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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Squadre azzurre: proviamo a guardare in avanti

Lunedì 15 Luglio 2019

 

blengini 


In chiave di qualificazione olimpica, se va abbastanza bene per gli sport individuali, affondano le squadre. Perché? Una domanda che merita un esame più approfondito sul ruolo dei tecnici e sul loro utilizzo tramite una gestione di coordinamento.

Luciano Barra

Con l’estate sono iniziati i mondiali degli sport individuali che serviranno a formare le qualificazioni per i Giochi di Tokyo 2020, ma anche per le proiezioni di fine anno. Si sono appena conclusi i Mondiali di Tiro a Volo a Lonato (5 gare olimpiche) dove l’Italia l’ha fatta da padrone vincendo in assoluto il doppio delle medaglie (23) del secondo paese, con un oro e due argenti nelle gare olimpiche. Il Tiro a Volo si conferma per noi, insieme a Scherma e Sport acquatici, la disciplina di maggior successo a Giochi Estivi.

Il calendario dei prossime mesi è fittissimo e servità a formare la squadra per i Giochi: i Mondiali di Tiro a Segno (Lonato, con 10 prove olimpiche); i Mondiali degli Sport acquatici (Gwangju, Sud Corea, 49 gare olimpiche e un’altra trentina di non olimpiche); i Mondiali di Scherma (Budapest, 12 gare in palio); i Mondiali di Canoa Sprint (Szeged, Ungheria, 12 titoli “olimpici” in programma); i Mondiali di Canottaggio (Linz, con 14 barche); i Mondiali di Judo (a Tokyo, con 14 categorie); i Mondiali di Pugilato (a Sochi, con 13 categorie appena stabilite dal CIO); i Mondiali di Lotta (ad Astana, 18 titoli in palio). E poi a seguire i Mondiali di Ginnastica Ritmica (a Baku); i mondiali di Ciclismo su strada (nello Yorkshire, con 4 medaglie in palio); i mondiali di Atletica (a Doha con 48 titoli) ed infine i Mondiali di Ginnastica Artistica (Stoccarda, con 14 specialità da assegnare).

La situazione resta invece estremamente delicata per i nostri sport di squadra. Da un punto di vista qualitativo, non incidono in maniera determinante nel nostro medagliere. Infatti, dopo le 4 medaglie vinte ad Atene 2004 (Pallanuoto, Pallavolo, Pallacanestro e Calcio), nelle edizioni più recenti non ne abbiamo mai ottenute più di due: a Rio 2016 (Pallanuoto e Pallavolo), a Londra 2012 (Pallanuoto e Pallavolo) ad Atlanta 1996 (Pallavolo e Pallanuoto), una sola a Sydney 2000 (Pallavolo) e nessuna a Pechino 2008.

Allo stato attuale solo le due squadre di Pallanuoto dovrebbero qualificarsi abbastanza agevolmente. Potranno farcela anche le due squadre di Pallavolo, ma rispetto al passato non sarà proprio scontato. D’altronde questi due sport sono quelli che nel passato hanno mietuto più successi olimpici. Difficile, nonostante le forti individualità – e la verbosità del suo presidente che si è già dimenticato dei 13 anni da Presidente del CONI, … – per la Pallacanestro maschile che dovrebbe uno dei due posti “europei” ai prossimi Mondiali cinesi. Restano a casa Calcio (enorme delusione, dopo che s’era appositamente organizzato in Italia il torneo valido per la qualificazione), Rugby a 7, Hockey e Pallamano. Da capire di più su Baseball e Softball che rientrano nei Giochi per la porta di servizio, una porta che però oggi è più stretta che nel passato.

Ripeto, agli effetti del nostro medagliere complessivo non dovrebbe fare grande differenza. Dove invece ciò fa differenza è in altri aspetti. Sicuramente nell’aspetto quantitativo della nostra squadra. I numeri degli sport di squadra sono importanti se non altro per giustificare, in base alle norme olimpiche, la presenza di più tecnici e dirigenti al seguito. Ma soprattutto nello spirito della squadra nel suo insieme. Ho vissuto tante partecipazioni olimpiche ed anche quando mi occupavo solo di atletica avevo capito quanto era importante per gli sport individuali assistere ad alcune partite delle nostre squadre. Anche per i media (stampa scritta, parlata e digitale) e per la pubblica opinione avere delle squadre competitive è importante. Sono il simbolo del Paese più che l’atleta di sport individuali.

