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Piste&Pedane / Personaggi: Il futuro appartiene a Salwa

Sabato 5 Ottobre 2019

 

saiwa ed

 

Determinata, disinvolta, sicura di sè, un fenomeno in assoluto. Forse l’immagine copertina di questa discussa edizione dei Mondiali, pur ricchissima di grandi individualità. Il 48” e poco più sul giro la lancia nella storia.

Carlo Santi

DOHA – Nulla è impossibile per Salwa Eid Naser. Non è, o meglio non sarà impossibile neppure cancellare quel primato dei 400 metri mai avvicinato da nessuna. Parliamo del record di Marita Koch, 47”60 ottenuto nell’ottobre del 1985 a Canberra. Sulla pista del Khalifa Stadium Salwa lo ha dimostrato correndo in 48”14, la finale più folle di questo Mondiale strano, Mondiale nel deserto con poco pubblico se non ieri, ottava giornata dell’evento, con le tribune finalmente piene. Sarà stata la presenza di Mutaz Essa Barshim nella finale del salto in alto oppure un intervento dell’organizzazione locale per spingere dentro un po’ di persone ...

Di certo la preparazione del Mondiale non è stata curata in troppi particolari, in primis nell’orario, come se le gare fossero un’appendice trascurabile. Prendiamo i 100 e i 200 metri. Il giorno dopo la finale (e le semifinali) dei 100 il calendario ha previsto subito i 200. Per non parlare delle otto, leggasi otto, ore del programma di giovedì, dalle 16,30 alle 24,30 con una diluizione delle gare pazzesca, ben oltre il limite della noia con un’enormità di buchi che neppure la televisione gradisce. Su questo tema torneremo più avanti, a Mondiali conclusi.

Ma eccoci al fenomeno Salwa Eid Naser, la ragazza che respira con il naso anche dopo uno sforzo incredibile come la finale del giro di pista. In questa finale la ragazza del Bahrain nata in Nigeria, a Onitsha, ventuno anni appena, ha dimostrato che finalmente i 48” sono di nuovo prestazione realizzabile e non impossibile. (foto Iaaf.org).

La prima donna a correre sotto il muro dei 48” è stata, nel 1983, la ceca Jarmila Kratochvilova che nella stessa stagione scese a 1’52”23 negli 800 metri, prestazione che è ancora oggi il record mondiale. Due anni più tardi Marita Koch, tedesca dell’est, sparò quel formidabile 47”60 mai più avvicinato. L’aspetto di Jarmila e di Marita, più la prima che non la seconda, era piuttosto mascolino, ma quelli erano anni diversi nei quali imperava lo sport di Stato con tutto quello che ne conseguiva.

Adesso Salwa El Naser riporta in pista anche la femminilità con i suoi tatuaggi e i suoi piercing, con un fisico minuto e compatto (è alta un metro e 68 e pesa 54 chili) dalle gambe sottili e potenti. Gareggia per il Barhain come altre atlete e atleti arrivati dall’Africa e “acquistati” con i petrodollari. Lei con il Barhain un legame lo ha per davvero essendo il padre barheinita mentre la mamma è nigeriana. Non è stata nazionalizzata: a convincerla definitivamente a gareggiare per il Bahrain è stato anche l’accordo trovato: in cambio della scelta potrà studiare all’università.

A Riffa, dove vive, è arrivata all’età di 11 anni e subito si è dedicata all’atletica e ai 400 metri e adesso è nella storia di questa gara, terza donna di sempre, ma ne è il futuro. Si è lasciata alle spalle eroine come Maria-José Perez, Cathy Freeman, Sanya Richards e Allyson Felix.

La sua è stata, nello sport, una trafila formidabile. Tra le giovani è stata al vertice spesso, Olimpiadi di categoria comprese, quelle di Nanchino nel 2014, dove ha conquistato la medaglia d’argento. Ma c’è tanto altro nel suo curriculum che fino all’età di 18 anni ha corso con il velo, l’ihijab, nel rispetto dell’islam e ha seguito la tradizione del Ramadan. Adesso la campionessa dei 400 è spesso negli States dove l’ha invitata Ashotn Eaton, con il quale si allena. Il decathleta, che è il suo grande sponsor nello sport, aveva intuito, già da tempo, il grande talento di Salwa.

 

 

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