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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Specchiandosi nelle facce dei giocatori

Martedì 12 Marzo 2019

 

caravaggio

 

"Ci si domanda sempre se un allenatore è in crisi quando i suoi professionisti fanno le faccine, in campo, in panchina, ammiccando all’agente protettore, alla vag vampira."


Oscar Eleni

Condannato all’esilio dalla tristezza nella sala del museo Kimbell a Forth Worth, Texas, accompagnato da Jeff Van Gundy che ha portato gli USA no dream team al mondiale per Popovich ed è forse l’unico nell’universo del basket ad applaudire la FIBA per le sciagurate finestre. Viaggio liberatorio senza incontrare leccapiedi. Voglia di andare altrove volendo bene al Djordjevic che si è messo in tasca la patata bollente Virtus, avendo grande affetto per Pino Sacripanti silurato dalle baralderie dell’epoca, licenziato, dicono, dalle “facce dei giocatori”. Per questo abbiamo lasciato Alberto a chi gli voleva bene davvero e siamo fuggiti in Texas per ammirare il quadro di un maledetto geniale: I bari del Caravaggio.

Che faccia avevano questi giocatori? Forse la stessa di quelli della Virtus che in difesa erano bravi soltanto a dire “prendilo tu”. Le stesse che dovevano avere i difensori della Roma quando hanno mandato via Di Francesco, gli farà bene star lontano da quelle facce. Ci si domanda sempre se un allenatore è in crisi quando i suoi professionisti fanno le faccine, in campo, in panchina, ammiccando all’agente protettore, alla vag vampira. Che faccia avrà Icardi in questi giorni, che facce avevano i ribelli pronti a silurare Mourinho allo United, che ghigno tenevano in saccoccia i ragazzi col mal di pancia dell’agente più ricco? Ci vorrebbe ancora Caravaggio per descrivere, ad esempio, la faccia del Defrel sampdoriano andato a sbattere ubriaco, brindisi alla sconfitta o allo spintone di Gasperini?, con la sua Mercedes, facendosi ritirare la patente. Chiedere a Ranieri che facce avevano quelli del Fulham da dove è stato appena esonerato e che facce hanno adesso i giocatori della Roma appena presi per sostituire un bell’allenatore come Di Francesco?

Caravaggio potrebbe dire che molti assomigliano a quel baro, noi, sussurrando in un inglese incomprensibile a Van Gundy, diciamo che sono facce di palta come quelle dei giocatori di Milano che si sentirono offesi perché Repesa aveva detto quello che pensavano tutti: in difesa fate proprio schifo. Ora sappiamo che il prode Gelsomino ha forse meritato l’esonero dalla nobil casa che aspettava il Pianigiani, ma non è certo per le facce indignate degli stessi che, magari, avevano la stessa maschera se bussavano alla loro porta portinai imbufaliti, poliziotti allertati dai rumori nelle stanze del vino e senza rose.

Siamo sicuri che Sasha Djordjevic, un violinista sui tetti del grande basket, farà bene, ha sempre avuto talento, coraggio, ha studiato tanto, conosce il marciapiede, ma non si fidi delle facce come dicono qui a Fort Worth città nordista del Texas gemellata con Reggio Emilia dove sicuramente si stanno chiedendo che facce avevano quei giovanotti che sono rimasti con Frosini mentre l’esordiente Cagnardi se ne andava bastonato dietro la lavagna.

Attenti, cari dirigenti del basket un altro sport, se vi fidate troppo delle facce dei giocatori avrete brutte sorprese e poi non basterà degradarli quei discolacci. Andate a studiare un po’ e provate a pensare come erano davvero le società forti dove i giocatori con una faccia triste venivano quasi subito lasciati ai loro cari, alle famiglie, agli agenti, come già ai tempi di Bogoncelli. Non è vero che gli allenatori sono tutti bravi, non è vero che non sbagliano mai, però meriterebbero il rogo insieme ai giocatori e a quelli che li hanno scelti, garantendo anche per certi lavativi e il Galbiati di Torino vi potrà confermare che gli incompresi dal santone Brown avevano le facce di oggi, quelle di chi fa un po’ meglio ma perde tutte le volate importanti e non soltanto perché, si dice, non prendono lo stipendio da due mesi.

