano? Dopo sei mesi esci in permesso premio per fare un provino per una società di calcio. Rubi gasolio e ti filmano? Non basta per condannarti. Undici dipendenti di una ditta del milanese l'hanno sfangata: assolti, perché i filmati non sono (per il giudice) prove bastanti.

A Milano il sindaco un giorno sì e uno anche si occupa del nuovo stadio di Inter e Milan, ballando tra un Meazza da non demolire e cubature speculative (dal punto di vista edilizio) che ne imporrebbero l'abbattimento.

E sai, nel frattempo, che c'è? C'è che all' Università Statale gli studenti (studenti?) fanno un rave party (vietato) giocando tra dolcetto e scherzetto, saccheggiando i locali adiacenti l'Aula Magna. Dalle 16.00 alle 5 del mattino successivo. Ovviamente senza che nessuno sia intervenuto. Un rave, silenzioso, evidentemente.

La politica: una volta era “nobile”. Almeno: così dicevano.

C'è una cosa, impossibile da rimuovere: il comune senso del buon senso. E se in fatto di giustizia, di povertà, di migranti, di lavoro, di burocrazia infetta, di razzismo, violenza alle donne e ai minori, di maleducazione e diffuso bullismo come ha scritto sul Corriere delle Sera uno che da tempo, (inutilmente) lo semina (il buon senso, intendo), dai “buca”, la gente alla fine si stanca. Votando magari per chi va (anche) alla sagra dei “cornuti”. Perché in fondo “becchi” di qualcuno o di qualche cosa lo siamo (o lo siamo stati) tutti.

Fine (quasi) del pistolotto. Il sultano è passato all'incasso, il tycon (in cambio?) ha avuto la sua libbra di carne terrorista. E al di là del Tevere sarebbero economicamente nelle canne, prossimi secondo un libro di Nuzzi, al default. Che detto con pane e salame significa: fallimento.

No: prima un'ultima cosa. Una cittadina di sessant'anni del cosentino, passa la notte su una panchina per poter essere al lavoro alle 5 del mattino. Fa le pulizie in una azienda, ma abita fuori città. E l'ultimo autobus passa a mezzanotte. Ha bisogno di quel lavoro (2 ore al giorno per 300 e rotti euro al mese) e non ha alternative. La ditta non ne vuole sapere di spostarle l'orario per aiutarla. Una tra le migliaia di storie (indecenti) italiane.

Bello il campionato di calcio con Atalanta e Cagliari davanti a qualche big: giocano meglio di qualche big. Ma non dite “per merito del Var”. Di tecnologia si può morire. In nessun altro campionato d'Europa gli arbitri considerano il Var uno strumento di spettacolo. Nessun collega europeo ne abusa in maniera tanto petulante e proterva. In Italia gli arbitri di calcio sono divisi in “correnti”. Quelli che il Var è un supporto. E quelli che il Var è una seccatura che li “sminuisce”. Poi ci sono quelli bisognosi di una urgente cura: quelli che hanno redatto il protocollo sul fallo di mano in area. Rispetto al quale non si capisce una mazza. E che provoca ogni domenica le più forti indignazioni. Il gioco del calcio è stato pensato per uomini che le braccia le muovono. Penalizzati solo dalla volontarietà dell'intervento. Insomma quelle di Maradona e di Henry sono porcate da sanzionare. Quasi tutte le altre sono “natura”: provate voi, innovatori, a saltare o a cadere a terra con le braccia dietro alla schiena. Vorrei vedervi.

Nel campionato di basket spadroneggiano Virtus e Armani secondo pronostici. Sprofonda Cremona, in crescita Brindisi, fatica la Reyer scudettata che avrà (quando?) Goudelock, scommessa intrigante, stante il grave infortunio patito dal Minimamba. Reyer che verosimilmente paga una campagna di rafforzamento inadeguata. Ma la Bissona lagunare solitamente chiede il “duribanchi” ai playoff. Le buone notizie arrivano dal Messina europeo: rinato persino il bocciolo Della Valle. Armani si candida per un ruolo importante a livello continentale. E in campionato il Moraschini in crescita fa ben sperare anche in chiave Azzurra.

Un ricordo, commosso, per Gianfranco Civolani. Che ho conosciuto (preistoria) sui campi di calcio e di basket. E che un anno fa ho intervistato per una mia rubrica su Rmcsport. La rubrica non c'è più perché non c'è più Rmcsport. Mi resta il ricordo di una intensa conversazione con un collega bravo e spiritoso che parlava della sua Bologna e dello sport in quella sua bellissima città con l'entusiasmo di un ventenne. Un ventenne di una volta: quando “sognare” era di rigore.  

Un ben tornato, infine, ad Oscar al quale hanno rimesso in sesto l'anca e che avevo sentito prima dell'intervento. E al quale sono grato per aver fatto girare un bel contributo su Mike d'Antoni: scritto con amore.

L'Orso ha rivelato di aver letto molto durante la degenza: siamo in pochi. I libri, ho scoperto, valgano ormai poco, praticamente zero. Dopo aver venduto una proprietà in Francia ho cercato di collocare numerosi volumi collezionati in molte stagioni: questione di spazio. A parte qualche rarità fotografica e d'arte, non c'è mercato. Alle biblioteche non puoi donarli perché sono sature. Resta il macero. Ma ho letto che dei bravi volontari a Legnano si sbattono ogni giorno per salvarli e per rimetterli in circolo. Siamo in pochi. Non ingannino fiere ed eventi: i visitatori ci sono, magari anche qualche successo nelle vendite. Il problema poi è: chi legge veramente?

Per non parlare della comunicazione. Se non sei della banda delle “marchette” (televisive) nessuno ti “fuma”. Oggi avrebbe difficoltà anche il vecchio Idro a farsi ospitare. Figuriamoci quelli che non scrivono, mai hanno scritto e mai scriveranno come Montanelli.

Duribanchi? Duri: finché dura.

 

 

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