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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Saro' greve / Aria di mutamenti e qualche certezza

Lunedì 18 Febbraio 2019

 

ancona-t2

 

Tra Tamberi e Tortu, qualche considerazione a margine degli Assoluti al coperto di Ancona, con doveroso omaggio ai tanti contributi che alla velocità nazionale arrivano dai ragazzi e dai tecnici sardi.

Vanni Lóriga

La fotografia che apre questa puntata di Sarò Greve descrive, molto meglio di quanto potrebbero farlo mille parole, la situazione (ed anche la sostanza) della nostra attuale atletica leggera. I due uomini di punta di tutto il movimento vengono ritratti nella tribuna stampa del Palaindoor di Ancona. Gianmarco Tamberi (a destra) e Filippo Tortu onorano il maratoneta amatoriale Ennio Bongiovanni. Il quale, oltre ad essere il padre di Andrea, collega della Gazzetta, ben rappresenta il mondo dei Master ed anche quello dei “cantori” dello sport, con scritti vari fra cui alcune poesie dedicate all’atletica (E poi lo sparo; Piste, pedane e sogno; Cinque Mulini)­.

Tamberi ha vinto il titolo dell’alto guizzando oltre i 2.32. Il suo in realtà non è un superamento, ma un volo velocissimo, che ricorda proprio il guizzare dei salmoni che risalgono la corrente. Che sta risalendo in ogni senso, ricorrendo a tutti gli stimoli che gli scaturiscono dall’intimo ed a quelli che evoca dal pubblico.

A personalissimo titolo debbo dire che provengo dall’Atletica dei Silenzi. Tante cose sono cambiate da quel 1970 quando a Genova si tennero i primi “tricolori” al coperto e sarebbe inutile negarlo. Il principio fondamentale è che non si cambino le regole, come ha recentemente ricordato Livio Berruti celebrando i 70 anni degli Azzurri dì’Italia.

E invece si respira aria di mutamenti sempre più pronunciati, per cui in certi momenti pensi di essere capitato per errore in una discoteca …

Passiamo ora a Filippo Tortu. Lui era ad Ancona come spettatore dopo essere stato protagonista della velocità alcune settimane fa. Ma anche questa volta lo sprint sardo si è fatto onore.

In attesa di una Tavola Rotonda dedicata all’Isola Veloce (Cagliari, 11 marzo, promossa da Franco Marcello) sul pistino centrale del Palaindoor di Pino Scorzoso i ragazzi di Ichnusa hanno lasciato la loro imperiosa impronta. Segnalando, a chi non avesse cognizioni etimologiche, che il nome greco della mia Isola significa appunto “impronta, avendo la forma di un piede umano”.

Succede, come tutti ormai sanno, che sulla distanza dei 60 metri il titolo di campione italiano vada a Luca Lai che viene incalzato, fra gli altri, da Hillary Polanco Rijo e da Lorenzo Patta. Lai corre per la Cento Torri Pavia, città in cui lavora come paramedico, ma è nato ad Oristano ed è allenato da sempre dal professor Francesco Garau.

Del quale prof (che ha schierato in finale anche lo junior Lorenzo Patta, recente campione giovanile dei 200) sarebbe lungo elencare il personale albo d’oro, anche limitandoci alla velocità ed alle gare indoor. Con calma gli dedicheremo al momento giusto, e nel modo appropriato, la doverosa attenzione. L’altro finalista, Polanco, è nato nella Repubblica Domenicana ma come atleta ha cominciato nell’Amsicora Cagliari.

Altri velocisti sardi si sono battuti bene nella rassegna tricolore: Antonio Moro, Giulia Mannu e Giancarlo Fronteddu. Gli ultimi due allenati da Giovanni Puggioni. Il primo (e fine a domenica l’unico) sardo a vincere il titolo nei 60 metri. Ricordiamo infine che la velocità isolana può anche esibire Dalia Kaddari, un eccezionale talento. E di tutto tratteremo dopo l'incontro di Cagliari durante il quale parlerò di tempi antichi, partendo dal 1921, riassumendo perciò un secolo di corsa veloce.

Ad altri spetta di diritto il compito di riferire quanto ancora è successo ad Ancona. Io mi limito a sottolineare che a Giuseppe Scorzoso è stato consegnato il "Member Federation Award", un premio della Association Europea di Atletica che riconosce la sua capacità di diffondere i valori del nostro sport. Lo ha meritato come è stato giusto intitolare ad Alessio Giovannini la sala stampa del Palaindoor. “Era la sua casa”, è stato detto ed ora lo sarà per sempre.

 

 

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