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Piste&Pedane / Un re senza corona, ma di gran valore

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Mercoledì 2 Ottobre 2019 (Notte)

 

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Nella giornata (la sesta) che celebra Dina Asher-Smith – 21”88 sui 200 dopo il 10”83 sui 100 – poca sostanza per gli azzurri: si salva solo il coraggioso Davide Re che fa il “vero” record nazionale (44”85), ma resta fuori dalla finale.

Carlo Santi

DOHA (VI G.) – Un giro di pista stregato per Davide Re nella sera del lampo britannico di Dina Asher-Smith. La ventitreene che arriva da Orpington, nel Kent, dove ha frequentato la scuola femminile di Newstead Wood laureandosi in storia, si è presa l’oro dei 200 metri correndo in 21”88 succedendo all’olandese Dafne Schippers, prima nelle ultime due edizioni del Mondiale. Dina, argento nei 100 metri con 10”83 tre giorni fa, ha sbaragliato il campo: la statunitense Brittany Brown le è arrivata staccata di 34 centesimi (22”22) e la svizzera Mujings Kambundji a 63 (22”51). (foto Iaaf.org).

Finale con il brivido nei 110 ostacoli. L’oro è finito al collo dello statunitense Grant Holloway (13”10) mentre il giamaicano Omar McLeod, il favorito, ha impattato la nona barriera, ha perso l’equilibrio prima di volare a terra sull’ultima colpendo e rallentando, nel suo incedere, lo spagnolo Ortega privandolo di un sicuro podio. Argento al russo Sergey Shubenkov (13”15) e bronzo al francese Pascal Martinot-Lagarde (13”18).

Povero Re. – Otto centesimi, un’inezia, ma è quanto basta a tracciare una linea rossa che divide la felicità dalla delusione. Davide Re ha corso la prima semifinale dei 400 metri in 44”85, terzo alle spalle di Kerley (44”25) e Korir (44”37) con un finale importante, una cinquantina di metri corsi sul rettilineo con il turbo. Non è stato sufficiente scendere per la seconda volta sotto i 45”: alla resa dei conti Re è nono, primo degli esclusi (e degli europei) dalla finale per 8 centesimi, il tempo che ha ottenuto il giamaicano Akeem Bloomfield che è, anche, il primato italiano del ragazzo ligure che si allena a Rieti seguito da Chiara Milardi. «Lei mi conosce perfettamente e sa più di me di cosa ho bisogno per andare forte. Il nostro è un connubio che funziona». Lo racconta, Davide, con il sorriso ma dentro è una furia perché perdere una finale così non è facile da digerire.

Otto centesimi, mezzo metro tradotto in pista. Che rabbia, ... «Ho fatto quello che valevo – ha detto Davide –

anche se avevo previsto che per arrivare alla finale sarebbe servito 44”7. Deluso? Forse no, ma amareggiato sì. Essere il primo degli esclusi per otto centesimi ... Mi dice che sono il primo degli europei. Fosse stato un campionato continentale sarebbe stato più rilevante». Re ha corso per la seconda volta il giro di pista sotto i 45”. La prima, lo scorso giugno, a Chaux-de-Fonds, quasi in quota (997 metri) ha realizzato 44”77, che è il record nazionale. «Adesso sono sceso di nuovo sotto i 45” e l’ho fatto a livello del mare, così tutti saranno contenti», ha aggiunto con un pizzico di polemica mentre la testa è già alla staffetta del miglio. «Cercherò di dare il mio contributo per portare la 4x400 in finale. Sarebbe una grande soddisfazione anche se non sarà semplice: ci sono squadre agguerritissime».

Prima delle semifinali Re vantava l’undicesimo tempo tra i ventiquattro al via ma non si è spaventato. Ha cercato con determinazione di arrivare alla gara che conta, quella che ha mancato lo statunitense Michael Norman, il favorito dominatore della stagione che è letteralmente naufragato («Una delusione, non so spiegare: ho lavorato 330 giorni e non sono riuscito a raggiungere quello che dovevo. Nel riscaldamento tutto okay ma in pista mi sono sentito svuotato», ha detto), settimo nell’ultima semifinale con 45”94, lui che vanta un primato di 43”45. Adesso per la medaglia d’oro il pronostico è favorevole a Kirani James, ventisettenne di Grenada già primo a Daegu 2011 e terza a Pechino quattro anni dopo e adesso tornato in buona condizione (ieri ha corso in 44”23) anche se Steven Gardiner delle Bahamas e Machel Cedenio di Trinidad non devono essere sottovalutati.

Azzurro sbiadito. – Davide Re si pone tra i grandi del giro di pista, in una nuova dimensione. Altri azzurri invece sono autentiche comparse. Daisy Osakue nel lancio del disco è stata esclusa dalla finale: appena ventesima con 57.55 lei che un anno fa agli Europei di Berlino era stata quinta. Adesso, invece, di atlete europee ne ha davanti otto. Un passo indietro dopo il 61.69 a Napoli lo scorso luglio quando ha vinto l’oro alle Universiadi. La qualificazione ha visto le cubane Yaimé Pérez e Denia Caballero al comando (67.78 e 65.86) seguite dall’eterna croata Sandra Perkovic (65.20).

Niente da fare neppure per Hassane Fofana. La sua semifinale nei 110 metri ostacoli è stata una corsa contro le barriere: ne ha abbattute nove su dieci sbagliando tutto fin dalla partenza. «Colpa mia. Mi sentivo un po’ troppo carico. Devo lavorare su questo. Sono arrabbiato – ha detto Fofana – perché ho sbagliato nel momento più importante dell’anno». Ha chiuso al sesto posto con 13”52.

Semifinale stregata anche per le ostacoliste dei 400: Ayomide Folorunso e Yadisleidis Pedroso si sono arrese, la prima correndo in 55”36 (sesta nella seconda semifinale) e la seconda in 55”40 (quarta nella terza).

Il poker di Pawel. – La sesta giornata del Mondiale ha consegnato il titolo del lancio del martello al polacco Pawel Fajdek (80.50), autentico dominatore visto che ha centrato il poker dopo i successi nel 2013, 2015 e 2017 ma che alle Olimpiadi si scioglie visto che a Londra è uscito in qualificazione con tre nulli e a Rio pur ottenendo una misura (72.00) non ha raggiunto la finale. Argento per il francese Quentin Bigot (78.19) e bronzo all’ungherese Bence Halasz (78.18).

Primo giorno delle prove multiple. Nell’eptathlon conduce la britannica Katarina Johnson-Thompson con 4.138 punti davanti alla campionessa mondiale e olimpica in carica, la belga Nafissatou Thiam (4.042 punti) che nell’alto non è andata oltre l’1.92. Nel decathlon, invece, comanda il primatista mondiale, il francese Kevin Mayer, davanti al canadese Damian Warner.

 

 

 

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