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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Cambiare tutto per non cambiare nulla

Venerdì 6 Settembre 2019

 

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"Riconoscere gli errori ti porta avanti con il lavoro. Oggi professori e scrittrici ti spiegano che la scuola buonista “ha provocato disastri ed è stata un boomerang”. Alla buon’ora. Capita anche nello sport."

Andrea Bosco

Fugace ritorno del marinaio in terraferma. Dalla spiaggia francese a Milano-Cadorna con una nave diventata TIR. Perché tutto ha una fine. Anche la gioia per una casa ormai troppo lontana, troppo poco usata e troppo costosa da mantenere per continuare a possederla. A fine novembre si chiuderà la porta e si consegneranno le chiavi. Dopo aver riempito cento scatoloni. Una casa si impadronisce dei segreti. E quando te li restituisce lo fa consegnando lo scorrere del tempo. Chi hai amato, chi hai perduto, chi c'era, chi non c'è più.

Il marinaio che volutamente aveva ormeggiato nella rada dell'Isola Che Non C'è ha scoperto, una volta ripreso il mare, che il Comandante, persa la rotta, è finito sugli scogli. Che Granchi Gialli e Rossi stanno banchettando sul suo relitto.

Un clamoroso gaffeur è diventato il volto dei rapporti internazionali.

L'Europa delle banche ha gradito il bis.

Il marinaio da tempo ha rinunciato a capire. Ma registra che anche questi ultimi si muovono per il “cambiamento” e per “il bene del Paese”. Esattamente come dicevano quelli di prima. E quelli prima di loro.  

Intanto in Germania quelli brutti e cattivi crescono in modo preoccupante. Nei palazzi di vetro del Continente dovrebbero chiedersi: cosa abbiamo sbagliato? In cosa stiamo sbagliando?

Riconoscere gli errori ti porta avanti con il lavoro. Oggi professori e scrittrici ti spiegano che la scuola buonista “ha provocato disastri ed è stata un boomerang”. Alla buon’ora.

Capita anche nello sport. Tralascio il calcio con i suoi casi Icardi, con il razzismo che si perpetua, con le curve fanatiche che ti spiegano che in Italia “rompere le palle a un nero è normale e non è razzismo”. Tralascio un mondo che cede i Kean e i Cutrone e mette sotto contratto gente che per infortunio o per scelta tecnica non gioca da un anno.

Il marinaio si concentra sulla Nazionale di Meo. Che in Cina ha ottenuto l’accesso nelle prime sedici. Che ha giocato con cuore in un confronto, impari, con la Serbia. Che ha mostrato l’immensa qualità del Gallo (Ainge farebbe un affare portandolo a Boston) che peraltro da solo non poteva vincere. A tratti l’hanno aiutato Belinelli, il coraggioso Datome, Gentile e Hackett pur nei loro limiti, l’incredibile Biligha che non vede il canestro, ma che ha gambe per difendere e stoppare. Gli altri sono stati “contorno”. Sarebbe servito Melli: non per vincere, ma almeno per contenere il passivo.

Non c’è difesa contro il manesco ragazzone Jokic, non si ferma il talento di Bogdanovic, ma soprattutto non si ferma la “stazza” complessiva della Serbia.

L'Italia non ha un centro degno di questo nome: dai tempi di Dino Meneghin. Ne ha avuti di buoni, da Magnifico a Rusconi, a Benelli all'ultimo artigiano Cusin. Ma un centro dominante non l'ha più avuto.

Ora è vero che la natura italica non offre cestisti di alta statura. Ma è anche vero che alcuni di loro, pur promettenti, si sono persi per strada. Certamente perché non erano fuoriclasse. Ma neppure nella Serbia tutti sono fenomeni. Citofonare Lega Italiana Basket. Quanti brocchi con doppi, tripli passaporti, scamorze di ogni paese hanno tolto spazio alla crescita di qualche “prospetto” nostrano?

Crescere si può. Se hai dirigenti e programmi all’altezza. Lo dimostrano la pallavolo, il nuoto e la pallanuoto. Il marinaio sa che non bastano dirigenti e programmi per vincere. Ma bastano per crescere. Ti giri e ti chiedi: chi dopo Gallo, Datome, Beli? Questi hanno dimostrato di esserci e di avere cuore. Ma poi? Ora hanno da maneggiare Spagna e Portorico: difficile, non impossibile. Duribanchi dunque, ragazzi. Duribanchi, Meo.

 

 

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