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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Fatti&Misfatti / CaroPOZZ nel giorno di Carapaz

Lunedì 3 Giugno 2019

 

sassari 

 
Cosa poteva avere in più Sassari rispetto a questa Milano? Eppure è riuscita a batterla tre volte, 4 con quella in campionato che sembrava il contentino del principe ereditario al POZZ che nel giorno di Carapaz si è preso un titolo tutto per lui.

Oscar Eleni

Dalla baia neozelandese di Opito dove una volta trovavano l’oro, un po’ come i giocatori dell’Armani che pensavano di venire a Milano per mostrare il loro supertalento offensivo, senza mai preoccuparsi di abbassare un po’ le chiappette dorate in difesa. Risultato? Nella stagione dove dovevano vincere tutto e anche spaventare l’Europa si sono trovati in mano un pugno di mosche e i leccapiedi prostrati che andavano in giro ad urlare per le sfortune di una stagione balorda che certo è peggiorata con l’incidente definitivo di Gudaitis, ma non era messa poi andata così bene dalla eliminazione in Coppa Italia contro la Virtus Bologna che non ha poi trovato i play off, anche se si è presa un maistore come Djordjevic e grazie a lui ha vinto la Champions FIBA, diciamo il terzo torneo europeo della stagione.

Tutti hanno avuto guai, tanti hanno sofferto perdite importanti. Sassari, ad esempio, con l’infortunio di Banforth era andata quasi in pezzi e infatti Esposito è saltato in aria, ma per fortuna Sardara, degno erede del Milia giustamente onorato dal popolo della Dinamo, un genio, uno che pensa sul serio al nostro basket come dimostra l’operazione di Torino, si è ricordato che il Pozzecco maturato fra i cruatt poteva fare qualcosa per lui e la squadra. Alla fine ha fatto 22, le vittorie in fila, più la coppa, la quarta, ma sempre una coppa.

Milano? La gattina era convinta di trovare soltanto lardo nel territorio, se la godeva. Ha rischiato con i resti di Avellino che adesso sembra la più scatenata sul mercato, gasata pure dai successi del patron con i lupi del calcio presi contro il parere di tutti, ha pensato di aver commesso una leggerezza in gara uno contro Sassari anche se la consistenza della Dinamo era bene diversa e smascherava, come in gara due, le debolezze croniche, tipo i rimbalzi, 20 di differenza con quel finale da brivido che ha condannato Milano a guardarsi nello specchio.

Narcisi al servizio di un grande mecenate, gente che pensava di farla sempre franca almeno da noi dopo aver capito l’aria che tirava in società: tutti a cercare una giustificazione per i mancati play off nell’eurolega, il vero obiettivo dell’anno. Cara gente non conosciamo squadre in Italia che hanno potuto prendersi uno come Nunnally quando se ne è andato il lettone Daris Bertans, che aveva visto un pass d’entrata nella NBA dove gioca da protagonista suo fratello, ma che forse non se la sentiva più di essere il cavalier servente di compagni che si godevano il tiro al piccione, ma poi non si preoccupavano se i bracconieri rubavano la preda e lasciavano aperta la porta del castello.

Contro Sassari Milano ha sbattuto sull’entusiasmo di chi ha giocato come una squadra che sa capire le sue debolezze e, se ci fate caso, nelle tre vittorie su Milano ha avuto certo la coppia regale con Thomas, che ora, naturalmente, fa gola a mezza Europa, e Pierre, ma poi ha sempre trovato protagonisti diversi e, per la gioia di chi crede ancora in certi miracoli, persino talenti italiani: Stefano Gentile in gara uno per illuderci che non avevamo sbagliato tanto nei giorni in cui preferivamo lui a suo fratello Alessandro; l’anconetano Polonara in gara due, un capolavoro pur con gli atteggiamenti di chi non sa che del doman non v’è certezza; Jamie Smith, il disperso del Forum nella sfida decisiva.

Sì, certo è stato bravo anche Ciccio Cooley di Evanston, ma pure lui nelle gare di Milano aveva preso soltanto le briciole delle partite. Sì, certo, ci sembra davvero un talento in piena maturazione il sardo Spissu allevato amorevolmente da una Virtus Bologna che non avrebbe mai dovuto lasciarlo andare. Ma di Sassari parleremo ancora quando si giocherà la finale che ad occhio, vista la panchina Reyer, dovrebbe andare a Venezia perché Cremona sembra proprio sfinita, ma una finale scudetto all’orizzonte può rigenerare forze che sembrano perdute.

Torniamo ai peccatori di Milano. Vedrete che troveranno il modo di scaricare su altri il terzo flop stagionale. Certo con i nostri arbitri che ne fanno dire di tutti i colori è più facile trovare delle giustificazioni, ma accidenti, tirare in ballo i 15 liberi in più di Sassari in gara due, non avendo quasi mai cercato il duro vicino al ferro perché sotto le mura nemiche si trova anche qualche scimitarra che fa male, quello ci ha fatto capire che l’imbattuto nei play off cercava una scappatoia per giustificare un lavoro fatto bene nei ricami, ma pessimo nella scelta delle stoffe, invisibile quando c’era da cardare la lana per difendersi nelle partite del freddo quelle senza percentuali mostruose.

