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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Grandi rassegne tra promesse e realta'

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Giovedì 15 Novembre 2018

 

lavori in corso 2

 

Si amplia sempre più la tendenza tutta italiana di chiedere organizzazioni sportive senza appropriati studi di fattibilità.

 

di Luciano Barra

 

Le nuove proposte di riforma dello Sport da parte del Governo hanno sollevato un bel po’ di polvere anche alla luce di alcuni interventi fatti dallo Stato in questi ultimi anni. Anche se decisi dal precedente Governo ora ci si domanda cosa ci si deve aspettare. Un problema su tutti è quello relativo all’impiantistica, i famosi 100 milioni dello “sport e periferie”. Su questi interventi si sono aperte critiche da parte dell’attuale Governo che lamenta una mancanza di trasparenza e forse anche dei “favoritismi” di natura politica. Non sono in grado di fare commenti perché non ho trovato alcun dato in materia, né criteri, né assegnazioni e questo è già di per sé un segno di scarsa di trasparenza.

 

Ma l’altra sera, alla festa sui “primi 80 anni di Mario Pescante”, ho sentito sventolare da un Presidente una larvata critica sui contributi che il Governo passato, ma anche di quello attuale, almeno a quanto si legge sui giornali, ha elargito o si accingere ad elargire per le grandi manifestazioni.

Anche qui di informazioni ufficiali non ce ne sono molte. A memoria io ricordo di 2 milioni assegnati alla Federazione Pallacanestro per garantirsi l’organizzazione del Torneo di Qualificazione Olimpico a Torino; poi degli importanti contributi a garanzia per la Ryder Cup di Golf del 2022, di cui si dovrà a conclusione capire di più; dell’intervento notevole per i Mondiali di Pallavolo maschile, che ha giustificato anche tante pagine di pubblicità sui giornali sportivi; degli interventi enormi per l’impiantistica campana per le Universiadi 2019. In queste ultime ore abbiamo letto anche di un prossimo impegno finanziario per far svolgere nel 2021 a Torino il Master di Tennis, manifestazione per cui servono persino 20 milioni di dollari come “chip” d’entrata per finire nella rosa dei candidati. Senza dimenticare i Mondiali di Sci alpino da organizzare nel 2021 e che coinvolgono anche una nuova e importante viabilità di fondo valle. Non credo di aver dimenticato altro.

Mi domando, e credo si domandano in molti, soprattutto per chi non è beneficiato da questa manna di contributi, quali criteri e principi il Governo abbia seguito, ed intenda seguire, per elargire questi sacrosanti interventi finanziari, e quale sia il “filtro” del CONI su queste richieste. Ripeto, si tratta di interventi importanti che sono all’ordine del giorno in moltissimi paesi europei (in particolare Francia, Germania e Spagna, ma non solo) quando si parla di organizzare importanti manifestazioni sportive europee o mondiali.


La manna (e le scelte) dei finanziamenti


Questi interventi dei diversi Governi europei sono giustificati soprattutto dall’interesse sportivo di ogni Paese ma anche da altri fattori, turistici e sociali, che vengono sostenuti da studi particolareggiati di impatto economico. Non so se è avvenuto o avviene lo stesso in Italia. Non mi pare. Non sarebbe ora di creare una normativa in materia? E soprattutto di non dimenticare sport minori che, per impatto mediatico e non solo, con poche centinaia di migliaia di euro si leccherebbero i baffi?

La mia sensazione è che ci si basi più che altro su dichiarazioni roboanti di presidenti di Federazioni, dirigenti certo meritevoli, ma che vedono la realtà attraverso il buco della propria serratura. Così è accaduto con la Ryder Cup quando ci è stato assicurato che si trattava della terza manifestazione per impatto mediatico dopo i Giochi Olimpici Estivi (non quelli invernali!) ed i Mondiali di Calcio e che avrebbe portato in Italia non so quante centinaia di migliaia di turisti! Senza che nessuno eccepisse.

Ora abbiamo letto in una recente intervista del presidente della Federazione Tennis che il Master di Tennis da organizzare a Torino nel 2021 sarebbe – testualmente – “il più grande evento sportivo extracalcio ospitato dall’Italia negli ultimi sessant’anni”. Boom! Mi ha meravigliato questa dichiarazione così “impolitica” da parte del presidente Binaghi, notoriamente persona molto attenta e dato come pretendente all’ormai traballante soglio di Giovanni Malagò. Forse avranno travisato le sue parole.

