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Piste&Pedane / Personaggi: il sottile Steven che ha battuto l'uragano

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Sabato 5 Ottobre 2019

 

gardner 


Più forte della natura. Il ragazzo itinerante arrivato dalle piccole isole Abaco, nelle Bahamas, ha dominato con facilità il “giro” mondiale di Doha, ma il suo vero obiettivo resta la rivincita olimpica di Tokyo.

Daniele Perboni

Settembre 2019. L’uragano “Dorian”, con venti sino a 295 chilometri orari, investe le Bahamas, uno stato insulare corallino formato da oltre 700 isole, a nord di Cuba. Sette miliardi di dollari di danni, 50 morti accertati, migliaia di dispersi e centinaia di migliaia di case distrutte. Davanti a questo tragico scenario chi avrebbe scommesso sulla presenza della squadra bahamense a Doha? Forse nessuno. Tranne i suoi dirigenti che, hanno dichiarato «Non inviare gli atleti ai Mondiali non è mai stata un’opzione». E così è stato.

Grazie a piccole donazioni, finanziamenti governativi e un piccolo prestito, dieci atleti in maglia azzurra si sono presentati regolarmente, pur essendo gran parte della squadra direttamente colpiti da Dorian”. E fra questi l’argento dei 400 donne Shaune Miller-Uibo (48”37, record sudamericano), Steven Gardiner, oro sull’identica distanza a suon di sesta prestazione mondiale di tutti i tempi (43”48), il giovanissimo (17 anni) Terrance Jones (20”43 ddi personale sui 200) e l’iridato dell’alto a Osaka 2007 Donald Thomas (35 anni, qui eliminato in qualificazione con 2.22).

La piccola nazione, meno di 400.000 abitanti, al Congresso IAAF che si è svolto i giorni precedenti le gare, ha visto una sua leggenda sportiva, la 53.enne sprinter Pauline Davis-Thompson, campionessa olimpica nei 200 a Sydney 2000, nominata membro onorario a vita della IAAF.

Da adolescente l'atletica per Gardiner era un'entità sconosciuta. Si limitava a sfruttare il suo alto e sottile fisico, simile a una matita (1.95 per 75 chili di peso forma), per la pallavolo. Sport preferito per la maggior parte della sua giovinezza. La “folgorazione” è arrivata a 16 anni, nel 2012 (è nato a Moore’s Island il 12 settembre ‘95), davanti alla Tv, guardando le Olimpiadi londinesi. Non immaginava il giovane Steven che cinque anni dopo su quella stessa pista sarebbe stato in corsa per una medaglia davanti a 60.000 spettatori.

Talento puro, già dopo pochi mesi di allenamento si è portato a 47”78. L'anno successivo, 2014, è sceso ai 200, facendo segnare un personale di 20”66. Ma la svolta definitiva è arrivata nel 2015, con il ritorno ai 400, quando ha vinto i campionati nazionali con 44”27.

Originario delle Isole Abaco, Gardiner si è trasferito nella capitale Nassau quando ha cambiato allenatore passando da Anthony Williams a George Cleare, mettendo nel mirino la medaglia olimpica (2016).

A Rio, però, si è fermato in semifinale: quinto con 44”72 nel turno eliminatorio. Qualcosa doveva cambiare. Eccolo così trasferirsi in Florida, alla corte di Gary Evans.

«Per la maggior parte del tempo, a casa, mi ero allenato da solo. Ora faccio parte di un grande gruppo – che comprende anche Tony McQuay (argento mondiale 2013 nei 400) e Novlene Williams-Mills (bronzo mondiale 2007 nei 400) – e svolgo allenamenti di qualità. Ci sono più persone che mi incoraggiano, non mi sento mai solo. Sono allenamenti duri e faticosi. Odio le corse di un minuto, gli 800, 600 e 500, ma so di doverle finire per costruire la mia forza. Quando sono salito sul podio, ho riflettuto sui tre anni di duro allenamento e sulla soddisfazione di aver finalmente portato a termine il lavoro. Anche oggi non riesco a credere di aver vinto la medaglia d'argento. Tengo la medaglia sul mio comodino nella mia camera da letto. È un'ispirazione».

Ispirazione che lo ha portato all’oro di Doha. Ora non resta che trovare una sistemazione adeguata per questo oro targato 43”48, nuovo record nazionale. E non solo.

 

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