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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Comincia a fare un po' troppo caldo

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Lunedì 5 Agosto 2019

 

tokyo-stadio 


Il clima (quello meteorologico) va cambiando con grande velocità. Ma chi offre e paga ha sempre la meglio e che gli atleti si arrangino con la doppia periodizzazione e altre faccende del genere. Affari loro. Sono o no professionisti?

Giorgio Cimbrico

La Groenlandia è stata sbrinata e se ne va in rivoli, l’Antartide perde i pezzi, Parmitano dall’alto dei cieli lancia il grido d’allarme: “i deserti si allargano”. Una scaldata ci seppellirà: beati quelli dei tempi delle glaciazioni, costretti ad affinare il cervello per sopravvivere. Noi siamo troppo bolliti. I cambiamenti climatici (direi piuttosto mutazioni, ma non sottilizziamo, …) di cui non vuol sentire parlare Donald Trump (in italiano Donato Briscola) stanno interessando da tempo anche lo sport con preoccupanti premesse legate all’Olimpiade di Tokyo.

Già l’anno scorso l’Associazione dei medici giapponesi era intervenuta segnalando che a Tokyo e nella regione attorno alla megalopoli erano state toccate punte di 46° con sconvolgenti livelli di umidità. Bilancio: decine di migliaia di ricoveri e qualche centinaio di morti. Al comitato organizzatore e al CIO era stato chiesto di anticipare il più possibile le prove su strada, di corsa e di marcia. I dati forniti avevano ottenuto l’effetto desiderato: le maratone sono in programma poco dopo l’alba e se l’allarme continuerà a suonare lacerante, non è da escludere un anticipo dell’anticipo.

Proprio in questi giorni ha espresso la sua preoccupazione anche l’ITU, la federazione internazionale di triathon che ha in animo una serie di interventi, sia per la prova di ciclismo, sia soprattutto per quella di corsa: piogge refrigeranti e rifornimenti ogni 500 metri sono tra le misure più significative per affrontare situazioni micidiali. Dopo aver fatto alzare il livello di attenzione, i sanitari giapponesi tengono aggiornati i dati e segnalano che anche questo luglio è stato devastante. Il prossimo, chissà.

Nel ’64 a Tokyo si gareggiò in pieno ottobre: molta pioggia, molta umidità (vedi foto di Pamich su strade lucide), pista (in tennisolite) spesso bagnata (vedi volata di Bob Hayes, sia nell’individuale che in staffetta), condizioni mediocri (“ci voleva un britannico per vincere una gara del genere”, commentò Lynn Davies, gallese, dopo aver vinto nel lungo), ma niente di drammatico. Domanda: perché oggi, con un mondo sempre più rovente, sempre più inquinato, hanno deciso per la seconda metà di luglio e i primi di agosto? Chi risponde esattamente avrà in premio una scimmietta con l’elastico, un portachiavi del CIO, un gadget della Coca Cola o delle altre corporazioni che governano lo sport.

In the Heat ot the night, nel calore della notte, cantava Ray Charles in apertura e in chiusura del film omonimo, in italiano “La calda notte dell’ispettore Tibbs”, con Sidney Poitier e Rod Steiger. A occhio sarà la condizione che assaggeranno le maratonete e i maratoneti a Doha: colpo di pistola alle 23,59. Anche a fine settembre-inizio ottobre in Qatar tanto fresco non fa. Per tutti gli altri, di scena allo stadio Khalifa, aria condizionata assicurata da una serie di maxi-oblò. A me tutto questo dà l’idea di una realtà distorta, sempre più lontana. Anche piuttosto pericolosa. Tutto sommato, non lontano dal Qatar – isolato dal resto del mondo arabo -, dalle parti dello stretto di Hormuz sequestrano navi, volano – e vengono abbattuti – droni e un altro tipo di clima è piuttosto arroventato. Ma chi offre e paga ha sempre la meglio e che gli atleti si arrangino con la doppia periodizzazione e altre faccende del genere. Affari loro. Sono diventati o no dei professionisti?      

Ricordo una vecchia foto: Emil Zatopek e la moglie Dana stretti in modesti impermeabilucci nella fredda estate finlandese del ’52. Bei tempi.

PS. – Altri attentati ai danni della lingua. “Alcune persone sono state attinte da colpi d’armi da fuoco”, ho sentito dire a un telegiornale dopo le ennesime sparatorie e stragi a cura dei suprematisti americani. Roba da verbale dei carabinieri, si diceva una volta. Ora fa parte del pianeta dei media. Ho anche scoperto che in caso di ricovero, uno viene allettato. Quand’ero più giovane, venivo allettato da altre cose. Che nostalgia.

 

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