Ma qui mi preme sottolineare un altro aspetto: in quattro di queste discipline – Calcio, Pallacanestro, Pallavolo e Pallanuoto – i nostri tecnici hanno segnato, ed ancora segnano, le gerarchie mondiali della loro disciplina. Seguitemi. Nel Calcio, dopo i tempi eroici di Meazza e Pozzo, abbiamo toccaro il fondo con Edmondo Fabbri (ricordate la Corea del Nord a Middlesbrough?), ma poi grazie a tecnici come Valcareggi, Bernardini, Bearzot, Vicini, Sacchi, Cesare Mandini, Dino Zoff, Trapattoni, Lippi, Donadoni, Prandelli, Conte e ora Mancini abbiamo lasciato segni indelebili. Negli ultimi 10 anni i tecnici citati, più i vari Zaccheroni, Ancellotti, Di Matteo ecc., hanno saputo scorrazzare e vincere in Europa.

Anche nella Pallacanestro le nostre Nazionali hanno avuto la fortuna di avere come padri nobili personaggi del calibro di Nello Paratore, il Professore, (chi non ricorda quella storica semifinale ai Giochi del 1960 contro gli Stati Uniti di Jerry West ed Oscar Robertson con una squadra che contava grandi elementi come Pieri, Gamba, Vittori e Calebotta?). E poi Giancarlo Primo che avrebbe potuto fare il Presidente di tante Federazioni. Ricordo, abitando a quei tempi ambedue al terzo piano di Viale Tiziano 70, di tante chiacchierate serali con lui e Claudio Coccia. Quanto ho imparato da loro! E poi un grande ispiratore di club come Cesare Rubini e ancora i loro successori come Gamba, Tanjevic, Recalcati, Pianegiani e Messina. Per non parlare di Bianchini o Scariolo.

Nella Pallanuoto, stiamo parlando della disciplina di squadra di maggiore successo di tutto il nostro sport, siamo stati inspirati dai successi olimpici del dopoguerra (quando Niccolò Carosio battezzò la nostra squadra “Settebello”) grazie a Giuseppe Valle e poi a Majoni e Bandy Zolyomy entrando nell’élite mondiale. Da Londra ’48 in avanti, con Cesare Rubini ma anche Paolo Pucci. Raccolsero il seminato poi Gianni Lonzi e Federico Dannerlein per poi marcare la storia con Ratko Rudic e oggi con Sandro Campagna.

E infine la Pallavolo che lanciata nel 1978 dal primo grande successo di Carmelo Pittera, con il sorprendente argento ai Mondiali del PalaEur, deve poi attendere l‘arrivo nel club ed in nazionale di un guru come Julio Velasco. Grazie al suo carisma e ai suoi successi la Pallavolo decolla e supera in popolarità la Pallacanestro. Continuando poi con Bebeto, Anastasi, Montali, Berruto e Blengini, insieme a Barbolini, Bonitta e Mazzanti nel settore femminile, a segnare momenti magici per questo sport.

Per mia personale esperienza, per uno che veniva da uno sport individuale, è opinione che i tecnici degli sport di squadra sono, dal punto di vista educativo e psicologico, a volte migliori dei tecnici degli sport individuali. Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino Velasco e Rudic ed ho capito quali sono le qualità necessarie per essere un buon allenatore negli sport di squadra. Oltre a saperne di tecnica di quello sport particolare, devi avere nozioni di marketing, di psicologia e devi ben conoscere come saper “gestire” uno spogliatoio. Ho conosciuto grandi tecnici come Carlo Vittori, Giuseppe La Mura o Alberto Castagnetti. Tanta riconoscenza per i loro successi, ma quanti sono caduti sotto le loro “grinfie” individualiste?

Allora, riepilogando, a questo punto la domanda ve la sarete fatta anche voi: ma come è possibile che con questa creme-de-la creme di tecnici le nostre squadre abbiano tanta difficoltà a qualificarsi per i Giochi? C’è qualcosa che non quadra e che chiama in causa i nostri campionati, i troppi stranieri ivi presenti e altro ancora, come ambiente e motivazioni. Ma Malagò e Mornati si sono posti questa domanda?

Due anni fa in occasione della prima edizione degli “Stati Generai”, quando il problema degli sport di squadra era già evidente, avendo ascoltato un ispirato intervento di Mauro Berruto, mi permisi di suggerire a Mornati, Malagò e Fabbricini di creare una costola all’interno della Preparazione Olimpica, casomai inserendo lui come responsabile del coordinamento degli sport di squadra. Vi risparmio la risposta che ebbi. Un altro che sarebbe eccellente per questo ruolo sarebbe Sandro Campagna, ma c’è la volontà di mettere mani e risolvere questo problema?

 

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