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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il senso e il consenso dello sport

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Lunedì 30 Settembre 2019


doha-sky


"Tribune vuote e disinteresse totale. Mi congratulo con Kevin Mayer che ha avuto il coraggio di dirlo: Una catastrofe. Qui non sanno cosa sia l’atletica”. Intanto a Berlino, in una galassia lontana, ...


Giorgio Cimbrico

Il senso dello sport venduto al miglior offerente è visibile guardando lo stadio vuoto di Doha. E’ l’immagine di chi è ricco, compra il patè e lo dà al cane, beve il Sauternes con il pesce e poi dice che schifo, compra un quadro e lo mette nel caveau, va al festival di Salisburgo e si annoia. Morale fulminea: non merita le cose  belle e buone su cui può mettere le zampe. E’ ricco, compra da chi è felice di vendere, si balocca, non gliene frega niente.

Penso a quel che sta avvenendo laggiù – atleti boccheggianti, disinteresse totale –, mi congratulo con Kevin Mayer che ha avuto il coraggio di dirlo (“Una catastrofe. Qui non sanno cosa sia l’atletica”) e intanto prendo nota di quel che è appena avvenuto a Berlino: la solita formidabile maratona con il record mondiale (sarebbe stato il nono) sfiorato dal vecchio Kenenisa Bekele, 2h01’41”, due secondi dal record, vecchio giusto un anno e ovviamente berlinese di Eliud Kipchoge che il 12 ottobre, data colombiana, a Vienna proverà ancora a sbarcare sul nuovo mondo dell’ora e 59’59”, Bekele, dato per finito, si è migliorato di 1’22” ed è diventato il secondo di sempre, Birhamu Legese, 2h02’48” il terzo, Sisay Lemma, 2h03’36”, il decimo.


E’ capitato poche dopo l’inumana 50 km sulla “Corniche” (sic) di Doha: sudore, lacrime, vomito in un corso di sopravvivenza a cui gli atleti erano stati iscritti per puro sadismo. O per totale indifferenza per chi presta la propria opera a vantaggio dei potenti, a loro volta asserviti ai compratori.

Voglio mostrare una certa disponibilità: un organismo che si rispetti, e che rispetti la sua forza-lavoro, può pure vendere i Mondiali a Doha, ma riservandosi di far disputare alcune gare altrove. La marcia può essere affidata a Dudince, a La Coruna, a Sesto San Giovanni, la maratona a una prova storica, sperimentata e affascinante: Berlino, Londra, New York. Posti giusti ce ne sono tanti e anche periodi meno bestiali. Non è il caso di tornare a parlare dell’Olimpiade di Tokyo in pieno luglio. Per fortuna da un anno l’associazione medica giapponese si sta battendo per ottenere orari meno improbi e strutture adeguate e sicure. Le nuove frontiere sono più spietate di quelle che costarono l’ecologica esistenza degli Indiani delle pianure. L’Olimpiade invernale di Pechino è uno dei capolavori disegnati dai “compagni” cinesi e dai compari di Losanna.   

Il triplo è un magazzino dei mondi. Nel ’95, nel pomeriggio di grazia strabiliante di Jonathan Edwards, sul podio andarono Wellman di Bermuda e Romain di Dominica, non Dominicana. E nel ’56 l’Islanda conquistò la sua prima medaglia olimpica con Einarsson, alle spalle del magnifico Ademar. Una prima volta anche il Burkina Faso, ex Alto Volta, con Fabriceice Zango, dalle gambe corte e robuste, capace di scavalcare Pichardo, novello portoghese. Universalità dell’esercizio: i genitori di Christian Taylor vengono da Barbados, quelli di Will Claye dalla Liberia.

L’importanza che la RAI attribuisce all’atletica si può misurare con il ritardo, una settantina di minuti, del collegamento di domenica, almeno quaranta dei quali per l’interminabile premiazione degli Europei di pallavolo. Credo che solo Tele Serbia l’abbia trasmessa in tutta la sua interezza.

PS - La notizia che più mi ha rattristato in questi giorni è la morte della "Thomas Cook". Da più di un secolo e mezzo organizzava viaggi e io non penso a quelli sontuosi sull’Orient Express o su battelli di lusso, ma a tutte le escursioni che un impiegato di quarto livello di Whitehall o una segretaria della Cit potevno permettersi  dopo aver riposto nella valigia un cambio d’abito e l’album da disegno, inseguendo, pochi anni dopo, le peregrinazioni egizie e giordane di David Roberts, l’illustratore che scese il Nilo e visitò il canyon di Petra. I clienti della "Cook" ricevevano magnifici biglietti che finivano nell’album dei ricordi. Oggi prenotano tutto con il telefonino e con quello fanno pure le foto.

 

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