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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Sempre sbagliato fischiare, ma ... …

Martedì 8 Ottobre 2019
                    
san siro

Servirebbe un tasso minore di ipocrisia. La favoletta del professionismo regge fino ad un certo punto. Si può dire di no. Ma è anche vero che nel calcio ormai le bandiere sono drappi sgualciti.

Andrea Bosco

Da Doha senza furore. L’Italia dell’atletica è piccola nel mondo. I commoventi e sofferti 10.000 di Crippa valgono il primato italiano che resisteva dal paleozoico, ma l’ordine d’arrivo recita ottavo posto. Gli africani sono in certe specialità imbattibili. Tortu va veloce ma le sue “partenze” sembrano sempre da “dilettante”. Lewis potrebbe spiegargli come si fa. Gimbo vola nell’alto, ma non abbastanza, benché con l’alibi del lungo infortunio. Piuttosto: la barba stile Salvator Dalì, da “personaggio”, è una idea rivedibile.

Da Doha, una sola medaglia di bronzo. Tante indicazioni positive, ma poco in prospettiva. Il pasticcio delle ragazze nella 4x400 ha preso i titoli dei giornali: capita a chi ci “prova”. Certe cose a chi sta a casa, davanti al televisore, non accadono.

Atletica piccola al mondiale. Italia del rugby alla quale manca più di un euro per fare un milione. Contro il Sudafrica ha fatto tenerezza. Il rugby italiano è in crescita, oggi sta accanto alle migliori. Ma la differenza è ancora abissale. Mentre in Ferrari i due “galli” si beccano e ormai visibilmente mal si sopportano, in motoGP la tirannia di Marquez si è consolidata. L’iberico è un mostro e converrà solo applaudirlo per la bravura.


Balla male per Pep Guardiola in Premier, dove il Liverpool continua a stupire quanti non ne hanno seguito la crescita, anche prima dell’arrivo del vulcanico tedesco che siede in panchina. Sbocciano talenti nel continente: Ibraham al Chelsea, l’incredibile Sancho al Dortmund.

In tre giorni l’Inter di Conte ha sbattuto sul Barcellona e sulla Juventus. Conte è bravo ma lamentoso. Diverso da Mourinho che “ci fa”. Conte, “c’è”. Vive il calcio così. Si esalta e si indigna. Ha ragione a condannare quei tifosi che vorrebbero la rimozione della sua stella all’Allianz di Torino. Le stelle sono state attribuite ai calciatori che hanno fatto la storia della società. E il calciatore non ha colpe se poi l’allenatore da dottore si trasforma in mister Hyde.

Servirebbe un tasso minore di ipocrisia. La favoletta del professionismo regge fino ad un certo punto. Si può dire di no. È vero che nel calcio ormai le bandiere sono drappi sgualciti. E che gente come Boniperti, Rivera, Sandro Mazzola, Gigi Riva, Paolo Maldini, Antognoni e Totti è irreperibile anche da Diogene. Ma si può dire di no: specie quando certe proposte arrivano da certi versanti. Se dici di “sì”, in omaggio a Guicciardini e al suo “particulare”, poi non devi indignarti se il pueblo si incazza. Perché il pueblo Guicciardini non sa chi sia. Ma sa chi sia Razzi, profeta del “fattilicazzitua”. Insomma, se fai certe scelte, il minimo che ti possa capitare è che ti fischino.

Io reputo sia sempre sbagliato, fischiare. Non parliamo poi di insultare. Ma non mi meraviglio. Cambi la moglie, cambi di casa, cambi l’automobile: mai cambierai al squadra per la quale tifi. La comprendi e la maledici. Ti esalta e ti deprime. La passione per una squadra è come la religione, il dio che preghi. Se “cambi”, abiuri. E se “abiuri” in pochi ti comprendono e quasi tutti ti maledicono. Diventi un “infedele”.

“Infedele” a suo modo è diventato Maurizio Sarri: ci ha messo un poco a comprendere di essere atterrato su Marte. Poi, prese le sue precauzioni, ha fatto quanto fanno gli allenatori smagati: non ha preteso di adattare i giocatori al suo gioco. Ha adattato il suo gioco ai giocatori. Bernardeschi a uomo su Brozovic è stata una abiura al Sarrismo. Efficace, tuttavia: sul piano del gioco e del risultato.

Acque agitate a Casa Milan, dove tutto è ormai possibile. Acque intorbidite a Palazzo Marino: la sovraintendenza ha dichiarato il secondo anello del Meazza, patrimonio di interesse culturale. Cinesi (dell’Inter) e americani (del Milan) sono in febbrile attesa. Se il Meazza resta in piedi, addio al nuovo impianto a San Siro. E quindi addio alla speculazione edilizia. Ma Sesto San Giovanni con la sua immensa area dimessa da riqualificare è lì: disponibile. Se la sovraintendenza (Franceschini c’è? Batterà un colpo?) non molla, non si vedono altre soluzioni. Visto che lo stadio lo vogliono fare assieme. Milano non è Londra con i suoi sette impianti. Ma in fondo, due, Milano, potrebbe permetterseli. Entrambe le proprietà di Inter e Milan sono ricchissime, quindi potrebbero. A meno che, …: ecco, appunto. A meno che.

Entro in punta di piedi nel basket. La cosa bella è Teodosic: un alieno planato sui parquet italiani. La cosa che fa pensare, sono le difficoltà di Milano. La cosa che non ha risposte è il periodaccio della Reyer che probabilmente ha sbagliato la campagna acquisti. Di solito Venezia si scatena ai playoff. Ma non tutte le stagioni hanno ciambelle con il buco. Sassari sta volando perché ha costruito una buona squadra. Così, come a mio parere, Trento e la sorprendente Varese. Mastro Meo avrà le sue gatte da pelare a Cremona. Ha ragione Oscar Eleni: con i Teodosic e Rodriguez sono arrivati anche Tir di brocchi. Tutti sorretti dalla speranza (dei presidenti) di poter piazzare poi il “colpaccio”. Ma da un modesto Clintòn, non tirerai mai fuori un Sassicaia o un Amarone di qualità.

Certi presidenti sono, del resto, la fotocopia del Palazzo. Il debutto sfavillante di Teodosic è stato visto da pochi intimi. Mandato dalla RAI sul suo canale sportivo in concomitanza di Inter-Juventus su SKY. E poi si stupiscono che i “giganti” imberbi (o le gigantesse) preferiscano il volley al basket.

 
 

 

 

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