Pianigiani è uno dei buoni allenatori della scuola italiana, ma rispetto ai suoi colleghi ha potuto avere quasi sempre caviale e champagne in tavola. Nel suo percorso professionale ha vinto più che perso, un pregio, ma facciamo fatica a ricordare giocatori che gli devono davvero qualcosa. Casomai il contrario. Niente di male. Non esistono i maghi, né quelli che trasformano acqua in vino. Conta il lavoro sul campo e sulla mente dei giocatori. Lui ha vinto lo scudetto dell’anno scorso tagliando al massimo nei cambi, affidandosi a pretoriani fidati. Stessa cosa in Eurolega e adesso in questo finale così triste. Gli è andata male e ce ne dispiace, per lui, per Armani perché temi sempre che mandi al diavolo quei signorini che alla fine passano ad accarezzargli l’anello, ma in realtà non sembrano davvero convinti che la maison più famosa nel mondo è nata nella fatica, prima di avere davvero successo.

Cosa poteva avere in più Sassari rispetto a questa Milano? Eppure è riuscita a batterla tre volte, 4 con quella in campionato che sembrava il contentino del principe ereditario al POZZ che nel giorno di Carapaz si è preso un titolo tutto per lui: CARO POZ gli ha urlato la gente perché ama davvero questo gioco, adesso che non sopporterebbe un mattocchio come lui a palazzo, ora che sa essere anche equilibrato quando deve stracciarsi una camicia, sceglie quelle che costano meno, adesso che vorrebbe pure sposarsi, speriamo che la futura compagna sappia arginare tutto in questa spumeggiante convivenza. Riposava in Spagna, al mare, se la godeva. Poi quando Esposito ha ceduto per sfinimento lui ha accettato, riconoscendo sempre che il suo predecessore aveva fatto un bel lavoro in palestra. Anche se il trio italiano non era mai arrivato ai livelli di questa semifinale.

Milano è le sue paturnie con macerie che cadono adesso che il presidente sembra davvero separato nella nobil casa, senza più ruoli di comando in azienda e con la sola Olimpia come regalo prima di doversi dire addio a fine anno se andrà davvero da Zara o in un’altra maison di quella qualità. Chi ascolta Cassandra, chi ha spie nei palazzi annuncia che la caduta di Milano potrebbe portare Gherardini alla presidenza e magari Messina sulla panchina della società che anche questa volta, come era accaduto a Banchi e Repesa, non è riuscita a bissare lo scudetto. Vedremo. Non sono certo nomi su cui discutere direbbe soprattutto Petrucci che Messina lo preferì al Pianigiani azzurro pallido.

Voto alla stagione di MILANO? Un sei più, per il dominio nel campionato perché in Eurolega, a parte i coristi della sacra corona, non ci sembrava davvero che una squadra da 25 milioni di euro dovesse galleggiare fra settimo e dodicesimo posto, la casella dove poi si è fermata. Il migliore? MICOV, arrivato spremuto. Il più affascinante JAMES per chi pensa che gli sport di squadra siano tiro a segno per gente dal super io. Per il resto onore alla serietà di Cinciarini che alla fine era diventato anche un po’ troppo aziendalista per dare da mangiare a tipi affamati di gloria. Sì, certo, un NEDOVIC più sano sarebbe stato utile. NEDOVIC arrivato tardi è stato spesso il migliore: come si spiega? Chiedere agli idolatri in pizzeria.

Gli altri italiani, anche naturalizzati, invece non meritano la sufficienza. Colpa loro, colpa dell’allenatore come dicono i sostenitori di altri giocatori in altre squadre quando le cose sono andate male, tipo Bologna, ad esempio, colpa del solito bayon. Ah, saperlo. Di sicuro le finali notturne, questi hanno giocato di notte anche domenica, non favoriranno impegni mediatici ora che hanno perso una platea da 10.mila come il Forum, cosa, che, per la verità, non ha commosso nessuna redazione visti trafiletti in ribattuta. La verità? Sono tutti colpevoli. Dovrebbe essere così. Ma siamo sicuri che lo squalo sassarese, quello che sugli spalti del Pala Serradimigni avanzava minaccioso verso l’isola dorata dell’Armani per azzannare bagnanti incauti, mangerà i più piccoli a meno che Armani non finanzi davvero una nuova rivoluzione come troppe volte in questi dieci anni di regno domandandosi se ha un nome chi è andato a prendere per soldoni Omic da Podgorica, salvo poi scoprire che non era all’altezza, ricordandoci Brosterhouse.

Ci sentiamo quando avremo l’altra finalista.

 

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