Queste “sparate” sono dannosissime perché creano attese e illusioni del tutto fuori dalla realtà. La cosa grave è che queste affermazioni sono poi ripetute non solo dai giornali (la Gazzetta ha fatto un sottotitolo in materia sul Master di Tennis e la Gazzetta è ancora – ma non so per quanto tempo – come la Clerici, per cui se lo scrive la Gazzetta lo credono tutti). Poi sono affermazioni che diventano verità incontestabili se ripetute da dirigenti e da giornalisti poco informati, un po’ come il pappagallo di Portobello. Non di rado aumentandone i “numeri” e i presunti vantaggi già di per se esagerati.

Non esiste un metodo sicuro per misurare l’importanza e il successo di una manifestazione sportiva. In assoluto è l’opinione pubblica a decretare il successo o meno sulla base dei risultati tecnici, soprattutto se coinvolgono gli atleti o la squadra del proprio Paese. Chi è più specializzato utilizza dati numerici più certi che costituiscono poi il “pedigree” della manifestazione, come il numero di spettatori, l’incasso promosso dai biglietti, ma soprattutto i dati televisivi, vale a dire l’audience e le ore di trasmissione. Pochi si intrattengono su risultati finanziari dell’avvenimento, perché nella maggioranza dei casi non vengono resi noti.

Un esempio certamente positivo e che merita di essere ricordato è quello dei Mondiali maschili di Pallavolo. Anche grazie ai forti investimenti pubblicitari si è tradotto in un grande successo per pubblico, ascolti televisivi e – credo – anche economico, nonostante l’Italia abbia solo sfiorata la medaglia. Poi, per merito della stupenda prestazione della squadra femminile in Giappone, con oltre 6,5 milioni di viewers, il successo della Pallavolo è stato suggellato facendone di gran lunga il secondo sport di squadra dopo il calcio. Come già scritto altre volte, qui si è dimostrato che se altri sport, oltre il calcio, hanno spazio sulle reti generaliste, in questo caso RAI-2, il risultato positivo è certo. Lo stesso era avvenuto quest’estate con gli Europei di Nuoto e di Atletica. Non è vero che il pubblico televisivo vuole solo il calcio.

Per certo Golf e Tennis hanno oggettivamente difficoltà nel presentare numeri importanti di audience, anche per aspetti squisitamente tecnici. Una gara di Golf e un torneo di Tennis hanno una durata estremamente lunga ed è quindi difficile che una televisione generalista ne acquisisca i diritti. Non saprebbe come utilizzarli. Per questo i due sport sono quasi sempre su reti a pagamento che, in ogni caso, fanno un grande lavoro promozionale per le due discipline. Un esempio in tal senso lo fornisce SKY Italia dove hanno attivato due canali dedicati proprio a Golf e a Tennis. Le ore di trasmissioni sono in grande quantità, ma gli ascolti, la così detta audience, sono bassi. In genere, un decimo delle reti generalisti. E questo non solo in Italia. Ecco perché classificare Ryder Cup o Master di Tennis come evento di richiamo superiore ai Giochi Olimpici Invernali, ai Campionati del Mondo ed Europei di Nuoto, di Atletica, di Ciclismo o di Sci Alpino (mi limito a manifestazioni già organizzate in Italia) mi pare improprio, se non azzardato e imbarazzante.

Non sono in possesso dei dati Europei o Mondiali per tutte le discipline sportive. Ho quelli dell’atletica e qualcosa del nuoto. Ai recenti Europei di atletica di Berlino la Eurovisione – tramite i propri associati, tutte televisioni generaliste pubbliche – ha trasmesso per un totale di 1554 ore di cui 1183 “live” raccogliendo 363 milioni di viewers. La trasmissione ha avuto dei picchi di oltre 7 milioni in Germania con una media superiore ai 5 milioni, mentre in più di 20 paesi il “market share” è stato superiore al 20%. In nazionii come Norvegia, Svezia e Finlandia o dati si sono mantenuti costantemente al di sopra del 50%. Persino in Italia, che come è noto al momento non è una super potenza in atletica, si sono avuti livelli superiori al milione di viewers e costantemente vicini al 10% che per RAI-2 è stato da gongolare. A Londra, per i Mondiali 2017 di atletica, la IAAF ha raggiunto 6600 ore di trasmissione con quasi un miliardo di viewers! E qui mi fermo per non inondare l’intervento di troppi numeri.


