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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / L'informazione matrioska

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Giovedì 4 Luglio 2019


bogliolo


Se tutto cambia, e molto velocemente, a modificarsi in maniera irreversibile è stata l'informazione. Che nello sport, dalla sua dimensione epica, s'è ormai ridotta ad una vetrinetta dell'effimero: piccolo è bello.


Giorgio Cimbrico


Cosa chiedevamo e chiedevate allo sport? Storie. Non esemplari, non edulcorate, non plastificate. Storie. Fatte di gesti, di sensazioni, di suggestioni, di parole leggere, pesanti, vere, di espressioni, di sguardi. Storie assolute, non legate al cortile più o meno grande, più o meno ristretto. Storie di baci e spari, avrebbe detto Hugo Pratt, gran evocatore di mondi e dimensioni che abitano nei nostri desideri più riposti.

Nel gennaio del ’91 domandai al mio direttore Carlo Rognoni se pensava fosse il caso che andassi a Hamilton, Ontario, per il rientro di Ben Johnson dalla squalifica di Seul, quella che terremotò lo sport. Il Secolo XIX non vendeva una copia né a Hamilton né a Toronto, ma Carlo non ebbe il soffio di un dubbio: “Vai”. E io andai e per quelle 60 yards ebbi largo spazio il venerdì, il sabato, la domenica e il martedì. al tempo il Secolo non usciva il lunedì. Qualche mese dopo, identico risultato ebbe la mia richiesta di andare a Viileneuve d’Ascq per la grande sfida sui 100 che coincideva con il 30° compleanno di Carl Lewis. Anche a Lille e nell’intero Pas de Calais o dipartimento del Nord,  il mio giornale non era mollo diffuso. Come potete notare non ho parlato di scadenze olimpiche, mondiali, europee ma di semplici sorgenti di storie.

Oggi viviamo strizzati dentro vestiti stretti. Non credo si tratti di nazionalismo – o regionalismo -- propriamente e storicamente detto, ma qualcosa di più sottile e pericoloso, quello che io chiamo informazione-matrioska: è la bambolina più piccola quella che conta. Alla gente “deve” essere imposto uno spazio piccolo, ridotto, limitato per restringere i suoi gusti, limitarli, irreggimentarli, per concedere poco spazio al libero arbitrio.

Passiamo ai toni: l’italiano vola, l’italiana viene beffata, l’italiano esce a testa alta, le italiane regalano un sogno, l’italiano risponde presente. In ogni caso, grazie lo stesso, grazie ragazzi, grazie ragazze. Chissà, forse hanno sentito troppo la pressione, forse non si sono divertiti, forse c‘era un complotto. Importante è compiacere, non esternare critiche, non battere il terreno dell’analisi. Visto che di lettori ne sono stati persi molti, si rischia di perdere ascoltatori, spettatori su video medio e largo, smartphone, tavolette, etc.

A costo di venir accusato di sessismo e di altri condannabili atteggiamenti da questo mondo sempre più simile alla Salem di Hawthorne, ho provato un piccolo trasalimento quando qualcuno, esibendo una certa eccitazione, ha fatto notare che la brasiliana Marta aveva superato Miroslav Klose quanto a gol segnati in Coppa del Mondo.

Sono anche convinto che i più logici suggerimenti per una maggiore gradevolezza dello spettacolo –  una porta meno alta e meno larga, un campo 90x50 – sarebbero respinti con sdegno. L’operazione televisiva e politica - oltre a far masticare un po’ di loto, per cancellare l’assenza dell’Italia a Russia 2018 – aveva e ha il fine di promuovere il professionismo su suolo italiano. E un contorno eccitato è sempre un buon appoggio in termini di like, Istagram. Meglio che mi fermi: mi sto inoltrando in un territorio estraneo più che ostile. .    

Ovviamente c’è sport e sport: se un tennista passa un turno in un torneo qualsiasi, vengono composti epinici (negli ultimi anni la febbre si è estesa al golf), se Luminosa Bogliolo vince i meeting di Nancy e di Le Chaux de Fonds con prestazioni di livello mondiale, merita una citazione, un pallino. Forse. E non è il caso di citare i sommovimenti emotivi imposti dalla prestazione in una prova libera di un’auto di un certo colore.

 

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