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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Ma quanto ci manchi, Maestro Roberto!

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Domenica 13 Ottobre 2019

 

4x4-usa 

 

I grandi avvenimenti atletici, siano Mondiali o Olimpiadi, sono ormai considerati dalla stampa come eventi da “consumare” al momento, senza poi approfondite analisi e, perchè no, qualche opportuna riflessione. Che potrebbe aiutare a capire e a programmare meglio il futuro.

Luciano Barra

Si, Roberto Luigi Quercetani ci manca veramente tanto. Lui con i suoi “numeri” e con la sua sconfinata memoria storica sull’atletica avrebbe avuto molto da dire dopo Doha. Assenza che si è sentita ancora di più con il silenzio caduto dopo i Mondiali sulla stampa, sportiva o no, un silenzio assordante. Al martedì un bel pezzo del “globetrotter” Andrea Buongiovanni (ha aggiunto il debutto sulla Ginnastica, oltre al solito Rugby, arrivando così a 6 sport coperti sulla rosea) su Crippa ed un’analisi generale di Franco Fava sugli italiani e poi nulla più.

La Gazzetta è presa con il suo Festival: venerdì scorso 7 pagine più 7 di pubblicità. Alla fine saranno una trentina “redazionali” e non so quante altre di pubblicità. Alcuni bei pezzi su Bebe Vio e sulla Pellegrini. Per il resto ho ancora difficoltà nel capire, al di là degli aspetti commerciali, il motivo di questo Festival. Spero che qualcuno me lo voglia spiegare.

Cosa avrebbe invece potuto scrivere Quercetani? Ammesso che avesse trovato spazio, avrebbe fatto incursioni in alcuni “numeri” tecnici, molte valutazioni e segnalato alcune primizie di Doha. Ma Roberto ci ha purtroppo lasciati. Provo così a sostituirlo, scopiazzando qua e là, sperando che lui non si offenda.


Stakanovisti della corsa. – A parte la Hassan che con 10.000 e tre volte i 1500 ha fatto una bella scorpacciata, merita di essere citata la bella polacca Justyne Swiety-Ersetic. Ha corso 6 volte e sempre con grande impegno. Le hanno risparmiato solo la semifinale della 4x400 mista. Ma poi non si è fermata più con 50”1 in finale della mista, 50”95, 50”96 e 51”34 nei tre turni dei 400 individuali, dove è stata 7ª in finale, e poi 52”2 e 50”1 nei due turni della 4x400 dove ha suggellato il tutto con un sorpasso magistrale sulla Giamaica per la medaglia d’argento.

Nulla di speciale se si pensa che il suo miglior stagionale era di 50”85 ma ha colpito la gioia di correre senza mai lamentarsi, anzi sorridendo sempre. Una menzione a parte merita Anna Kielbasinska che pur con un record personale di 51”51 nella staffetta d’argento ha corso in 49”7!

Le staffette del miglio. – Gli statunitensi hanno sbancato la IAAF nelle tre staffette del miglio (compresa quella mista) portando a casa 23 medaglie d’oro invece delle previste 12! Infatti in tutte le staffette hanno cambiato completamente formazione tra semifinale e finale, meno nella 4x400 maschile dove London (44”5 in entrambe le gare) ha corso ambedue i turni. E secondo il regolamento le medaglie spettano a tutti.

Coraggiosi e dissacranti poi gli americani con la Alison Felix. È vero che ha vinto l’oro nella 4x400 mista, ma dopo aver corso un magnifico 49”8 nella semifinale della 4x400 è stata sostituita dalle due 400.ste ad ostacoli che sono state gettate nella mischia. Ora la Felix, fra gare individuali e staffette, ha raggiunto quota 20 medaglie d’oro (tra Giochi e Mondiali) a cui va aggiunta ora quella della batteria della 4x400 femminile. Niente male.

Per quanto riguarda gli uomini è interessante una classifica delle migliori performance, anche in considerazione della fantastica prestazione del nostro Re, che ci ha permesso di agguantare la finale. Ovviamente, nonostante la deludente prova nella gara individuale, gli atleti statunitensi dominano anche questo settore. Quindi, nell’ordine, quello che di meglio sul “giro” si è visto a Doha:

43”5 Cherry (Usa)
44”1 Cherry (Usa)
44”1 Benjamin (Usa)
44”1 Allen (Jam)
44”1 Richards (Tto)
44”2 K. Borlee (Bel)
44”3 Re (Ita)
44”3 Thomas (Jam)
44”4 Zambrano (Col)
44”5 London (Usa)
44”6 Kerley (Usa)

In senso negativo merita una citazione anche lo spagnolo Husillos, uno da meno 45” che nella prima frazione della semifinale della 4x400 è riuscito a correre in 48”1! Grazie a questa contro-prestazione (gli altri tre hanno corso tutti in 45” basso) la Spagna si è di fatto giocato la qualificazione per i Giochi di Tokyo, e pensare che nelle passate stagioni erano arrivati vicino alla barriera di 3’ (3’00”65).