Le promesse (e i rischi) della Ryder Cup


Con questo non intendo sminuire il valore della Ryder Cup e del Master di Tennis, ma il paragone mediatico con le manifestazioni Europee o Mondiali sopra citate non esiste proprio. Per la Ryder Cup il merito dell’assegnazione va tutta al “professor” Chimenti che con questo risultato sale a 2 a 0 (il primo goal lo segnò quando fece eleggere Malagò a presidente del CONI: un goal o un autogol?). L’evento potrà indubbiamente promuovere il Golf in Italia che è una fase di crescita. Ma dobbiamo stare sempre con i piedi per terra.

I nostri cugini spagnoli possono vantare campioni come Severiano Ballesteros, Josè Maria Olazabal, Miguel Angel Jimenez, Sergio Garcia ed ora Jon Rahm con circa 10 Master all’attivo. Noi sventoliamo alcune gesta di Costantino Rocca (grandioso il suo 1995 con il secondo posto nel British Open e quel colpo “hole-in-one” nella Ryder Cup) ed ora grazie alla vittoria nel master Britannico di Francesco Molinari. La Spagna ha 388 campi di golf da 18 buche di cui 87 in Andalusia, noi pur dichiarando 400 campi (conteggiando in questo numero campi pratica e campi promozionali), forse arriviamo a 150 campi a 18 buche. Eppure, nonostante questa differenza a suo favore, la Spagna ha organizzato solo una volta, oltre 20 anni fa, la Ryder Cup a Valderrama/Sotogrande.

Quindi grande merito alle capacità politiche della Federazione sperando che la Ryder Cup serva a far crescere il nostro Golf e ad accorciare il gap con gli spagnoli e a promuovere il turismo. Ma non ci raccontate che ci saranno centinaia di migliaia di stranieri in arrivo, sarebbe come dire oltre 15 spettatori ogni metro lineare del percorso ed oltre 1000 aerei in più in arrivo a Roma. Potremmo avere un risveglio doloroso.

Nel Tennis, poi, abbiamo sicuramente un’esperienza organizzativa più consolidata (vanto la mia presenza agli Internazionali di Tennis nel 1953, ed aver visto giocare campioni come Frank Sedgman, Jarosloav Drobny, Lew Hoad, Budge Patty organizzati da quel maestro dell’organizzazione che era Carletto Della Vida) oggi fortificata dal contributo importante di CONI Servizi (ma fino a quando, vista la nuvolaglia in arrivo?). Una Federazione che si muove bene organizzativamente, ma che vista la popolarità del tennis a livello sociale, è sempre più un Federazione di Circoli che una Federazione che punta all’élite. Superati i bagliori degli anni Settanta in campo maschile (tanto che le cronache oggi parlano molto di più di Pietrangeli, Panata & Co. che dei giocatori attuali) abbiamo avuto un buon momento di gloria con le donne grazie alle girls Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci. Purtroppo, oramai, anche qui stiamo parlando al passato. In campo maschile disponiamo di un grande talento come Fabio Fognini, lunatico ma forte, ma che nel 2021 avrà 34 anni. Ci sono dei giovani, ma è dai tempi della presidenza di Paolo Galgani sentiamo magnificare campioni del futuro, che non arrivano mai a maturazione, anche se questo aspetto non è un problema solo del Tennis.

Merita infine ricordare che, a fronte degli alti costi di queste due manifestazioni, essi interessano al massimo poco più di una ventina di giocatori/atleti. Con italiani che, nelle più rosee previsioni non potranno essere più di uno o due. A differenza di altri sport come Atletica e Nuoto che nelle loro rassegne principali coinvolgono due migliaia di atleti e un centinaio di italiani.       

Quindi – al di là delle ambizioni personali e dell’interesse commerciale – quale è il motivo che spinge a richiedere di organizzare in Italia eventi che richiedono tali ingentissimi costi? Una domanda alla quale bisognerebbe sempre rispondere prima di imbarcarsi in avventure di questo genere.  

 

 

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