Già, il basket altro sport ha dei fenomeni sulla tolda che vorrebbero autonomia, ma, intanto, non sanno come regolarsi se fra loro c’è qualcuno che non paga come aveva promesso. Questo basket dal rogo facile non è ancora riuscito a darsi una risposta per le città perdute, i grandi che se ne sono andati, Bologna-Fortitudo e Treviso aspettano ancora un nuovo Seragnoli, un nuovo Benetton, per non parlare di Pesaro senza Scavolini, o di Livorno senza il Boris. Si dovrebbe anche ragionare sul caso dolorosissimo di Siena, alla berlina e senza squadra in A2, ma guai ricordare l’età dell’oro, magari nero, i giorni in cui Minucci ha costruito una società che, come si è visto, era davvero sola là in Piazza del Campo dove nasce la verbena. Tutti sanno che almeno i giocatori scelti avevano vero talento se poi, nel tempo, chi li ha ingaggiati, insieme ai loro allenatori, ha anche vinto abbastanza per ricordarci che qualcuno degli acquirenti è andato pure a bussare alla porta che a Siena nessuno vuole più farsi aprire.

Che facce avranno gli appassionati di queste città, della Roma mai ceduta da Toti, che facce avrebbero avuto a Milano se non fosse arrivato Armani? Attenti ai bari adesso che siamo nella grande volata per avere le sette damigelle alla giostra dove Milano potrebbe andare senza scudo. La difesa, dicono adesso in troppi, non è la sua vera passione e missione, per fortuna delle avversarie che almeno hanno l’illusione di stare in partita o, come è accaduto a Cantù l’anno scorso e alla Virtus, ma come quella di Sacripanti e delle facce tristi, l’illusione di stare con i grandi nella biblioteca di questo basket che assomiglia tanto al convento di Umberto Eco, anche se la sua storia è modificata per una vocale: “Il nome della rosea”. C’è una sostanza segreta che stordisce a ti fa vedere giocatori con la faccia dei santi che, come vi direbbe Caja dopo essere stato rimontato da +24 sul campo di Avellino, dove le maschere ci sono dall’inizio, sono anche peccatori come i giocatori di Varese o Sassari e, magari, di Venezia.

Per fortuna nessuno è andato a guardare le facce dei giocatori di Cantù, anche quelli che si lamentavano se non potevano pagarsi tutto quello gli avevano promesso, o di Avellino nei giorni della crisi. Ci sono posti, tipo Trento, dove le facce contano zero, soprattutto nel girone d’andata.

Caro Van Gundy grazie dell’ospitalità, magari avessimo tanti maestri come questo californiano, pazienza se adesso ci fa sapere che ama il basket FIBA, beh se vedi certa fuffa NBA non è difficile, e, soprattutto, le sue regole anche se Bianchini vorrebbe alzare i canestri e altri vorrebbero allargare i campi. In Italia non sapremmo dove farle giocare le nostre squadrette che intanto arrancano in palazzetti che, come gli stadi di calcio, sono peggio del Gabon come ha detto Infantino, il presidente della FIFA. Caro Van è l’ora delle pagelle. Non le fate voi americani? Peccato. Dici che anche nella NBA ci sono facce da bari? Evidente dove il soldo non puzza mai e per garantirselo si fanno diventare dilettanti Giuda, Bruto, Caino e tutti i traditori del girone dantesco.

Pagelle (se ne avete ancora voglia …)

10 A CANTU e BRIENZA perché hanno salvato l’anima del tempio di casa Allievi, perché hanno ritrovato le radici prima che finissero in fonderia. Certo il quasi ingegner Nicola, 39 anni, un po’ Bruto lo è stato col suo maestro Sacripanti, che magari ritroverà come manager l’anno prossimo, ma la vera rivelazione dell’anno è lui coi suoi Sarmati.

