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Piste&Pedane / "Sono il sig. Wolf, risolvo problemi, ..."

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Venerdì 16 Novembre 2018

 

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Intervista con Antonio La Torre, nuovo DT chiamato all'impresa impossibile di far tornare centrale l'atletica.

 

di Daniele Perboni

 

Inseguimento laborioso, iniziato nel pomeriggio tardi di martedì e concluso mercoledì sera. Beccato sul treno, di ritorno da Roma, nei pressi di Bologna, anche se con alcune interruzioni. Ma non per causa del diretto interessato. Il quale ha nome e cognome e una “professione” che ultimamente lo tiene impegnato assai. Il signore in questione è Antonio La Torre. Inutile stare a raccontare chi è. Quasi tutti lo conoscono e hanno ben presente il ruolo che ricopre all’interno della FIDAL. Per i pochi che ancora ne ignorano la funzione, ricordiamo che dall’inizio di ottobre è stato nominato nuovo Direttore Tecnico. È reduce da “Atleticamente”, il convegno tecnico organizzato ad Abano Terme lo scorso fine settimana: «Erano presenti circa 400 persone. Un grande successo» dichiara.

L’occasione è stata propizia per spiegare alla platea la nuova impostazione del modello tecnico federale, voluta da La Torre all’indomani del suo insediamento. Anche se una parte, quella più periferica dell’organigramma, è stata ereditata dalla passata gestione (ma non è stato “cancellato” nessun nome...). «La mia sensazione? Qualcosa comincia a funzionare, anche se il lavoro è ancora lungo e non dobbiamo nasconderci dietro a un dito. Quel che conta è che gli atleti vadano forte, in pista e nel cross. Vediamo cosa saremo in grado di raccogliere». Forse più realista del re non nasconde che sono in molti a sperare che «io inciampi» sulla strada tracciata.

Cocciuto, intransigente, senza peli sulla lingua, non ha difficoltà a dichiarare alla platea, qualsiasi essa sia, ciò che pensa. «In questa avventura ho un solo vantaggio: è un mestiere che non ho cercato. Hanno chiesto aiuto, ho accettato. Ora dobbiamo uscire dalla fase di studio».

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Sono il sig, Wolf, risolvo problemi, ... È la frase che accompagna il suo profilo su whatsApp e pensiamo che La Torre si senta proprio come il personaggio enigmatico e misterioso del film di Tarantino, Pulp Fiction, interpretato da Harvey Keitel: «Il mio, il nostro, è un lavoro di squadra. Non voglio fare e non sono un fenomeno, l’ho detto e ripetuto centinaia di volte. Cerco e accetto contributi da tutti». Ha tracciato una strada e senza mezzi termini afferma «Tiro dritto».

Anche il Consiglio Federale sembra compatto sul suo nome. Nessuno scontro, almeno così si mormora, è esploso quando è stato fatto il suo nome. Voci di corridoi mormorano che la sua prima apparizione nel consesso Federale non sia durata più di trenta minuti. Entrata, saluti ai presenti, esposizione del programma, saluti e arrivederci». Facile, veloce, chiaro. «La sua presenza è stata recepita cordialmente e penso abbia fatto una ottima figura», ribadisce un consigliere presente all’incontro. Disse che non accettava imposizioni e pare proprio che sia refrattario a ogni ordine che arriva dall’alto. «Nessun problema sul controllo, ci mancherebbe, ma sono io che decido!». Ad ogni incontro con i vari atleti è sempre stato presente il Consigliere federale preposto all’area tecnica. Così da evitare sorprese e richieste dell’ultimo minuto non concordate. Con aneddoti siffatti si possono riempire libri, ...

Le solite voci narrano che la porta del suo ufficio in Federazione sia sempre chiusa. Chi desidera entrare, anche il Presidente, deve bussare e chiedere cortesemente “permesso”. Eccessi, stravaganze? Forse. Si possono o meno condividere, ma questa è la “filosofia” di lavoro del tecnico lombardo. In questi mesi ha operato per coordinare le due “anime” dell’organigramma tecnico. «In precedenza, è successo che in diverse occasioni fossero in contrapposizione», sostiene la solita vocina. Prossimo appuntamento? Il 24 novembre. All’ordine del giorno una riunione con tutti i fiduciari tecnici regionali.

 

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