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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Banda larga e giochi per bande

Lunedì 15 Luglio 2019

 

metropol 


“Siamo in clima di universiadi napoletane: ad organizzare, nel far sentire la gente davvero a casa, siamo i campioni. Peccato che a luci spente, sia ritornata in campo la banda che non ha mai sopportato lo sport nella scuola, figurarsi all’università”.

Oscar Eleni

Dalla Torino che non appartiene a nessuna Appendino per il funerale di Fragolina, bracchetta sorda che si è lasciata morire avendo compreso di non poter servire neppure i cacciatori che fingevano di averla adottata. L’abbiamo accarezzata come certo non faranno con noi, adesso che vorrebbero abbatterci perché pensano che siamo diventati sordi o ciechi, per non vedere certe malefatte e non sentire certe porcate, come urlava ai tedeschi dal tribunale di Norimberga il ministro della giustizia che andava in aula avendo già in tasca le sentenze.

Certo viene il momento del ritiro se ti rubano gli spazi già miseri, se non ce la fai più come la nostra carissima Joan Baez, ma ci sono quelli capaci di resistere e fare storia: Federer, ad esempio, nella finale indimenticabile di Wimbledon persa contro Djokovic che ci ha svelato il suo segreto a fine festa. Quando la gente urlava il nome di Roger lui si convinceva che stavano inneggiando al suo nome e talento. Un bel modo per stare bene come ci insegnerà il grandissimo Mihailovic anche in terre ostili dove la gente si sbrana e distrugge vite, per un dollaro, un rublo in più, per una dose malvagia, per la ciucca da sballo che ruba la tua e la vita degli altri.

Ossessione banda larga perché adesso il bue dice cornuto all’asino, dove si fanno liste di proscrizione come se chi le compila non facesse parte, a sua volta, di un’altra banda dove prevale la stessa incompetenza e se non puzzano i soldi del ricco venerato, non dovrebbero puzzare neppure quelli del nemico dichiarato. Ci è venuto in mente questo gioco per bande leggendo le ultime intercettazioni all’hotel Metropol, meraviglia moscovita fra stucchi dorati vetrine liberty, vecchi bagni termali che nel 1905 divennero albergo di lusso, regno dell’arte se Esenin si dichiarò alla grande Isadora Duncan, rifugio per i grandi della terra dopo essere stato casa del Soviet. L’albergo dalle grandi orecchie e chissà se hanno ancora le registrazioni di quella notte folle, anni settanta, dove la “banda” dei giornalisti italiani al seguito di Nebiolo inventò, in puro stile commedia dell’arte, con sbronze tristi e grandi risate, la finta morte di Giulio Onesti, presidente del CONI, litigando sui posti da occupare nell’aereo speciale che avrebbe dovuto riportare a Roma il genio di Scurzolengo, Primo, anzi primissimo, candidato alla successione come ci urlava estasiato Angelo Cremascoli che al suo re non faceva mancare nulla.

Si era in clima universiadi moscovite da proporre, un po’ come adesso siamo in clima di universiadi napoletane che ci hanno dato conforto: ad organizzare, nel far sentire la gente davvero a casa, siamo i campioni. Peccato che a luci spente, dopo tanti abbracci, sia ritornata in campo la banda che non ha mai sopportato lo sport nella scuola, figurarsi all’università. Peccato che il giorno dopo aver visto la nostra bella e bravissima discobola Osakuje portare la bandiera, nel nome degli italiani di nuova generazione, su quella pista color del mare ci sia già chi non la vuole più intorno al campo di calcio. Battaglie che il Nebbia combatteva ogni giorno,

Caporetto della nuova atletica che sembra rivitalizzata dai campionati europei under 23, anche se la strada è sempre lunghissima come potrebbero dirvi le ragazze della under 18 del basket che a Sarajevo sono diventate campionesse d’Europa portando sul palco come miglior giocatrice la Panzera, ultimo gioiello del GEAS che ha vinto tutto e che resiste ora in serie A grazie ad un mecenate sconosciuto. Il Petrucci che vorrebbe segare il Crespi, gli prende spesso questa cellinite zamparinesca un virus non preso certo dal calcio se ai tempi di Gamba se lo rosolava fingendo che fossero altri i nemici, un allenatore che spesso sballa e bada poco al linguaggio come ai tempi dell’Arrigoni olimpico (primo tecnico silurato per troppi insulti alle care giocatrici?) non più protetto dalla saggezza e dalla cultura di Boscia Tanjevic, sa benissimo che gli ori giovanili sono spesso come quelli che si trovano sui calanchi emiliani, così come le medaglie perché anche il Pino Sacripanti ne portava a casa spesso come il bravo Riccardi di oggi, anche se oggi di quei giocatori si hanno soltanto notizie vaghe, tenuti in serie A per la disperazione degli allenatori asfissiati dal 6 italiani più 6 stranieri, come potrebbe testimoniare il Pianigiani che ancora non capisce perché gli hanno detto bravo e poi lo hanno mandato al mare.

