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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Belle vittorie e facili illusioni

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Lunedì 25 Febbraio 2019

 

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Tutto questo vagare fra testi ermetici, cabalistici, massonici, alchemici, per cercare di non ballare sui tavoli pensando che la Nazionale di basket, ci mancava altro, ha ritrovato un posto ai Mondiali dopo 13 anni. Non era difficile, ma non è stato facile. 

 

Oscar Eleni

Dal Palazzo delle Teste, un maniero misterioso, affascinante, che guarda uno dei canali più eleganti di Amsterdam. Visita guidata all’ambasciata del libero pensiero, dentro la biblioteca della filosofia ermetica, fonte d’ispirazione per i successi letterari di Don Brown, dal Codice da Vinci in giù. Viaggio obbligato per tenere calma l’elefantessa del circo Togni che era scappata per cercare erba fresca intorno all’Idroscalo di Milano. A lei, la stellona Mandra, i saluti di Gilda Moratti, una tosta, la figlia di Gianmarco sepolto a San Patrignano, che fa arrestare i trafficanti d’avorio. Voglia di ermetismo per leggere meglio del Var dentro questa settimana italiana di belle vittorie e facili illusioni. Schierato dalla parte dei rugbisti per la loro “bella sconfitta” contro l’Irlanda numero due del mondo, anche se dobbiamo ammettere che bisogna invidiare la nostra nazionale femminile che, invece, le irlandesi le hanno battute davvero. Altro che stomaco in rivolta.

Qui se non ci avessero salvato Pellegrino e De Fabiani sui sottili ai mondiali di fondo ci sentiremmo circondati dalle donne vincenti, felici per la Brignone e la Goggia, ma costretti a cercare nei poteri arcani qualcosa per valorizzare il 5.80 di Stecchi saltando con l’asta, valorizzando le parole di Tamberi sul Curierun per guardare con fiducia ai prossimi Europei indoor dell’atletica. Tutti mondi da riesplorare nella speranza che siano le donne vincenti in gara ad avere copertine e non quelle che s’illuminano d’immenso di fianco a campioni o presunti tali. Basta col caso Icardi che, tanto per essere chiari, non è che con l’Argentina si sia iscritto al club dei giocatori indispensabili.

Tutto questo vagare fra testi ermetici, cabalistici, massonici, alchemici ben custodisti dalla generalessa Ritman, per cercare di non ballare sui tavoli pensando che la Nazionale di basket, finalmente, ci mancava altro, ha ritrovato un posto ai Mondiali dopo 13 anni. Non era difficile, ma non è stato facile e alla fine viene fuori che questa Nazionale di Sacchetti, così come la Vanoli Cremona, pur con scarpe di cartone, fionde contro i signorotti del sistema, gioca persino un basket decente. Vero che tutti ridevamo, dopo aver mandato al diavolo l’animatore nel tempio di Masnago, guardando quell’Ungheria da 41 punti.

Proprio pensando a loro, ad una scuola che un tempo era preziosa, non come quella della loro pallanuoto, ma molto vicina, siamo andati a cercare nell’Inferno di Brown dove sprofonderemo anche noi italiani se invece di pensare in maniera semplice, di vivere il basket con passione come Meo Sachet, andremo dietro a quelli che fingono di perdere gli occhi a studiare mosse geniali, riducendosi poi a trovare salvezza nel tiro da lontano che, se usato da loro viene considerato geniale, ma se fa vincere Sacchetti o, magari D’Antoni contro Golden State, allora è artificio per chi lavora poco in palestra. Chiedere a quelli che hanno perso contro Sacchetti a Firenze se Cremona difende davvero male. Non ci sembra.

Boscia Tanjevic era proprio entusiasta delle giornate fiorentine e di quelle vissute a Varese prima di battere il paron Zorzi nello splendido revival al Pala Rubini fra Trieste e Gorizia, anche senza utilizzare Bodiroga che però è andato lo stesso alla festa cercando quello che manca anche a noi: un mondo dove si stava bene insieme. Adesso se non hai la giacca giusta, i colori giusti, devi restare ai margini ascoltando le giaculatorie di chi ama soltanto Golia e Maramaldo e forse non ha capito Caino che ora verrà difeso dal maestro Camilleri favoloso contastorie, gigante vero in un mondo che va davvero a rovescio e torna alla clava, festeggiando i linciaggi.

Questa storiella della separazione in casa fra Tanjevic e Sacchetti viene alimentata da chi è abituato e vedere servi e padroni in stanze diverse. Certo che si discute, magari si litiga, però si trova sempre un punto d’incontro. Magari il Boscia, come sempre nella sua vita, è fin troppo ottimista su Azzurra Fremebonda che andrà al Mondiale senza sloveni e croati. Magari Sacchetti farà davvero fatica a lasciar fuori chi ha lavorato per questa operazione sottoveste di un basket anabolizzato da scimmie urlatrici, magari si troverà in un girone infernale prima di avere il pass per Tokyo 2020. Però vi diciamo che non eravamo sicuri di farcela neppure in qualificazione pensando a dove doveva aggrapparsi Meo che certo faceva meno fatica contro Sergei Belov, quando aveva intorno squadra vera, seguiva i comandi di una panchina meravigliosa perché la coppia Gamba-Sales era il meglio che si potesse avere in sala regia.

