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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Le logiche del "mercato" no-stop

Giovedì 17 Gennaio 2019


bonaventura 















Il calciomercato è un racconto di fantascienza: niente di raffinato, uno di quei fumetti stampati su carta modesta che in America costavano 10 cents, nello stesso periodo in cui Achille Lauro, detto ‘o Comandante, spendeva 105 milioni per Jeppson, detto ‘o Banco ‘e Napule.

Giorgio Cimbrico

Il calciomercato non esiste, è oppio da fumeria, è loto da divorare lentamente per intorpidire dolcemente i sensi (Ulisse, uno dei primi a provarlo, può testimoniarlo), è un condizionamento, un lavaggio del cervello, è un Grande Fratello (non quello tv) che costringe a parlare e pensare solo e soltanto di trattative, trattative incrociate, intromissioni, arenamenti, cadute di interesse, risvegli improvvisi, cessioni, arrivi, sorti progressive, etc. Il calciomercato non esiste e provo a spiegare il perché.

Guadagna due palmi di notorietà, segna un gol, mette assieme un po’ di minutaggio (parola orribile, perdonerete…) un giovanotto nato negli ultimi anni Novanta, o magari è un millennial, e il prezzo è subito di 45 milioni di euro, 90 miliardi al vecchio cambio che gente come me non è ancora riuscito a dimenticare. Un club inglese compra un forte difensore olandese ed è storicamente noto che gli olandesi siano eccellenti mercanti. E infatti spuntano 75 milioni di sterline, 150, 160 miliardi.

Un prestito oneroso (questo aggettivo piace a chi si interessa di mercato, lo usano con tono compiaciuto, come un gatto che si lecca i baffi) costa 17 milioni (34 miliardi) e il riscatto è stato fissato in 37, pari a 74 miliardi. Poi ci sono anche i bonus che non ho ancora ben capito cosa siano. Scattano se uno gioca X partite, segna X gol? Boh. Di solito sono bazzecole: 5 milioni, 10 milioni.


Ronaldo, che non è più un ragazzino, è costato 110 milioni, 220 miliardi. Un affare, un affare, hanno intonato i corifei, i turibolari, etichetta presa in prestito dal vecchio Guerino formato lenzuolo. Presto, lo so, arriverà in scena un giocatore che, quanto a clausola rescissoria, costerà 500 milioni, 1000 miliardi. Una cifra che vedrei volentieri stampata su uno di quei fogli che sbandierava il signor Bonaventura, sempre seguito come un’ombra dal suo bassotto giallo. Sergio Tofano era un inguaribile futurista.


Il calciomercato è un racconto di fantascienza: niente di raffinato, uno di quei fumetti stampati su carta modesta che in America costavano 10 cents, più o meno nello stesso periodo in cui Achille Lauro detto ‘o Comandante spendeva 105 milioni per Jeppson, detto ‘o Banco ‘e Napule.


Penso che sia tutta un’invenzione, che sia un teatro delle ombre, che non sia vero niente, che i giocatori prendano cifre abbastanza modeste e giochino perché si divertono a farlo, che il meccanismo acquisto-vendita avvenga su regimi molto normali, che le macchinone con cui escono rombanti dai quartieri d’allenamento (per rallentare un attimo, per qualche selfie concesso agli adoranti fuori dai cancelli) siano prestate da compiacenti saloni di vetture di lusso, che i procuratori (o le procuratrici, come Wanda Nara) si prestino come attori e attrici di questo Truman Show e che i telefonini che pescano nelle loro tasche siano di cartone, che i potenti amministratori delegati e gli onniscienti responsabili dell’area tecnica siano anch’essi personaggi che calcano quel che Shakespeare chiamava un modesto tavolato, che i tatuaggi di cui sono coperti i giocatori siano decalcomanie e che quando tornano stanchissimi dall’Argentina o dal Brasile è perché hanno volato su un low cost con spazi buoni per un fachiro.


Quel che un vecchio autore di fiction chiamò il Dio del 36° piano e che da lassù domina e condiziona, ha escogitato questo gioco e tutti ne sono furibondamente posseduti. Sino a che un giorno qualcuno scoprirà e proverà che è tutta un’illusione. Io non invoco la primogenitura: ho solo raccolto sensazioni e indizi.

 

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