Scandaloso urla chi si è illuso di essere l’unica voce fuori dal coro, l’unico ascoltato da chi sbatteva la porta in faccia a tutti i tapini del sottobosco giornalistico, una balla, una delle tante, mentre non si faceva una piega se la stessa cosa capitava ad altri: a Milano hanno pagato due allenatori all’anno dopo la caduta di Scariolo, Banchi e Repesa, forse già dai tempi di Bucchi sostituito con il nano ghiacciato. Si, certo, si pasticcia un po’ dovunque, anche se la caduta del Di Biagio nel calcio è stata attutita dall’arrivo di un vero maestro per giovani come Paolo Nicolato. C’è confusione nell’aria, come ha detto così bene Ricci Bitti dal suo mondo CIO, ci sono nodi sul pettine per chi ha comandato e non ricorda come lo faceva. Fumate grigie, fumate nere, fumate in generale adesso che hanno scoperto come il doping sia miniera più fra i dilettanti che nel regno bacato dei professionisti testati anche nel giorno dei funerali in famiglia.

Aria esilarante nel basket italiano che partirà con 17 squadre in serie A, se avete fatto di tutto per riportare al vertice società storiche allora sforzatevi ancora un po’ e arrivate a 18. Si respira male perché tutti fanno confusione parlando di nuova grandezza dopo aver scoperto che nell’eurolega possono arrivare giocatori fuggiti dal mezzo anonimato NBA. Figurarsi l’Italia. Un bel brindisi per salutare il ritorno in Europa di Picasso Teodosic con Bologna, per la Milano messiniana che ha “rubato” Nacho Rodriguez al CSKA. Sembra l’alba di nuovi splendori.

Vedremo. Meglio se ci sono buoni giocatori come Mirotic che lasciando il circus, dove il Gallo ha perso il treno Clippers e si trova quasi nudo ad Oklahoma, fanno diventare esagerati gli stipendi euro al Barcellona basket, ma attenti ai lupi e alle illusioni. Non avevamo dubbi su Messina e su come avrebbe costruito la nuova Milano. Certo l’asticella si alza se le padrone del sistema euro non rinunciano a nessuna golosità contrattuale. Comunque perché farsi prendere dall’ossessione ad un funerale, fra sordi?

Dopo molto tempo persino la nazionale di basket fa discutere e divide le modeste bande cestistiche del paese. Sacchetti ci ha messo del suo e attendiamo, senza ansia, perché, sia chiaro, nessuno fra i prescelti e fra gli esclusi ci spalancherà le porte per arrivare almeno fino a Tokyo all’Olimpiade che manca dal 2004, una spiegazione che abbia senso per una squadra dove un pallone solo non basterà di sicuro.

Certo se uno pensa al campionato e alla sua fine è strano che per Azzurra Fremebonda siano stati scritturati quelli che nel club erano stati messi a sedere da allenatori che potrebbero dirvi sempre meglio l’uovo oggi della gallina domani. Non ci convinceranno mai che Biligha o Della Valle sono meglio dei silurati Polonara e Tonut, che Aradori merita più del gommolo di Sardara o del talento della Reyer. Sacchetti ha sempre difeso il suo castello in Groviera urlando che le scelte le farà di “testa sua”. Ci spiegherà. Forse.

Chiaro che l’allenatore è lui e comanda nel basket dove purtroppo non può più confrontarsi con uno come Boscia Tanjevic che non le mandava a dire neppure ai suoi capo giocatori, come ha confessato il Myers convertito dai vangeli e passato dall’ego smisurato al NOI nella intervista del Vanetti sul Curierun, salvo poi difenderli fino a litigare e squalificare chi lo amerà per sempre. Lo diciamo per esperienza personale, soprattutto adesso che impotenti invidiamo la pallavolo per il ruolo che ha trovato a Velasco negli stessi giorni in cui “gravi motivi personali” hanno spinto Boscia lontano dall’ultima repubblica che voleva rialfabetizzare.

 

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