Ora per screditarlo dicono che in palestra non lavora mai sulla difesa. Forse è così. Certo il bue che grida cornuto all’asino fa ridere. Secondo voi fra gli azzurri qualificati al Mondiale c’erano giocatori veri mastini in difesa nel club? Non ci risulta. Tutti, però, si sono sforzati di farlo, cosa non facile pensando che certi talenti offensivi sono protetti da bambagia reale. Ricordiamo un episodio di qualche stagione fa. Campo storico, presidente che sul campo era stato anche eccellente giocatore. Un giovane fenomeno si allena, sbadiglia, tira bene, non rientra mai in difesa per tempo. Rivolto al clan del futuro matamoro il presidente chiede: ma la difesa? Risposta del coro: lui deve solo pensare a fare canestro. Ohibò. A morte quelli che seguendo il mantra americano vi giurano che l’attacco fa vendere i biglietti e la difesa vince le partite. Un cagnone che si morde la coda da anni, in tutti gli sport.

Siamo messi così, ringraziando Biligha di esserci e Jeff Brooks di accettare ogni sacrificio, ma là in mezzo, al centro, siamo proprio squadra fragile. In estate vedremo come si potrà darle più forza, basta che i santissimi, arruolati al posto di quelli che verranno buttati dalla stessa finestra dove Azzurra ha trovato il suo posticino mondiale, accettino di far parte di una squadra, senza privilegi, senza farci notare sempre che le loro caviglie vanno comunque assicurate per miliardi, senza trombettieri al seguito che devono farci capire che il loro è vero amore e non un calesse. Speriamo vada davvero così.

Pagelle della settimana santa di qualificazione:

10 A VARESE per come ha accolto la Nazionale, a BULGHERONI per come ha saputo essere torero e picador fra politici che si sono comportati come tifosi: in tribuna per amore del basket e non della vetrina. Ora speriamo che possa far diventare l’arena storica un campo moderno.

9 All’UFFICIO STAMPA FEDERALE gente che lavora sul serio e non ti fa pesare nulla, che aiuta, risolve, cerca di essere sempre utile. Una volta era così in tante società prima che arrivasse questo vento del diavolo che inventa nemici per potersi isolare da chi ha sempre avuto soltanto passione.

8 A RICCI, il matematico, vera sorpresa dell’anno, e BILIGHA, l’agronomo, due studenti atleti che indicano la strada a tanti colleghi professionisti che per stare dietro alle lezioni video dei maestrini di oggi smettono di andare davvero a cercare qualcosa oltre il primo menisco rotto.

7 A Cesare PANCOTTO che nel supplementare vinto dalla sua Montegranaro al pala Dozza ci ha messo l’arte sua spingendo la bella Fortitudo di Martino verso un sentiero che pensava di aver lasciato: quello della troppa euforia, della promozione sentita già in tasca. Bella lotta, vincerà la società più solida, non quella coi migliori giocatori.

6 A Chuck JURA per la dolcezza vera dei ricordi italiani nell’intervista a Bartezzaghi, bravissimo, sull’inserto Gazzetta. Facile capire perché un tempo fosse l’idolo dell’altra Milano per cui tifavano gli stessi che oggi non sono contro questo o quello nel castello di Armani, ma, come sempre, sono contro il potere dominante. Giovani ribelli diventati oggi influencer, o almeno così pensano.

5 Alla LEGA se pensa di aver fatto bene ad affumicare le finali di coppa Italia senza invece valorizzare quello per cui ci ricorderemo di Bianchi e del suo progetto: la ricerca sul rapporto scuola professionismo è stupenda, l’iniziativa davvero importante. Vantatevi per le cose belle, difendendo i giocatori dalle sanguisughe, non per le scopiazzature che fanno star male anche molti americani.

4 Alla FIBA se non ammetterà il fallimento di questa sperimentazione delle finestre per le Nazionali da infilare dentro calendari già affollati Un mondiale senza i campioni d’Europa, senza la Croazia può definirsi davvero così? Non diteci che anche a quello di calcio, che ha le sue finestre, non c’erano tutte le grandi scuole, Italia in testa. Nelle finestre del calcio giocano i migliori.

3 A Gianni PETRUCCI, che merita un bel nove per come ha vissuto la notte del ritorno nel regno dei “giusti” della sua Fremebonda, se non chiederà che all’inno nazionale i giocatori fingano almeno di credere a quello che ascoltano, senza masticare gomma o trattenere risolini da scuola elementare.

2 A JUVENTUS e ARMANI, le pluriscudettate, unite dal filo magico delle affinità nella grandezza, per aver patito alla stessa maniera nella coppa ITALIA quasi fosse un torneo minore.

1 A GERASIMENKO se pensa di essere stato congedato con freddezza dalla Cantù che ora deve assolutamente risorgere e, per fortuna, potrà farlo con quelli che hanno amato davvero la nobile creatura della famiglia Allievi, meglio se nel nuovo gruppo ci sarà anche Roberto Allievi.

0 Ad EUROSPORT per averci abituato troppo bene e lo abbiamo capito nelle finestre nazionali su SKY. Ora auguriamoci che per qualche dollaro in più non venga svenduto un prodotto che ha trovato la sua casa catodica. Un bel rifugio anche se non tutti i predicatori sono indimenticabili.

 

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