9 Al MORASCHINI protagonista nella sfida vinta da Brindisi su Torino al supplementare: ha superato anche i giorni dell’incertezza con Azzurra Fremebonda. Finisca alla grande e avremo un giocatore importante.

8 A Graziella BRAGAGLIO, questa sì una bella faccia impietosamente inquadrata dalle telecamere al palazzetto bresciano, per lo sgomento provato nella partita persa dalla sua Brescia contro Trento. Sofferenza vera senza scaricare su altri la vera tristezza.

7 A RUZZIER quasi rinato, proprio ora che avremmo voluto inseguirlo con un bastone quando è diventato tutto biondo, sì, vero, lo faceva anche Pozzecco, ma dovrebbe sapere che anche col mattocchio non eravamo teneri. Alla scuola DIENER, vietato dai nuovi RUI del sistema dire SACCHETTI, sta crescendo davvero bene. Era importante per le Nazionali di Pino, lo è stato anche in società fino a quando, come DE NICOLAO, ha visto nello specchio un altro se stesso. Lui, però, sta rimediando.

6 Al VERONA preparatore atletico di Trento da oltre sei anni per questa abilità nel trovare il meglio dell’energia di una squadra quando tutti ne parlano male. Un tipo intrigante, tatuato, ma intrigante.

5 A PESARO se non troveranno energia mentale per salvarsi dal gorgo dove, per ora, stanno scomode una Pistoia che non gioca davvero male e una Reggio Emilia che in salute potrebbe ancora farcela. Boniciolli, come tutti i sognatori, sperava nel bacio del Cigno, ma in quella squadra trovare un buon giocatore è già difficile, figurarsi un principe.

4 Al LUNEDI del basket che è una truffa come del resto quello del calcio. Certo non un problema per chi ti vende il pacchetto serie A, te lo fa pagare intero e poi ti dà tre partite in meno. Milano ha già tanti problemi per battersi in due modi diversi, in tornei dallo spessore diverso e non sappiamo se il giorno in meno per preparare la sfida all’Olympiakos sia paragonabile a quello in più per affrontare Reggio Emilia. Non ci sembra.

3 A VUCINIC, che pure ha vinto, e CAJA che ha perduto se riusciranno a spiegarci che razza di giocatori hanno in squadra. Un quesito che dovrebbe tormentare anche DE RAFFAELE a Venezia. Non parliamo dei giocatori, ma degli uomini.

2 All’ALMA TRIESTE, ma siamo sicuri che GHIACCI ha già deciso per il meglio, se non riconfermeranno tutta la squadra neopromossa che sta facendo così bene. Dall’allenatore all’ultimo, sapendo però che ora serve qualcosa in più per far diventare il Pala Rubini la fortezza.

1 Alla TIFOSERIA VIRTUS che era a Cantù nel giorno del lutto: come è possibile pensare ad uno splendido striscione di addio per Bucci come quello apparso a Desio con le parole di Lucio Dalla e poi andarsene prendendo 3000 euro di multa? Abbiamo amato quei tifosi e il loro striscione, ma poi ci è venuto in mente altro, soprattutto guardando le curve di tanti sport e i campetti dove picchiano gli arbitri, i ragazzini orribili e i genitori squallidi.

0 Alla NBA che si avvicina ai giorni della verità mentre gli universitari preparano il solito marzo pazzo. Carissimi padroni del pianeta al piano di sopra, come dicono i vostri cantori, magari stonando, ci sono troppe partite che sembrano davvero una farsa, tiro al bersaglio nella fiera di Paese. Lo diciamo anche se Houston e D’Antoni stanno andando bene, se Phoenix, ultima strapazza Golden State, e il Gallo Gallinari migliore di sempre avrà finalmente i play off.

 

 

 

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