La nostra 4x400 è andata meritatamente in finale maturando una crescita continua del settore, soprattutto nelle categorie giovanili. Ai Mondiali era accaduto due volte, rispettivamente 36 (Helsinki 1983) e 22 (Atene 1997) anni fa. In semifinale ha anche sfiorato il record italiano, risultato che comunque ci pone solo al 41° posto mondiale di tutti i tempi. Il 3’01”60 è solo al quinto posto come performance italiana. Merita ricordare le frazioni di Doha in semifinale: Scotti 46”4, Aceti 45”4, Galvan 45”5 e Re 44”3.

Il record nazionale ottenuto del 1986 (Europei di Stoccarda) aveva avuto come artefici: Buongiorni (46”30), Zuliani (44”91), Petrella (45”22) e Ribaud (44”94), a livello individuale non superiori agli attuali ragazzi. I nostri sono maturi per battere questo record, ma nelle 4x400 bisogna avere la fortuna di trovare la gara giusta e poi bisogna saper correre nel modo giusto e i nostri, pur avendo le potenzialità, sono ancora lontani dal saperlo fare, forse con la sola eccezione di Aceti.

Invece le ragazze, causa vari acciacchi, non sono riuscite ad andare in finale, ma il loro 3’27”57 dovrebbe garantire l’accesso nelle 16 squadre per Tokyo. Le loro frazioni in semifinale sono state: Chigbolu 52”1, Folorunso 52”0, Trevisan 52”3 e Lukudo 51”2. Servirà un certo progresso di tutte perché per andare in finale ai Giochi bisognerà correre almeno in 3’26”, come dire un secondo e mezzo meno di quanto fatto a Doha.

Ostacolisti nelle 4x400. – Abbiamo citato le due ostacoliste americane che d’autorità sono state inserite nella finale della 4x400 femminile. Ed hanno corso frazioni eccellenti: la McLaughlin in 48”7 e la Muhammad in 49”5, ben al di sotto dei loro personali. È naturale che un atleta dei 400 ostacoli offra prestazioni eccellenti in frazione di staffetta. Ricordo che Fabrizio Mori ad Atene 1997 aveva corso una frazione da 44”56! D’altra parte gli USA, privi di un Norman fuori condizione, hanno schierato in ultima Rai Benjamin: 44”1, proprio niente male!

Non vi sono molti altri ostacolisti che hanno fatto molto bene nelle staffette. Il più sfortunato è stato sicuramente Edwin Moses che venne chiamato a sostituire nella finale di Helsinki 1983 l’infortunato Mike Franks. Ma in terza frazione Willie Smith si scontra con l’atleta russo e va a terra. Moses corre un eccellente frazione in 45.13 ma la squadra USA arriva 6. dietro l’Italia. Altro ostacolista che nei primi anni Ottanta ha corso più volte la staffetta del miglio è stato Harald Schmid, ma senza grandi prestazioni.

Il migliore rimane Angelo Taylor con tre medaglie d’oro di seguito, da Osaka 2007, con una frazione di 43”7, ma non possono essere dimenticate le prestigiose medaglie d’oro conseguite per la Gran Bretagna da Kriss Akabusi (44”59) a Tokyo 1991 e da Stephane Diagana (44”69) a Parigi 2003. Mentre a livello olimpico, su tutti, svettano le due medaglie d’oro (Melbourne 1956 e Roma 1960) di quel grande atleta che fu Glenn Davis e che, con le altre due medaglie nella gara individuale, chiuse la carriera con 4 ori!

Curiosità spicciole. – Penso che Roberto non avrebbe evitato di citare altre “chicche” come l ‘ultimo chilometro di Cheptegei nei 10.000 (2’27”57) con un ultimo giro di 55”39 e la seconda parte della gara coperta in 13’14”23. Quanto a Yeman Crippa, è stato un vero metronomo con due frazioni, quasi identiche, sul piede di 13’35”. Da notare che in questa gara con finale diretta, al via c‘erano solo quattro europei, di cui tre soltanto arrivati.

Penso infine che Quercetani avrebbe anche citato gli ultimi 300 metri di Lewandoski e quel 39”92 che gli ha permesso di raggiungere il bronzo e il stabilire record polacco nei 1500. Così come avrebbe ricordato che gli americani, per la prima volta, hanno vinto gli 800 metri maschili con Brazier che con il suo 1’42”60 ha tolto a Johnny Gray il record statunitense. Con l’occasione Quercetani avrebbe anche ricordato le ultime vittorie olimpiche degli USA negli 800 con John Woodruff (1936), Mal Whitfield (1948 e 1952), Tom Courtney (1956) e l’ultima di Dave Wottle (1972).

Scusa Roberto se immeritatamente ho provato a sostituirti. Tu rimani per tutti noi (amanti dei “numeri e nomi” che arricchiscono, come in nessun altro sport, la storia dell’atletica) il solo e insostituibile Maestro.

               

 

 



 

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